testo e foto di Marco Nolasco
Rieccomi con un altro confronto tra due Mini, una inglese e una spagnola. Inizio con le denominazioni dei due modelli e delle corrispondenti auto vere:
1- Corgi Toys n.334 uscito nel dicembre del 1968, denominato “Mini-Cooper Magnifique”, che riproduce la Morris Mini Cooper S 1275 Mk II del 1967
2-Auto Pilen n.319 uscito nel 1972, denominato “Mini Cooper”, che riproduce l’Authi Mini 1275 GT del 1971.
Nella seconda foto sullo sfondo (gallery sotto) si intravede il catalogo del 1968 in cui si presenta la novità “nascosta” in una cassa paracadutata dal cielo con un cane Corgi a fare buona guardia. Nella foto successiva invece compare il catalogo del 1969 che rivela il contenuto della cassa. L’appellativo “Magnifique” doveva sottolineare le particolari caratteristiche del modellino, ricavato da nuovi stampi e dotato di quattro parti apribili, tetto scorrevole, che non so fino a che punto fedele, bordi cromati lungo i profili dei passaruota ecc., ma le vendite non furono pari alle attese, 237000 pezzi più il 1969, il che indusse i responsabili Mettoy a toglierlo dal listino appena due anni dopo.
Nella quarta foto invece lo spagnolo con lo sfondo di uno stralcio del catalogo Auto Pilen del 1975.




I due modelli sembrano parenti stretti e ovviamente fu lo spagnolo a derivare in qualche modo dall’inglese.








In genere i modelli iberici dell’epoca sono derivati da modelli inglesi, francesi o italiani e gli Auto Pilen non fanno eccezione, ma spesso, come in questo caso, vennero introdotte numerose differenze, perché il fabbricante cercò di adeguare il modellino alla versione di casa. A proposito, è forse il caso di specificare che AUTHI, acronimo di Automoviles de Turismo Hispano Ingleses, fu fondata nel 1965 per fabbricare in Spagna alcuni modelli BMC e operò fino al 1976.
Ma torniamo alle differenze, Pilen intanto spostò il volante dalla parte “giusta”, poi eliminò le cerniere esterne delle portiere perché nel frattempo era uscita la Mk III che le aveva interne. Eliminò anche i tubi cromati di rinforzo dei paraurti, che forse non erano disponibili in Spagna, e soprattutto corresse i fanali posteriori, ora riportati in plastica e della corretta forma rettangolare. La Corgi Toys, infatti, nonostante un presumo costoso rifacimento degli stampi delle originali Mini nn.225 e 226 per realizzare una Mini “magnifica”, scivolò sulla classica buccia di banana e lasciò i fanali ovali della Mk I.









Rimasero le stesse quattro parti apribili, ma il tetto divenne interamente metallico.
I due motori sono uguali, ma lo stampo non sembra identico. L’azienda spagnola spostò anche il centro di rotazione del cofano motore nella parte posteriore, mentre sul Corgi è incernierato ai lati, conseguendo a parer mio un effetto più realistico.
Completamente diversi i due pianali e differenti anche le scritte sul cofano posteriore.
Globalmente lo spagnolo mi pare superiore, salvo che per le carreggiate eccessivamente larghe.

Ciao Marco, con quel modello Pilen mi fai fare un balzo indietro di 45 anni… Mi fai ricordare le vacanze di Natale felici trascorse a casa della nonna materna in Spagna.
Ricordo che all’epoca i tubi di rinforzo sui paraurti erano un must e quasi tutte le vetture ne erano dotate (dalla 2cv alla R10 o, peggio, R7 🙂 ).
Ritengo quindi si sia trattato di una semplificazione dello stampo.
Posso chiedere maggiori informazioni a mio cugino, per maggiore chiarezza, che lavorava proprio in una concessionaria Authi/BMC.
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L’assetto della Pilen può sembrare eccessivo, in realtà è coerente, basta guardare le foto dell’epoca, le gomme sporgevano effettivamente dai passaruota, in barba al codice ed ai controlli.
Scusatemi, in precedenza ho dimenticato di firmarmi.
Alfonso Marchetta
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Grazie Alfonso. A me interessa molto legare i modellini alle auto vere e mi fa piacere scoprire che i modellini, anche i giocattoli di una volta, sono riproduzioni fedeli, anche nei dettagli, il che, mi sono reso conto negli anni, capita, se non sempre, più spesso di quello che si potrebbe pensare.
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Non voglio appesantire il bell’articolo di Marco con annotazioni pedanti e quindi commento qui. Il tema Mini nella storia della Corgi è ampio e affascinante. Marco citava nel suo pezzo la 225 e la 226, rispettivamente la Austin Seven e la Morris Mini Minor, che da sole hanno dato origine a una marea di varianti e di modelli strani, mischiando talvolta i pezzi tra loro. Ovviamente impossibile dimenticare la 227, che è la versione Cooper Rally, anch’essa registrata in un numero impressionante di versioni e colori, e la 249 la “Deluxe” Wicker. Tra le rally, mitiche le Cooper S numero 321, 333 e 339, con una parvenza più che accettabile di realismo storico, tenendo conto della destinazione di prodotti che fondamentalmente erano dei giocattoli. E poi come non ricordare una delle Mini più ambite dai collezionisti di obsoleti, la numero 349, ossia la Mostest psichedelica, prodotta solo per pochi mesi nel corso del 1967? Vabbè la pianto qui ma non senza aver appena accennato alla produzione anni ’70 (numero 204, 282, 308) che in questi ultimi tempi è oggetto di una generale rivalutazione da parte dei collezionisti.
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No, grazie a te, che hai il piacere e la pazienza di illustrarci queste interessanti comparative.
Si facevano ancora bei diecast all’epoca!
Poi sarebbero arrivati gli anni ottanta a rimescolare le carte
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