Non aprite quella porta a vetri

testo e foto di Riccardo Fontana

Essere da soli in Pianura padana in quello strano interregno di schifo tra Natale e Capodanno porta l’animo umano ad arrabattarsi tra diverse opzioni, che più o meno vanno dal tentato suicidio al girare per concessionarie a vedere moto e macchine, tanto per passare il tempo e per dimenticarsi di quel bel tempo freddo ma in compenso umido che domina incontrastato sopra tutto e tutti.

Ecco quindi, che dopo essere stato in KTM a recuperare un attuatore della frizione di un 125 da Enduro del 2008 con cui divertirmi a giocare al meccanico nei prossimi giorni, ho scelleratamente deciso di fare un giro alla Fiat, e di entrare così per la prima volta in tre anni in una concessionaria di auto.

Se dovessi, con una 44 Magnum puntata alla testa, riassumere con due sole parole ciò che ho visto – che non auguro a nessuno – queste due parole sarebbero “Oh Cristo!”.

Devo però, prima di introdurvi in questo Rocky Horror Picture Show di quart’ordine, fare una doverosa precisazione: questo non vuole assolutamente essere un articolo anti-Fiat o anti-Stellantis, è semplicemente una fotografia ragionata della realtà attuale così per come appare, al netto del fatto che tutti i costruttori hanno preso la piega folle e delirante che stiamo per vedere (e questo è un serissimo motivo di ansia, e ci potete scommettere le terga), ma ogni cosa a suo tempo.

Entro alla Fiat dunque, e come prima auto mi si para davanti la 500e Abarth: quella per intenderci con la cassa che diffonde il rumore del motore, e che quando passate vicino ai ripetitori di Radio Maria vi piglia il Papa che fa l’Angelus (e infatti c’è stato un richiamo, ogni tanto si impasta comunque ma ora almeno becca Virgin Radio, e quando accelerate parte Money a randello. O i Van der Graf Generator, tanto per restare in tema).

Dietro c’è uno schermo, ma c’è uno – probabilmente Alex Fiorio – che fa i numeri nell’entroterra ligure con una 124 Abarth (che era una bellissima macchina, e infatti l’hanno levata subito di produzione) alternati a filmati della vecchia 124 Abarth, molti dei quali in bianco e nero.

Wish you were here, tanto per restare in tema, ma torniamo a parlare di money: quanto costa questo dubbio arnese?

Oh, ma una sciocchezza, 43747€.

Quarantatremilasettecentoquarantasette/00 euro.

87 milioni delle vecchie lire.

Ha 253 km di autonomia.

Che se acceleri un po’ diventano 180.

Che se accendi il riscaldamento o l’aria condizionata diventano 150.

Che se fa molto freddo diventano 90 o 100.

La tua fidanzata sta a 115 km da casa tua, e tu come fai a fare sesso stasera?

E nel ’90 perculavate la Panda Elettra che ne faceva 70 di km di autonomia, eh? ‘Mazza che progresso tecnologico in trentacinque anni, sono sconvolto…

Accanto a questa simpatica macchinetta c’è la 500e normale, che parte (parte eh, sottolineo) da poco più di 36000€.

Settantaduemilioni di lire siore e siori, e noi ci lamentiamo di Spark o dei die-cast cinesi in scala 1:18 (che è sacrosanto, ma è decisamente tutto il mondo che sta andando a puttane, è ufficiale).

Ancora accanto c’è una 500 normale: fa quasi tenerezza, poverina, mi verrebbe voglia di abbracciarla come un cagnolino abbandonato, cara piccola 500 termica del mio cuore, e fa “solo” poco più di 21000€.

Tanto? Poco? Mettiamola così: anno domini 2017, maggio, un laureando in ingegneria si accinge a comprare la prima macchina veramente “sua”, e compra una Honda CR-V 1.6 i-dtec Elegance Navi (in allestimento quindi medio-alto), pagandola esattamente dopo una strenua trattativa (ancora si poteva)… 27600€.

Ed il CR-V, non perché quel laureando fossi io, ma era ed è una macchina “da cumenda”, non una 500 normale, abbiate pazienza…

Proseguendo c’è la 600 (elettrica naturalmente, più che la Fiat pare il Mediaworld ormai) che parte da poco meno di 42000€, e poi arriviamo alle Panda ed alle Ypsilon.

