Dopo Herpa e Revell, la serie consacrata ai produttori di modelli 1:43 in plastica si conclude con i Memory Cars di Faller. Ce ne parla dettagliatamente Marco Nolasco, che ringraziamo ancora per la preziosa collaborazione.
testo e foto di Marco Nolasco
La prima volta che lessi del debutto della Faller nel settore dell 1/43 fu su Quattroruotine, precisamente sul numero del primo trimestre del 1992, dove vengono annunciate per l’autunno le Mercedes 220SE W111 coupé e cabriolet, che saranno disponibili in due colori.
Nel numero del terzo trimestre l’importatore per l’Italia, la Gieffeci di Milano, pubblicizza l’imminente arrivo dei due modelli, le cui foto compariranno finalmente sul primo numero del 1993 della rivista. Io dovetti aspettare ancora un anno per aggiungerle alla mia collezione e ora ve le rifilo (solo in foto, sia chiaro…) insieme alla sorella maggiore 280 SE 3,5 cabriolet.
Riassumo in questa tabella i dati principali dei modelli e delle vetture vere:
-n. 4310 di fine 1992-inizio 1993: Mercedes Benz 220 SE W111 cabriolet 1961
-n. 4316 di fine 1992-inizoio 1993: Mercedes Benz 220 SE W111 coupé 1961
-n. 4331 del 1994: Mercedes Benz 280 SE 3,5 W111 cabriolet 1969.
La terza è solo apparentemente uguale alle altre due. La Faller colse le principali differenze esterne, in particolare la fanaleria anteriore e la calandra più larga,
Sono modellini molto scenografici, che restituiscono perfettamente, a parer mio, la grande classe delle vetture vere. Moltissimi i dettagli sulla carrozzeria e nell’ abitacolo, che spero si vedano nelle foto. Le due 220 hanno cofano motore e portiere apribili; la riproduzione del motore è un po’ dimessa rispetto al resto.
La 280 mantiene le portiere apribili. Lo sarebbe anche il cofano, però è bloccato dalla calandra, che ha all’interno due piolini che si impegnano in un incastro impedendone l’apertura , che rivelerebbe un vano motore vuoto! Me ne sono accorto cercando di aprirlo senza fare danni. La calandra è incastrata, non incollata, provando e riprovando è venuta via e ho scoperto l’inghippo! Solo che ho dimenticato di fare le foto e ora non me la sento di ripetere l’esperimento. Questi modelli sono molto fragili, la prima volta è andata bene, ma non voglio tentare la sorte.
Evidentemente le vendite non erano soddisfacenti e si pensò di mantenere il più possibile gli stampi della 220 evitando di produrre un motore diverso bloccando il cofano.




















Le confezioni sono di ottimo livello, tutti i modelli sono fissati alla base con una graffetta che si incastra in due fessure nel pianale, attraversa la base e si impegna in un risalto seghettato. Nella scatola si trova un pieghevole esplicativo e alcuni foglietti, uno dei quali reca una foto della graffetta con uno schema che rivela il movimento di torsione che si deve imprimere alla stessa per poterla estrarre. Il tutto è molto tedesco e anche molto complicato, una normale vite no, eh?
Ci sono riuscito per fare qualche foto e sono riuscito anche a rimontare il tutto, ma non lo rifarei. Spero almeno che servano a capire meglio quello che ho provato a spiegare…
La 280 è bloccata anche da un termoformato.
La Faller produsse anche la 280 SE coupé, ma mi manca, per ora…




Mi piace molto confrontare diverse tipologie di modelli anche di diversa epoca della stessa vettura, o almeno di versioni diverse della stessa vettura. In questo modo mi illudo di rappresentare in collezione sia la storia dell’automobile che quella delle “macchinine”, quindi continuo affiancando le due 220 a due obsoleti. Uno è il Corgi Toys n.230 del 1962 che riproduce la 220 SE coupé in scala 1/48 circa. L’altro è il Mebetoys A-19 del 1967 che riproduce in scala 1/43 la 250SE W111 del 1965. E’ un modellino con quattro aperture quindi il motore dovrebbe distinguere questo modello dalla 220.
La scatola del Corgi Toys nasconde un enigma, di cui parlammo con David sul forum di Modelli Auto ormai diversi anni fa, l’illustrazione rappresenta una berlina 220SE, mentre la scritta è corretta. L’errore permane anche nell’ edizione successiva del modellino.











