testo e foto di Roberto D’Ilario
Fino a qualche anno fa ho corso con le Slot-cars 1/32 su piste Ninco, gare di club e regionali, endurance e sprint. Non so perché, ma ho smesso di colpo e tutte le mie attrezzature giacciono in un angolo dell’armadio, a perenne monito di quanti soldi ho buttato. Ma va bene così, mi sono divertito un mondo.
La Fly Car Model non era tra le marche più performanti, usavamo le Slot-It e le NSR, ma ha una storia interessante. Fu fondata nel 1995 ad Alicante da Rafael Barrios, pilota di vetture Sport e GT negli anni ’70 che portò una ventata nuova nel mondo Slot con riproduzioni accurate e pieni di dettagli come non si era mai visto.


Scoprii che nel 2001, per un breve periodo, l’Azienda produsse alcuni modelli statici in 1/43 e per di più con il cofano aperto e la riproduzione dettagliata del motore. Colpo di fulmine! Perché una delle mie tante fisse è proprio quella del motore a vista, retaggio d’infanzia quando esistevano i modellini con i cofani apribili e restavo ore ad ammirarli. Lo faccio ancora con le Fly e con le HPI-Racing ma questa è un’altra storia.



Parte la caccia e un po’ alla volta riesco a metterli in cantina, sono quattro Lola T70 che hanno corso in U.S.A. tra il 1966 e il 1967. Inizialmente l’intenzione di Barrios era di produrne cinque versioni, come da catalogo del 2000, ma nel catalogo del 2001 ne risultano solo quattro e inoltre in produzione sostituirono la n.98 grigia con la n. 30 blu di Dan Gurney. Nello stesso catalogo figurano altre due serie basate sulla Porsche 917-10 Turbo e McLaren M8B, mai entrate in produzione (*) forse a causa delle difficoltà economiche che portarono alla chiusura dell’azienda nel 2009, poi riaperta con lo stesso nome da altre persone.









La serie delle Lola è molto interessante, il soggetto è affascinante e per l’epoca molto curato nei dettagli. Cinture di sicurezza, motore con trombette di aspirazione, strumentazione con i cavi di collegamento, pannellature rivettate, livrea corretta, gomme scolpite e soprattutto particolari distintivi esatti per ogni versione come gli splitter, i tromboncini, roll-bar e prese d’aria. Non ultima una elegante scatola degna dei migliori modelli odierni.











Non capisco il motivo ma la serie non ebbe successo nonostante i coraggiosi presupposti. In quegli anni imperavano i Minichamps e di lì a poco sarebbe arrivata la Spark a scompigliare le carte ma per me le Lola erano un passo avanti. Oggi si trovano ancora da 50 Euro in su, la speculazione per fortuna non è partita.
Intanto mi tengo stretti i miei esemplari e quando voglio tornare bambino apro le scatole e mi sento felice.
(*) nota di David Tarallo: Pubblicando queste interessanti osservazioni di Roberto mi è venuto in mente il modello GMP della McLaren M8B, certo meno dettagliato rispetto ai Fly. Ma il GMP potrebbe eventualmente derivare da un prototipo Fly, sviluppato del tutto o in parte prima della chiusura della marca spagnola? Chissà.






















Acquistai tutt’e quattro i modelli attraverso una rivista del settore (credo Miniruedas) che avevo trovato in un viaggio in Spagna.
Fu un vero colpo di fortuna, ne avevo sentito parlare e me ne ero subito innamorato (anche se molto lontani dalla mia tematica), ma qui non erano mai arrivati.
Ricordo che girai l’informazione ad un amico del forum di Modelli Auto.
Alfonso Marchetta
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Bellissimi questi Fly! Li conoscevo solo di fama, non pensavo fossero così sofisticati…
Non si finisce mai di imparare, ancora una volta!
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Devo dire che i modelli apribili non mi hanno mai affascinato più di tanto ma va ammesso che questi Fly erano davvero ben fatti. Le intenzioni erano indubbiamente buone e anche la capacità tecnica era all’altezza. Eppure qualcosa andò storto, ne ragionavamo insieme ieri sera Riccardo ed io. Quando hai tutto per sfondare e non riesci a farlo, è sempre difficile analizzarne compiutamente i motivi. La scelta del soggetto può aver giocato un ruolo primario: la Lola T70 Spyder non era forse un modello con cui assaltare il mercato. Magari in certi contesti una più banale Porsche 917 o una 908/3 del 1970-1971 avrebbero potuto costituire una scelta meno azzardata. Poi la confezione: sembrava quella di una slot, oltretutto ingombrante e lontana dai canoni delle marche di diecast che andavano per la maggiore all’epoca, vale a dire Minichamps, Ixo, Quartzo, Ebbro. La stessa Spark, che aveva iniziato con quelle strane confezioni in latta (simili a quelle dei promozionali Solido) dovette presto ripiegare su altre soluzioni meno immaginose. Il collezionista è sensibile a certi “messaggi”. Tra l’altro, paradossalmente, proprio in quegli anni più di un appassionato di 1:43 si mise a collezionare i Fly in 1:32, attratto dalla loro fedeltà: una decisione che non ho mai capito del tutto. Ancora oggi alcuni modelli slot come quelli di Le Mans Miniatures si contraddistinguono per un notevole realismo ma la loro destinazione “dinamica” finisce sempre per essere facilmente riconosciuta guardandoli con occhio più attento.
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Alfonso, ne parlammo sette anni fa sul forum di Modelli Auto, quando comprai il quartetto in Gran Bretagna e lo presentai sul forum. Lo comprasti in Spagna.
Modellini eccezionali, realizzati con passione e competenza. Ho anche una McLaren di GMP, la M8A di Dennis Hulme campione Can Am del 1968. Concordo con David, non è dettagliato come i Fly, ma li ricorda molto da vicino.
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