E qui direte “ah, finalmente si risparmia!”, e invece “tiè!!!”, risponderò io: sotto i 16000€ (ma di pochissimo) c’è praticamente solo la Panda base che più base non si può, quella che per intenderci deve essere colorata da vostro figlio coi pastelli a cera, anche la Ypsilon veleggia tra i 17 ed i 21000€.

Passo alla Jeep… C’è il Renegade a benzina a poco più di 26000€ (e quasi quasi verrebbe da respirare, dopo la fiera dell’assurdo di cui sopra), con delle diciture interessanti nel foglio illustrativo che, proprio per dimostrarvi che non raccontiamo cazzate, vi mostriamo anche nella gallery:

Dotazione di serie: model year 2023;

                    manuale d’uso in italiano;

Optional: vernice pastello;

                 kit di riparazione pneumatici;

Giuro che è tutto vero, andate a vedere le foto e leggete voi stessi, ma aldilà di questo vorrei fare un paio di considerazioni: come “manuale d’uso in italiano”? Va anche scritto nell’elenco della dotazione di serie della macchina?

Sul “model year 2023” mi sentirei di sorvolare, tanto non credo serva commentare proprio tutti tutti i numerosi non-sense di stasera, no?

Secondo: come “vernice pastello”? Ma una volta non erano le metallizzate ad optional e le pastello di serie? Ma anche le metallizzate sono optional? Ma allora, in buona sostanza, com’è il Renegade base? Ti consegnano la macchina a mo’ di kit di montaggio con la boccetta dello smalto per le unghie della signora Elkann per verniciartela da solo? E il manuale te lo danno in kazako?

Non è finita, perché avanti pochi metri c’era il Renegade ibrido, che costava… Poco meno di 42500€.

Cioè più di 16000€ in più dell’altro.

32 e passa milioni di scarto tra due allestimenti della stessa macchina.

Non tra una 500 F e una cazzutissima Dino 2400 Spider eh, no, tra due diversi allestimenti dello stesso Renegade.

Che è un Doblò, per quanto più “macchina” di una Panda o di una Ypsilon.

Sorvolo tranquillamente sulle Compass a 54 pali, che non si capisce più bene se si tratti di monolocali in periferia o di Suv medi, sull’Alfa Tonale turbodiesel mild-hybrid (che era comunque il mezzo più intelligente, e non di poco, dentro a quella clinica di recupero dell’automobile) e sulla Peujeep Avenger, che oltretutto credo venga fatta a Mirafiori, visto che poche settimane fa quando ci sono passato era pieno di bisarche cariche di esemplari nuovi da mandare in giro.

Il quadro è colmo, posso uscire e tornare a casa, ma oioi… Signori miei siamo nei guai, da parte mia credo che le cose cambieranno a breve ed in maniera drastica, ma se dovessi sbagliarmi, tra qualche anno, andremo tutti a cavallo, come Tex Willer, Tiger Jack e Kit Carson, perché col cavolo che un qualunque Average Joe potrà permettersi un’auto privata, e già ora la situazione butta oltre il pessimo, tanto per dire.

E, tutto sommato, potrebbe non essere neanche un male: lì sì che abbatteremo le emissioni, e ciao ciao ad Elon Musk ed all’impero di Marte.

Bei tempi in cui la gente comprava una Thema o una Croma nuova in contanti ogni due anni, salutatemeli voi che ve li siete goduti, fatemi una cortesia…

15 pensieri riguardo “Non aprite quella porta a vetri

  1. Citroen (può piacere o meno) C5 2.200 HDi (150 CV veri veri), con quasi tutto e le sospensioni (soprattutto) idropneumatiche, che la alzavi per attraversare un guado (fatto), ci viaggiavi come un re, caricandoci l’impossibile, e consumava pure poco.
    Era il 2002…
    Sembra un’altra era
    Alfonso Marchetta

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    1. E’, un’altra era. E non perché le cose sono ormai così, come direbbero quelli che si adattano sempre e comunque, ma perché le cose le hanno fatte diventare così. Se scientemente oppure no, è difficile dire. Il complottista che è in me direbbe che dietro a questa orrida irrazionalità si nasconda un preciso piano per ridurre e poi annientare la mobilità individuale.

