L’Abarth Record di Gama

Testo e foto di Riccardo Fontana

Lavorare a Milano, nonostante sia di per sé un fatto esecrabilissimo, porta con sé tutta una serie di “punti a favore” per così dire, tra i quali c’è anche l’essere a poca distanza da un negozio come Tiny Cars, che non è esattamente male alla fine di quelle giornate in cui si hanno le palle macellate dal lavoro e da ore di snervanti interlocuzioni telefoniche con fior di premi Nobel.

Essendo stata questa una di quelle giornate, sono inevitabilmente passato dentro, ed altrettanto inevitabilmente ne sono riuscito con un ottimo pezzo: l’Abarth da record Gama-Mini che potete vedere in queste immagini.

Quest’Abarth – al pari dell’omologa Ferrari 500 TRC della stessa serie – mi ha sempre incuriosito parecchio: sembrano decisamente modelli strettamente derivati dai Solido Serie 100 relativi ai medesimi soggetti, pur conservando alcune peculiarità distintive – come ad esempio i fondini – che li rendono diversi dalle “basi di partenza” più di quanto non fossero dei Dalia, dei Brosol, dei Buby o dei Marx.

Cosa si evince osservando quest’Abarth tedesca accanto al Solido? In primo luogo che le forme e le proporzioni, nonché tutte le dimensioni ed i dettagli fondamentali della scocca, siano assolutamente identici: impossibile anche volendo ricavare un soggetto così smaccatamente uguale partendo da un master completamente indipendente, tanto più se consideriamo il fatto che, all’epoca, non esistevano matematiche computer o CNC, ma solo l’occhio e la mano del prototipista.

Vi sono purtuttavia alcune piccole differenze tra il Solido ed il Gama, principalmente riscontrabili a livello delle incisioni sulle scocche in prossimità delle aperture, che sul Solido sono per l’appunto incisioni (e quindi rientranti nella scocca come sulla vettura reale) mentre sul Gama sono in rilievo, sporgenti cioè dal profilo della carrozzeria.

Per quanto riguarda il resto del modello, il fondino del Gama è decisamente diverso da quello del Solido, con un improbabile albero di trasmissione che corre lungo tutta la sua lunghezza (tra questo ed il “bialbero di trasmissione” sul fondino della 1000 Bialbero Mercury, verrebbe quasi da pensare che Carlo Abarth si divertisse a fare cadere dal seggiolone da piccoli i futuri prototipisti dei maggiori giocattolai europei) ed una disposizione delle scritte (e dei caratteri relativi) senza nessun punto di contatto col Solido. La zona del cruscotto, per quanto abbastanza simile al Solido (con tanto di volantino ancorato con le medesime modalità) presenta alcune piccole differenze sia di forma che di funzionalità, ma si tratta di aggiustaggi veramente minimi.

Il Gama presenta anche il pilotino, del tutto simile al classico pilotino Solido del secondo tipo (cioè il solito agghiacciante tronco umano con casco Cromwell ed occhiali, dotato però di braccia tese verso il volante), mentre il Solido non ha mai avuto nessun tipo di pilota alla guida, in nessuna delle due versioni prodotte, differenti tra loro solo nella zona dell’apertura dell’abitacolo.

Le livree, molto fedeli nel Solido (almeno la grigia) e decisamente di fantasia sul Gama (in cui l’improbabile rosa shock metallizzato di questo esemplare non è nemmeno il colore più strano) fanno da ulteriore elemento di distinguo tra i due modelli.

Ora, l’effettivo e conclamato grado di parentela tra certi Solido e certi Gama non è effettivamente dato di saperlo, tuttavia si possono fare alcune ipotesi, che come tali vanno prese, vista comunque l’estrema penuria di documentazione disponibile al riguardo: nonostante sia vero che non sia nota nessuna liaison particolare tra i due marchi, la parentela almeno concettuale tra le rispettive Abarth e Ferrari è più che evidente, e ciò potrebbe derivare sia da un passaggio volontario degli stampi che da un “surmoulage” non autorizzato effettuato dalle maestranze tedesche.

Va ricordato come, all’epoca, la stragrande maggioranza dei produttori europei (e non) pagasse (letteralmente) dazio a Solido, che deteneva la stragrande maggioranza dei brevetti di tutte le sofisticazioni tecniche che proprio all’inizio degli anni ’60 iniziavano a caratterizzare i modelli: tra porte apribili (sia tradizionali che “strane” come per il portello dell’Abarth  da record), sospensioni a lamina, illuminazioni interne e via discorrendo, un qualunque costruttore interessato a riprodurre automodelli era praticamente costretto ad avere contatti e rapporti con la dinamica fabbrica di Monsieur De Vazeilles, e ciò potrebbe aver portato a tutta una serie di scambi e favori noti tutt’al più ai loro fautori ed a pochi altri: ciò che è certo è che ad un certo punto Solido rifece per l’appunto lo stampo dell’Abarth modificando la zona della cerniera del cockpit, e una delle ragioni di questo potrebbe essere stata un prestito dello stampo e – forse – un danneggiamento o una consunzione.

Qualcuno in Gama, con buone entrature presso gli uffici giusti, potrebbe aver parlamentato un favore a Solido per mano magari di Porsche o Mercedes (una visita o della documentazione utili alla riproduzione di qualche miniatura? Nello stesso periodo in cui in Germania iniziavano a comparire questi Gama, in Francia uscivano la Porsche 718/8 GT e la Mercedes Coupé a forma Solido) ricavandone in cambio l’utilizzo di alcuni stampi preparati e modificati per le esigenze aziendali di casa Gama.

Non sono – come detto – cose su cui sia possibile sbilanciarsi oltremodo, però è comunque bello e, tutto sommato, utile fare vagare la mente su certi perché quasi esistenziali, che sono anche il “perché” del collezionare: è quasi un modo di fare storia, pur se nel piccolo di questo microcosmo, e ciò non è mai inutile e fine a se stesso.

7 pensieri riguardo “L’Abarth Record di Gama

  1. Secondo Edward Force era disponibile in tre tinte, argento, rossa (che immagino sia la tua) e verde.
    Numero di catalogo 9600, prodotto dal 1963 (il Solido nasce nel 1961) al 1973, scala 1/46.

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    1. Pur meritoria, l’opera di Edward Force risente inevitabilmente del peso degli anni, per cui non è escluso che ci siano in giro colorazioni supplementari rispetto a quelle recensite nei suoi volumi. L’Abarth Gama è rimasta in produzione fino a un periodo piuttosto tardo: da notare che su alcuni modelli, come quello fotografato, si utilizzarono numeri di gara adesivi che secondo me sono quelli che usava la Politoys su certi modelli di fine anni sessanta-inizio anni settanta. Tra parentesi, questi numeri me li ricordo attaccati anche su giocattoli in plastica che si vendevano nei bazar del mare oppure sulle bancarelle alle fiere di paese.

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  2. L’iscrizione Mastass 1:46 – cioè scala 1:46 – vorrei tanto che qualcuno me la spiegasse, perché francamente non la colgo… Se il Solido è in scala 1:43, e lo è, questa per quale calcolo dovrebbe essere in scala 1:46 lo sanno solo i tedeschi che ce l’hanno scritto.
    Le vie degli obsoleti sono infinite, e sono belli anche e soprattutto per queste cose.

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