Nel n.184 del primo bimestre 1994 Quattroruotine (nel frattempo la rivista era tornata bimestrale) esamina, nella rubrica “Le pagelle”, la novità Faller, la Mercedes 220 S Ponton W180II del 1956, art.4326. Il modello, disponibile sia con tetto in lamiera che con tetto in tela, aperto o chiuso, riporta le caratteristiche delle 220 SE, ma ha le sole porte anteriori apribili. Il motore è presente, ma si estrae dal basso insieme all’avantreno, come illustrato da un foglietto inserito nella confezione, che rimane del tutto simile a quella dei primi due modelli, compreso il cervellotico sistema di fissaggio alla basetta. Nella sua disamina Quattroruotine elenca minuziosamente tutti i numerosissimi dettagli riportati sul modello, ma non cita la mancanza più evidente e sorprendente… non ci sono i tergicristalli! Sembra incredibile, vista la classe del modello, che se ne siano dimenticati, ma tant’è!
A parte questo non trascurabile difetto la miniatura si presenta molto bene. Forse la calandra, tutta cromata, appare un po’ “piatta”, qualche tocco di nero sulla griglia penso che avrebbe giovato, ma è una caratteristica di tutti i modelli di questa serie.
In una delle foto si dovrebbe scorgere il foglietto allegato alla confezione con i disegni delle quattro versioni disponibili, le monocolore grigio e nero hanno il tetto fisso e le due bicolore in tela, una aperto e l’ altra, come la mia, chiuso.
Faller produsse altre versioni di questo modello, Polizia, Taxi e anche almeno due versioni sportive, Mille Miglia 1956 e Rally di Montecarlo 1956.
Nello stesso numero Quattroruotine annuncia le prossime novità, la 280 SE 3,5 coupé e cabriolet, di cui abbiamo già parlato, e l’Opel Kapitän 1956, che non ho mai visto e che non so se sia mai uscita.
Prima di passare al consueto confronto tra modelli di genere diverso è forse il caso di richiamare brevemente la storia di questa vettura, che nasce nel 1954 come 220a Ponton W180I per sostituire la 220 W187, che si richiama ancora allo stile anteguerra, con parafanghi separati e pedana che li unisce. Lo stile Ponton, che debutta in Daimler Benz nel 1953 con la sorella minore 180 W120, simile, ma un po’ più corta, è uno spartiacque nell’ evoluzione del design delle automobili.
Nel 1956 la 220a evolve nella 220S W180II. Per la prima volta compare la sigla S che arriverà fino ai nostri giorni. E’ disponibile con tetto fisso in lamiera o apribile in tela. La nuova versione ha una potenza maggiorata di una quindicina di cavalli e all’esterno qualche cromatura in più.
Affianco quindi al Faller una 220a W180I nell’interpretazione di CIJ, n.3/12 del 1959, in scala 1/44 circa, e un’ altra 220S W180II, ma con il tetto fisso, di Minichamps, che se non sbaglio uscì nel 1997, ma il mio esemplare grigio dovrebbe essere del 2006 e appartiene alla serie promozionale per i concessionari Mercedes Benz.
Ovviamente sia il Minichamps che il CIJ sono pressofusi in zamak.




















Si è già parlato, in questi articoli, della leggerezza di questi modelli, che probabilmente ha allontanato molti collezionisti riducendo le vendite a livelli non adeguati e costringendo le varie Herpa, Faller e Revell a cessare la produzione o a passare al più rassicurante zamak.
La Faller, prima di smettere, cercò un compromesso con la Mercedes Benz 200/8 W115 del 1968. Il modello è del 1996 e reca il n.4375. Non ha parti apribili e ha il fondino pressofuso, il che gli conferisce un certo peso. La confezione è sempre la stessa, ma il pieghevole è meno ricco, senza foto e disegni e soprattutto viene finalmente adottata una semplice vite di fissaggio alla base, che è sempre la stessa, con la feritoia per la famigerata graffetta, ma viene aggiunto il foro per la vite.
In compenso ritornano i tergicristalli e sono a parer mio veramente, molto fini e di grande effetto, migliori anche di quelli in fotoincisione.
Esiste almeno anche una versione taxi e l’immancabile confronto è proprio con un taxi 240D lunga taxi di Francoforte del 1973, modello della serie per l’ edicola “Taxi del Mondo” DeA di origine Ixo. I fanali posteriori zigrinati lo identificano come un restyling, quindi dovrebbe avere la mascherina più bassa e più larga rispetto al Faller, ma non mi sembra…
Faller commercializzò anche dei set con un paio di modelli e il Maggiolino Volkswagen del 1962 in diverse versioni, ma non lo conosco.
Chiudo questo lungo sproloquio con un cenno ai prezzi. I primi due mi costarono 60000 lire, la 220S l’equivalente di 69000 lire in franchi svizzeri, infatti l’etichetta sulla scatola rivela che arrivò da Berna, quindi il prezzo era… svizzero (vedi foto sotto, n.d.r.)!



Questi tre modelli furono acquistati nel 1994. Quattro anni dopo bastarono 49000 lire per la 200/8. La 280 SE 3,5 è una acquisizione di pochi anni fa, 28,90 euro spedizione compresa.

















I modelli Faller (ditta che faceva e fa prodotti che arricchiscono i plastici ferroviari) tento assieme alle altre tre ditte tedesche la produzione di modelli in plastica con pianale in metallo (da ricordare i Politoys e Norev degli anni cinquanta-sessanta, questi ultimi affetti da deformazione della carrozzeria), ma con scarso successo. Della Faller ho la 280 cabriolet e mi piacque molto. Il fatto della leggerezza oggi ci sono i modelli in resina che sono più leggeri del diecast metal, ma quello che non piacque ai collezionisti di allora, a parte la fragilità era che non erano verniciati anche se la Faller nascose un po’ meglio questo difetto con colori come il bianco o pastelli. La Ponton con il motore estraibile mi piaceva molto e conto un giorno di riuscire ad acquistarla.
"Mi piace""Mi piace"
Sempre nel discorso di modellini in plastica oramai dimenticati, al di là di Rosso, già discussa nel vecchio blog, c’e un Santo Graal che si chiama Kato. Il marchio giapponese dal 1957 specializzato in treni ma che negli anni 90 ha fatto una 300ZX (Z32) e una Supra (A80): tutte in plastica, apribili, in vari colori e con una qualità e fedeltà di togliere il fatto. Superiore a Herpa, secondo me. Le cerco da anni…sopratutto la Supra rossa.
Guilherme
"Mi piace""Mi piace"