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  2. Che poi entrare in una concessionaria (che sia di auto o di moto) è di un avvilente unico, sono tutti affaccendati (non si capisce a fare cosa… Che non vendono un tubo) e ti fanno capire che stai disturbando.
    Empatia zero, preparazione zero (anche quelle concessionarie che hanno tre modelli in croce con due allestimenti…), altro che vendere ghiaccioli al polo nord, quando chiedi di provare qualcosa ti guardano come si guarderebbe uno che bestemmia in chiesa la notte di Natale.
    Fantastico!
    Con qualche rarissima eccezione
    Alfonso Marchetta

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    1. I concessionari sono la prossima barriera che le case costruttrici abbatteranno. Già hanno fatto di tutto per eliminare i rivenditori locali (ossia quelli piccoli, di vicinato, diremmo) e prossimamente le macchine, così come ogni altro elettrodomestico le compreremo – anzi, le compreranno – solo on-line.

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  3. Per curiosità sono entrato al concessionario Hyundai per chiedere della i20 N-Performance (4cil. 1.600cc Turbo 204 CV): 30mila Euro – non disponibile – solo su ordinazione – tempi di consegna stimati 360 giorni.
    Come? Risposta desolata: “devono vendere quei cosi lì elettrici a 60mila Euro. Se oggi mi dessere 30 esemplari di N-Performance, li venderei in tre giorni!”
    Ma così possiamo vincere la guerra?

    Robix

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  4. Ma io onestamente non vedo il problema: ci si piglia una storica e si usa quella, anzi la si iscrive qualcosa e si va pure in Area B liberamente.
    La Panda costa troppo? Eh ok, a parità di scatola mi compro una 850, che con meno di 5000€ si trova in condizioni da vetrina, e faccio con quella.
    E quando vado in città mi guardano peggio che se avessi la Lamborghini, altroché “la 500 e l’operazione nostalgia”.
    Prima o poi si stuferanno di produrre per nessuno, e torneranno a fare le aziende serie.

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    1. Il problema esiste ed è legato all’escalation di limitazioni che accompagnerà l’imposizione dell’auto elettrica. Io personalmente non credo che i costruttori siano tutti ammattiti e si stiano gettando dalla rupe come pecore impazzite. Penso che all’inizio siano stati i tedeschi a fare l’all-in sull’elettrico condizionati come sempre dalla loro cattiva coscienza. Ma poi la cosa è sfuggita loro di mano e l’elettrico è diventato un fatto politico. Io sarò complottista ma vedo dietro a tutto questo una strategia per far chiudere i costruttori e ridurre (o azzerare) la mobilità individuale. Per quale motivo esatto e a pro di chi è difficile dire. Del resto è quasi impossibile analizzare tutte le forze in gioco in questo momento e le loro mire a lungo termine. E’ cambiato l’assetto dei cosiddetti poteri forti? Petrolio e case automobilistiche non contano più niente? Oppure anch’essi hanno cambiato pelle?

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  5. Ah, dimenticavo: zero bollo, assicurazioni irrisorie, eccetera eccetera.
    Volete viaggiare? Non c’è nessun problema, vi pigliate una 132 o un Land Cruiser lungo degli anni ’80.
    Sbagliate proprio prospettiva, amici.

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    1. Non è tanto questo, quanto che a mio avviso non si limiteranno a pompare con la forza le auto elettriche, ma finiranno per imporle anche introducendo sempre maggiori difficoltà per l’uso del mezzo a motore termico, e i sistemi sono infiniti. Non mancano certo di immaginazione, quelli che ci governano.

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  6. Personalmente non ci vedo una strategia in tutto questo, un “potere forte” che spinge per “oscure ragioni”…
    No, è semplicemente tutta una deriva, la stessa che porta tutta la società occidentale a spingere all’eccesso ogni cosa oltre ogni limite logico ed attuabile.
    Chiamatelo fanatismo…
    Fate voi.
    Poi ci sono quelli, una larga fetta purtroppo, che per conformismo gli vanno dietro, senza farsi e fare il benché minimo problema o domanda.
    Ne parlavo ieri con Riccardo, mi ricorda un certo periodo storico.
    Nel frattempo il resto dell’umanità va per i fatti suoi e continua a inquinare anche per noi, ma questo è un altro discorso, e poi avviene lontano dai nostri occhi…
    Ho letto che, negli ultimi 25 anni, le emissioni delle nostre fabbriche sono diminuite.
    Certo, bella scoperta, le hanno spostate altrove.
    Alfonso Marchetta

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    1. Fanatismo o stupidità, potrebbe essere. Del resto alcuni storici sostengono che per tanti fatti del passato non occorra cercare chissà quale causa. Spesso è la semplice stupidità a governare la storia del mondo.

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