Una Solido 198 Porsche 917 Gulf

testo e foto di Riccardo Fontana

I ritrovamenti più strani sono quasi sempre frutto del caso: quando meno ce lo si aspetta si tende a trovare le cose più strane, e spesso e volentieri magari neanche ci si rende conto fino in fondo di quanto siano strani certi ritrovamenti, se non facendo in modo di portarsele a casa per studiarsele con un po’ più di calma.

È così che è arrivata la Porsche 917K di Solido protagonista di questo articolo: dopo (probabilmente) decenni passati in una vetrina nella soffitta di un (forse non molto) noto negozio milanese, è stata riportata alla luce con tutte le sue stranezze, che sono veramente molte, perché sul momento né io né David – che pure portiamo tutti i tratti dei maniaci del marchio Solido – sapevamo bene come inquadrarla, né in realtà possiamo dire di saperlo adesso, ma andiamo con ordine e facciamo un po’ di divulgazione modellistica: la Porsche 917K Solido nasce con la referenza 186 (relativa alla Salzburg numero 23 vincitrice a Le Mans nel 1970), viene praticamente subito declinata in versione Gulf-Wyer con la stessa referenza (la vincente di Daytona ’70), acquista una “M” dopo il 186 per diventare la Martini (grigia) della 1000 km di Buenos Aires, per poi diventare 198 e concludere il cerchio, con la Martini bianca con le pinne prima a Le Mans nel 1971, che a rigor di Aessemodels (ma non molto di Azéma) dovrebbe essere stata declinata anche in colore “verdino”.

La 917 elaborata ad un sommario confronto con la Gulf di Daytona 1970 (Solido ref.186), le modifiche apportate appaiono più che evidenti

Proprio questa nota – ironia della sorte – nella pagina relativa alla referenza 198 della Serie 100 su Aessemodels, aveva scatenato qualche giorno fa un dibattito tra me e David, che più o meno aveva come cardine il seguente punto: non è che – dato che anche il Rétro-Le Mans fatto anni ed anni dopo era di un improbabile verdino invece che del classico azzurro Gulf – possano girare delle 917K “pinnate” della Serie 100 in livrea Gulf?

Arduo da dire, ma dai volumi di Azéma, come dicevamo, sembrerebbe un’eventualità da escludere.

Certo è, però, che qualche giorno fa “battendo” la soffitta del negozio di cui sopra, in mezzo ad altri Solido sia sbucato proprio questo modello: pochissima luce, però azzurro abbastanza corretto e decals di ovvia provenienza Solido, a fare la vettura di Rodriguez ed Oliver vincitrice della 1000 km di Monza 1971.

Oibò.

Esaminando il modello vedo che si tratta di un Serie 100 “vero”, quindi né di uno Sport Cars né di un Rétro-Le Mans (inerente comunque la 917 numero 19 di Attwood e Müller, secondi a Le Mans nel ’71): ha il numero due – certamente riconducibile al foglio di decals della 917K di Daytona “canonica”, ma ha “solo” tre numeri, non presentandone sulla fiancata destra, e nonostante una presa d’aria anteriore verniciata di nero la finitura è molto minimalista, senza altri dettagli di colore aggiunti, sembrerebbe un modello verniciato internamente da Solido in azzurro: molto uniforme ma, come detto, con rifinitura standard, con il classico gruppo cambio-trasmissione dipinto nello stesso colore della carrozzeria.

C’è giust’appunto qualcosa che non mi torna sul posteriore: ci sono delle NACA passanti sul cofano, che così a naso non mi pare proprio di ricordarmi sul Solido, ma tant’è, il modello “c’è”, è in ottime condizioni, costa pochissimo, e viene a casa con me.

Torno a casa, tiro fuori dalla vetrina una 917K bianca normale, e… Avevo ragione ad essere perplesso: il modello, se è stato riverniciato, è stato riverniciato previo bagno nel solvente e con lo stesso stile proprio di Solido, ma a parte quello le modifiche sono comunque molto incisive: sul cofano posteriore ci sono appunto due NACA aperte dal nulla con la fresa, i tappi dei serbatoi di benzina ed olio ricavati allo stesso modo ed in maniera molto precisa e – udite udite – le griglie sulle ruote anteriori, errore marchiano sull’altrimenti ottimo Solido di base perché mancanti, che qui sono magicamente comparse, e sono anche molto corrette nell’esecuzione.

