Un’antica tradizione: le autocostruzioni in legno

E’ abbastanza facile incontrare M. Rey in occasione di borse e manifestazioni nella zona di Lione. I suoi banchi non sono mai banali: diresti di essere tornato a fine anni ’70, con quasi tutta la gamma Solido di quegli anni ma anche modelli speciali montati – e montati bene – fra cui John Day, Auto Replicas, Record, FDS. Notevoli anche alcuni ABC factory built.

Rey è uno dei collezionisti di speciali della prima ora. Alla borsa di Charbonnières, qualche settimana fa, aveva portato due MRF factory built, e non certo i più banali: la Talbot Lago e l’Alfetta, ossia due colonne portanti della storia dell’automodellismo artigianale. “Li comprai – ci ha raccontato – alla borsa di Marsiglia, nel 1976. Erano appena usciti e sembravano delle cose da marziani. Quelle ruote erano qualcosa di eccezionale”. Ma si vendevano? “Mah, non erano modelli per tutti. Alcuni non ci si avvicinavano proprio a causa del prezzo”.

Monsieur Rey col suo banco a Charbonnières. A destra si notano anche due MRF factory built, la Talbot Lago e l’Alfetta

Anni prima, Rey si era cimentato nell’autocostruzione di modelli in legno, esattamente come quelli che Raymond Daffaure produceva a getto continuo, come se non ci fosse un domani (e in effetti era costretto a farne in quantità industriale per sopravvivere). Alla fine degli anni sessanta, specie in Francia, erano abbastanza numerosi i modellisti che avevano scelto questa tecnica. Utilizzavano soprattutto legni leggeri, realizzando dal pieno delle forme che oggi potrebbero sembrare naif ma che in certi casi lasciavano intravedere dei buoni talenti di prototipista (e infatti alcuni maestri che si sarebbero illustrati fra gli anni settanta e ottanta iniziarono proprio in quel modo). A Charbonnières, Rey ha portato tre di questi modelli: una Brabham BT8, una Chaparral 2A e una Lola T70 Spyder. Ruote, volanti e altri piccoli dettagli derivavano dalle produzioni diecast, le decorazioni erano fatte a pennello o con le poche decals generiche che iniziavano a trovarsi nei negozi specializzati, e le plastiche trasparenti per i vetri si ritagliavano dalle scatole per le camicie.

Tre modelli autocostruiti in legno da Rey: Lola T70 Spyder, Chaparral 2A, Brabham BT8

Rispetto alle realizzazioni di Rey, gli RD Marmande non è che siano tanto migliori. Solo che Daffaure riuscì a costruirsi una rete di clienti vastissima, cosa tanto più sorprendente quanto a quell’epoca le difficoltà di comunicazione erano notevoli. Eppure tutti i collezionisti conoscevano gli RD Marmande e tanti ricevevano quei famosi pacchettini con la cordicella e il sigillo in piombo; lo aprivi e trovati la scatola in cartone marrone, l’immancabile lettera personalizzata e il cataloghino ciclostilato con le ultime novità e la produzione futura. Gli echi di queste realizzazioni generarono fenomeni di imitazione più o meno convincenti, ma ci furono casi di indubbio talento come quello di Rey. Se vi imbattete in questi modelli evitate di commentare che sono buoni per accendere il fuoco. Non ci fareste una gran figura.

Una opinione su "Un’antica tradizione: le autocostruzioni in legno"

  1. E’ apparsa ieri sul forum di Automodellando una foto con alcuni modelli in legno. Purtroppo l’ intervento è stato rimosso quasi subito, ricordo di aver letto che i modelli, 7 o 8, mi pare, sono stati acquistati in un mercatino, sono lunghi circa 8 cm e sono in legno con parti in plastica. Cofani e portiere sono definiti da un tratto di pennarello sottile e recano sul fondino una etichetta con il nome della vettura, ma non del fabbricante, scitta al computer, il che fa pensare ad una produzione piuttosto recente. Mi sono sembrati di buona qualità e riproducono vetture particolari, poco conosciute, a parte una Citroen Petite Rosalie Record. Tra le altre ricordo una Aries Le Mans 1927, una Diatto e una GN.

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