di Riccardo Fontana / foto Yamaha Motor
Questa settimana è quella dell’EICMA, il che vuol dire da un lato un casino infernale per chi, come il sottoscritto, lavora esattamente davanti alla fiera di Rho, ma dall’altro un sacco di gustose novità per gli appassionati di moto, altra categoria che – peraltro – vede il sottoscritto tra le sue fila.
In realtà l’aberrante invasione di cinesi e cinesate che anche il motociclismo sta attraversando è utile a spegnere parecchie pulsioni un po’ in tutto l’ambiente (mi dispiace per i molti giornalisti che ormai da tempo provano ad accostare l’attuale “invasione” di marchi cinesi con l’arrivo dei giapponesi a fine anni ’60, vista l’estrema dedizione di piglio e mentalità esistente tra giapponesi e cinesi non è né sarà mai neanche lontanamente la stessa cosa, e per fortuna, aggiungerei) ma comunque qualche novità “succulenta” c’è.
Oh se c’è…
Accanto alla Ducati che compie il suo ritorno tra i monocilindrici dopo oltre cinquant’anni dichiarando di fatto una guerra totale ad una KTM sempre più focalizzata a produrre discutibili motorette indio-cinesi per ragazzini “dopati” ad energy drink e dimentica delle sue vere radici, c’è stata la presentazione di un qualcosa la cui reale portata forse non è stata ben colta dai più: la triade di kit di trasformazione GYTR dedicati al Yamaha Ténéré 700 World Raid.

I motivi che fanno di una serie di kit una delle novità più eclatanti di un salone importante come EICMA sono presto detto: la “triade” di cassette messe a punto da Genuine Yamaha Technology Racing permette a (QUASI) ogni appassionato di costruirsi una dakariana bicilindrica ufficiale, figlia spirituale perfetta delle astronavi del deserto degli anni ottanta e copia praticamente perfetta delle moto di Alessandro Botturi e Pol Tarres che così bene stanno facendo nei Rally africani e non solo (recentissima la loro doppietta al Transanatolia Marathon, seguito ideale alle incredibili prestazioni fornite durante l’ultima edizione dell’Africa Eco Race).
In pratica, acquistando e montando questi tre kit si può avere una moto ufficiale giapponese in garage.
Ed usarla, ammesso di avere gambe lunghe a sufficienza e polso bastante.
Ma vediamo più nel dettaglio di cosa si tratta: su PLIT abbiamo già parlato del Ténéré 700 (https://pitlaneitalia.com/2023/02/15/yamaha-xtz-700-tenere/), che nella versione World Raid/World Rally costituisce la base per i tre kit GYTR, che sono:
Kit Performance GYTR: comprende uno scarico (terminale e collettori) in titanio prodotto da Akrapovic identico a quello delle moto ufficiali, una centralina dedicata in grado di estrapolare circa 9 CV in più dal bicilindrico CP-2 di 690 c.c. portandolo a quota 84 CV (sul “come” preferisco non pronunciarmi: il contenuto scontenterebbe Greta, dico però che, probabilmente, 9 CV siano una stima molto conservativa), una nuova cassa filtro con un nuovo filtro dell’aria e una sella monolitica maggiormente imbottita e più alta di 2,5 cm.

Sono previsti anche altri particolari “minori”, alcuni dei quali molto intelligenti, come il coperchio del carter frizione con l’attuatore ruotato in avanti, a tutto vantaggio dell’ergonomia (normalmente resta conficcato nello stivale o, facendo turismo, nel polpaccio del pilota), e le pedane maggiorate.
Kit Performance GYTR: è il kit dedicato alla ciclistica, e comprende una forcella Kayaba con steli da 48 mm di diametro e 270 mm di escursione, naturalmente una piastra di sterzo nuova (l’originale non va bene in quanto la forcella da 43 mm è totalmente diversa), un nuovo ammortizzatore di sterzo rotativo, una ruota davanti mono-disco con pinza dedicata, e una centralina elettronica in grado di bypassare l’ABS ed altri sensori.
Al posteriore troviamo una ruota diversa, anch’essa con un disco maggiorato, diversa rapportatura finale, ed un monoammortizzatore Paioli (partner italiano di Kayaba) super-regolabile.
Completa il quadro il parafango anteriore alto.
Kit Rally GYTR: la parte del leone qui la fa l’allestimento vero e proprio, con i due serbatoi anteriori in nylon molto più leggero degli omologhi di serie, coi tappi ad avvitamento e le “barrette” trasparenti per verificare il livello della benzina.
Posteriormente cambia tutta la parte della coda (che mantiene però il faro di serie e la parte superiore del porta-targa, unici contatti con la serie assieme alle frecce, indispensabili alla circolazione) con l’aggiunta di un serbatoio della benzina posteriore, in grado di portare la capacità complessiva a 37,6 litri di carburante, contro i 23 di serie.
Tutta la zona del faro e della strumentazione, nonché del manubrio, viene sostituita con elementi analoghi a quelli utilizzati sui mezzi ufficiali, con comandi rapidi, torretta strumenti, e fari ancora più potenti (e già lo sono parecchio di loro).
Completano il quadro la rete di protezione al radiatore ed il generoso paracoppa in kevlar e carbonio.
Cosa resta del Ténéré 700 di partenza? Praticamente solo il telaio, il forcellone “nudo”, il motore senza elettronica, e le due piastre estruse di collegamento tra telaio e testa del motore.
Tutto il resto viene sostituito, con il risultato di una perfetta versione “clienti” di un mezzo incredibilmente affascinante, che sembra quasi uscito da un’altra epoca, e che certamente acquisterà molto valore in ottica collezionistica: pur coi dovuti distinguo dati dal numero di ruote, è un po’ come il kit Autodelta che permetteva di ricavare la 1750/2000 GTam partendo da una GT 1750 stradale.
Il costo? Per il momento, GYTR non l’ha comunicato, onestamente anch’io sono molto curioso di saperlo, anche se l’invasività delle modifiche e l’estrema qualità dei particolari proposti non lasciano presagire nulla di economico.
D’altronde, l’Autodelta non regalava nulla ai suoi tempi…

