C’è una canzone di Calogero che gira in Francia (probabilmente poco nota in Italia) che si intitola “1987”. Ha un testo giocato sul filo della memoria, con un confronto molto delicato fra ieri e oggi. Se non la conoscete vi consiglio di ascoltarla perché anche la musica è piuttosto bella. Ebbene, mi tornava in mente proprio questa canzone mentre rovistavo fra alcune vecchie riviste di un negozietto di modellismo del centro della Francia. Sfoglia di qui, scarta di là, e cosa mi ritrovo? Il memo, edizione 1987, dell’Automobile Miniature.
Sarà opportuno ricordare ai più giovani che annualmente la rivista Automobile Miniature distribuiva come supplemento a inizio anno un “memo” di una cinquantina di pagine, in formato piccolo. Si trattava di un repertorio generale sul mondo dell’1:43, che comprendeva indirizzi di marchi artigianali e industriali, il calendario delle borse, liste di fabbricanti in attività e anche di marchi scomparsi. Il “memo” veniva edito grazie alla collaborazione di tantissimi inserzionisti e a distanza di tanti anni anche le vecchie pubblicità, che magari all’epoca potevano apparire fastidiose, sono utilissime per lo storico che debba ricostruire le vicende di un negozio o di un produttore. Beh, in realtà, riflettendoci anche all’epoca pubblicità di questo genere potevano avere la loro utilità e la loro gradevolezza: se organizzavi un viaggio a Parigi, a Le Mans o a Lione con l’intenzione di andare anche a caccia di modelli, quello di pescare fra gli inserzionisti di cataloghi e rassegne era fra i pochi sistemi per andare a colpo sicuro in città del tutto o semi-sconosciute. Può essere banale ricordare, ma era un mondo senza Internet: oggi non si riesce neanche più a immaginare cosa significasse cercare un modello senza disporre di alcun supporto computerizzato. Bisognava arrangiarsi e certamente si riusciva a fare miracoli (del resto c’era chi riusciva a rintracciare la ragazza francese o tedesca incontrata casualmente d’estate in città o sulla spiaggia, figurarsi se ci si faceva scoraggiare da un Automany o da un Homburg ingattato in qualche angolo recondito del ventre molle dell’Europa).
Trentasei anni. Ricordo bene quell’anno, per tante ragioni. Quando sei in quinta ginnasio tutto diventa un’esperienza indimenticabile. A quell’età è sempre una scoperta. La fine delle vacanze estive, il Napoli che gioca la sua prima partita in Coppa dei Campioni contro il Real Madrid, un acquisto da Paolo Tron fra cui c’era la Porsche 935 di John Paul di Top43, un giro sul tetto del Duomo di Firenze in occasione di un’apertura straordinaria, la settimana passata a parlare delle cose più varie con un ex compagno delle elementari tornato per Pasqua dalla Germania, la tristezza nel vederlo partire dopo l’ultima passeggiata lungo l’argine dell’Arno verso il Ponte all’Indiano, la calura delle giornate di fine scuola, le prime foto col rullino da 200 ASA giusto per la curiosità di vedere cosa dava (nulla se non eri Robert Capa). Ognuno ha ricordi di questo genere, sempre pronti a reclamare il proprio posto – e anche di più se non li tieni a bada.
Un giorno, forse, documenti come il memo serviranno a redigere storie più rigorose. Per ora si va sul filo della memoria e – perché no? – della nostalgia. Trovi testimonianze di epoche che già si intrecciavano: il vecchio e il nuovo di allora. Bernard Sauvage e Verem, Milano43 e Record, Philippe Le Prevost di Gaffe e Sibur. Solido ancora a Oulins, il negozio parigino di J.-M. Gianni già aperto. E poi sbirci fra le date delle borse e ritrovi, il 3 ottobre, quella all’Hotel Alexander di Firenze, organizzata proprio da Paolo Tron. Fu un’esperienza di breve durata, quella, tanto che presto a Firenze tornò il vuoto assoluto, come da tradizione.
Nella canzone di Calogero, il padre parla al figlio.
Tu verras bien qu’un jour une chanson dans la tête
Tu l’auras à ton tour ton 1987
Credo si sbagli.












Articolo bellissimo. I ricordi ci accompagnano ( anche ) grazie alle nostre passioni.
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Bell’articolo ma, da padre, sottoscrivo le parole di Calogero: anche mio figlio avrà il suo 1987.
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Apprezzo ma non condivido l’ottimismo.
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