Un lavoro coi fiocchi, non c’è che dire, che sicuramente stona sia con la “povertà” della verniciatura – curata ma solo al livello di un normalissimo Solido montato da fabbrica – e della livrea, ricavata probabilmente con i rimasugli di un foglietto Solido classico, e lasciata incompiuta non essendoci abbastanza numeri “2” per terminarla.

Come al solito, le storie di modelli come questo sono andate irrimediabilmente perdute nei meandri dei decenni, ma è comunque bello – e certamente è l’unica cosa che possiamo fare da parte nostra – osservarli e perdersi in mille congetture sulle loro origini.

Si sarà trattato forse di un montaggio fatto internamente a Solido ed eseguito solo a pro di foto di tre quarti? Forse, ciò spiegherebbe la finitura e la mancanza del numero a destra, ma farebbe a pugni in maniera forte con l’apertura delle NACA, dei tappi dei serbatoi e degli sfoghi sui passaruota, che dubito sarebbero stati creati da qualcuno interno a Solido, senza contare la difficoltà che un tale modello avrebbe incontrato nell’accomodarsi nella soffitta di un negozio milanese, per quanto le vie del signore siano infinite e l’abbiano più volte dimostrato.

Sarà – forse è più semplicemente – un modello figlio di un’elaborazione di un normale appassionato? Direi molto più plausibile, ma quale appassionato potrebbe prendersi l’onere di scavare così tanti buchi e così precisi (specie considerando la durezza e l’osticità dello zamak di Solido) per poi lasciare il cambio azzurro Gulf ed i cerchi in zamak grezzo?

Non lo sapremo mai, ma è bello che questo modello abbia potuto godere del suo momento di celebrità: la storia è sempre storia, anche se in scala. 

Nota di David Tarallo: se la Porsche 917K 1971 azzurro Gulf non è presente in alcuna fonte ufficiale Solido, a pag.49 della monografia riepilogativa di Argus de la Miniature (n°181, settembre-ottobre 1996) si elenca senza illustrazioni una 917K con le pinne in colore “vert pâle”, che era stata già recensita, ovviamente senza alcuna foto, nel numero 93 (marzo 1987), dov’era stata pubblicata la parte finale della disamina dei 100, dall’Alpine A110 (181) alla March 707 (199). Sia nell’articolo del 1987 che in quello del 1996, il modello viene dato come uscito nel 1975, quindi tardi rispetto al 1972, anno di apparizione della Martini di Le Mans ’71. Non c’è alcun accenno a un foglio di decals specifico Gulf. Solido avrà forse prodotto per un breve periodo un numero limitato di 917 1971 in colore azzurro senza decals, magari per BAM o per qualcun altro? Ma perché Argus indica il verde pallido e non l’azzurro Gulf? All’epoca della redazione dell’articolo il modello Rétro-Le Mans non era neanche uscito, quindi non è possibile che avessero fatto confusione con quello. Il dubbio resta. Il pur competentissimo sito Aessemodels in questo caso avrà preso spunto da Argus senza saperne molto di più. C’è in generale da rimarcare come tutte le modifiche che il modello dell’articolo presenta siano impossibili da fare senza sverniciarlo e riverniciarlo interamente.

5 pensieri riguardo “Una Solido 198 Porsche 917 Gulf

  1. Splendido ritrovamento. Si può lasciarla così com’è. Oppure (volendo) : una pitturatina in nero opaco alle ruote (con una puntina di argento per simulare il dado) ….+ un’altra pitturatina di nero all’interno dei fari (fa un effettone !! ). E non dimenticare di pitturare (sempre di nero) le due staffe che sorreggono il cofano così, una volta richiuso, le staffe non si vedono attraverso il finestrino laterale. Due punte di nero sulle due prese d’aria NACA anteriori, ed infine (se necessario) pitturare di nero la parte del motore che non viene coperta dal “basamento” color argento, che si incastra da sopra e sul quale si infilano la ventola e le trombette di aspirazione …….., Congratulazioni per il ritrovamento ! Buon divertimento, buona fine anno e auguri per un sereno 2024 da Riccardo ( PS : tra 186 e 198 ne ho circa una cinquantina. Ho perso il conto: la prima l’ho comperata nel 1972…)

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  2. Da Riccardo a Riccardo: hai delle scatolette da cedere?
    Pagando, ovviamente…
    186 Salzburg,
    186 Gulf,
    186 Martini Buenos Aires,
    198 Martini classica (anche Gam2, volendo);
    Uso il mezzo stampa per fini personali, ma devo.

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  3. Ah allora non sono l’unico che sta facendosi una collezione a pezzi, comprando a distanza di anni le scatole di ciò che è stato accumulato?
    Bene, molto bene

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