testo di Riccardo Fontana / foto di Riccardo Fontana e David Tarallo
La fine degli anni ’80 e l’inizio del decennio successivo segnarono l’inizio della rinascita dei maestri francesi del die-cast, o almeno di quelli che per – e nonostante – mille vicissitudini erano riusciti a sopravvivere alla ventata distruttiva del settore degli anni precedenti, ventata che si era portata via praticamente tutto il panorama italiano ad eccezione della Burago, ottima parte di quello inglese, ed anche nel resto d’Europa aveva mietuto più vittime della Spagnola.
Norev e Solido erano arrivate alla fine degli anni ’80 distrutte, con in gamma dei modelli poverissimi (appena migliori dei coevi Burago, non che ci volesse molto) contraddistinti dalle famigerate “roues bouton” e da pessime decals in carta spessa che definire fantasiose era poco.
La produzione era stata – tanto per Solido che per Norev – delocalizzata in Portogallo in buona parte, ed il parco stampi molto poco aveva guadagnato in nuovi arrivi rispetto alla fine degli anni ’70: prendendo ad esempio Solido, si ricordano una Golf seconda serie ed una Renault Supercinque, entrambe (malamente) derivate dalle coeve versioni MK I della Serie 10, modelli che tradivano la necessità di seguire un minimo l’attualità con un occhio iper-attento ai costi.
Modelli che, oggi, per quanto quotati cifre irrisorie hanno una non trascurabile valenza di curiosità, e sono più che degni di essere collezionati.
Verso la fine del decennio degli yuppies però le cose iniziarono a cambiare, ed il successo di realtà nuove, in primis Vitesse ma anche Box ed altre, portarono a credere che ci fosse nuovamente spazio per modelli meno grossolani e più fedeli, più a misura di collezionista, e fu così che Norev iniziò a dotare di belle ruote i suoi vecchi modelli ancora derivati dalle gloriose serie degli anni ’60, e Solido rifece praticamente daccapo la sua gamma, tentando sinceramente di riportarsi ai livelli che più le competevano, cioè quelli di eccellenza del settore.
Comparve la Serie Hi-Fi, che comprendeva in parte vecchi modelli derivati dalla Serie 100 (come l’Alpine A310) ed in parte stampi nuovi, come la Renault 25 o la Peugeot 605, che venivano proposte in eleganti scatolette a teca con cartoncino esterno giallo e nero, nel segno di una ricercata continuità con gli ultimi fuochi della Serie 1000, prima che si virasse verso i Cougar facendo il disastro.
Certamente rispetto ai tempi delle Visa con i cammelli e le palme disegnate sulle fiancate la situazione migliorò, ma Vitesse continuava ad essere – per così dire – un’altra cosa.
Negli anni ’90 la situazione evolse ancora, e si vide il continuo aggiornamento di ciò che di valido esisteva e l’introduzione di molti nuovi stampi: comparvero, ad esempio, una bella Renault 5 Maxi Turbo del Tour de Corse 1985 (che fino a quel momento era vissuta solo come Cougar, con ruote veloci e decorazioni di fantasia), e poi la bella serie delle Clio (sportive e non) e delle Twingo, di alcune Citroen e BMW di serie, e dei veicoli commerciali, con il Renault Trafic in testa.




Tutti modelli molto fini, con ottime ruote e finiture più che accettabili, decisamente molto migliori rispetto a quanto proposto nel recente passato, ma comunque diversi rispetto a quelli che erano i “top players” del pianeta die-cast del momento: Vitesse imperava, Minichamps stava nascendo, ed un po’ ovunque nascevano come funghi marchi e sigle dedite alla massima fedeltà di riproduzione con il minimo dei costi. Di fatto, erano i primi fuochi di quella delocalizzazione in Cina che appare ormai senza fine e senza via d’uscita.




Se Norev ad un certo punto virò decisamente verso il collezionismo abbandonando grande distribuzione e prezzi popolari (salvo poi scoprire le edicole e con loro la sua vera recente fortuna, ma questa è un’altra storia), Solido non lo fece mai, continuando a vivere – per così dire – in una sorta di 1970 auto-indotto, con poche novità, prezzi abbastanza bassi, grande diffusione, ed un livello si molto buono ma sempre un po’ sospeso tra il vero e proprio modello da collezione ed il giocattolo, senza che ci potesse (o volesse) essere un vero e proprio distinguo tra le due categorie.


Quei tempi, che pur essendo allora molto molto piccolo mi ricordo perfettamente, erano senz’altro molto particolari: in Francia tutti i Géant Casinò e Super U erano inondati di modelli Solido, sia di serie normale “ricca” (quella relativa alle auto stradali o corsaiole) che, ancora di più, di modelli della Serie Toner Gam relativi ai pompieri, una diffusione che è sconosciuta anche ai pur diffusissimi (oltralpe) Otto-Solido odierni.
Erano tempi in cui nei negozi specializzati (Jouteland e JouéClub) si potevano trovare i Solido a 75 Franchi ed i Toner Gam a 60, prezzi che scendevano ulteriormente (e non di poco) nei supermercati: costavano meno di moltissimi edicolosi odierni (anche in proporzione al costo della vita di allora) solo che erano modelli Made in France e non cadevano a pezzi dopo una settimana.
Memento, quando gridate al miracolo davanti ai 20€ dei moderni Solido cinesi o ai 16-17 di un edicolosi…
Evidentemente, qualcuno in fabbrica – ancora della vecchia o vecchissima guardia – doveva aver pensato “Ok, il modello di pregio ricomincia a tirare, ci basta tornare a fare come quando eravamo i numeri uno vent’anni fa, e tutto andrà bene”.
Non proprio in verità, perché gli anni ’90 – come Herr Paul Lang stava a dimostrare – erano anni da scelte drastiche, e restare sospesi tra il giocattolo ed il modello da collezionare non poteva pagare.
E non pago, purtroppo, ma si trattò comunque di bei tempi, forse gli ultimi riconducibili ad una vecchia era, completamente diversa da quella attuale.
E nonostante tutto, sono molto fiero di avere fatto in tempo a coglierla ed a ricordarmelo.

“… prendendo ad esempio Solido, si ricordano una Golf seconda serie ed una Renault Supercinque, entrambe (malamente) derivate dalle coeve versioni MK I della Serie 10…”
Sì, purtroppo si ricordano: in vacanza in Francia li presi comunque, ma mi chiesi, se quello era il mattino, quale buongiorno ci aspettasse….
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L’Anonimo di cui sopra sono io!
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L’Anonimo di cui sopra sono io!
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“… prendendo ad esempio Solido, si ricordano una Golf seconda serie ed una Renault Supercinque, entrambe (malamente) derivate dalle coeve versioni MK I della Serie 10…”
Sì, purtroppo si ricordano: in vacanza in Francia li presi comunque, ma mi chiesi, se quello era il mattino, quale buongiorno ci aspettasse….
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L’anonimo di cui sopra sono io, Marco Redaelli
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Pensa che io le ho volute e compare entrambe ai giorni nostri, da bravo impallinato di Solido.
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