Modelli in plastica 1:43

testi e foto di Renato Scotti Di Uccio

I modelli in plastica mi hanno sempre affascinato per gli spessori minimi, per il livello di precisione e per il fatto che siano quasi sempre tutti apribili (una mia fissa!). 

Ho letto i bellissimi articoli che sono stati qui pubblicati e mi complimento con gli estensori che mostrano una profonda preparazione sull’argomento: una lettura che mi ha arricchito di tante conoscenze.

Ho però sofferto perchè ero lontano dai miei modelli e non potevo andare a riguardarmeli!

Ho quasi tutti quelli di cui avete parlato … ma ne ho anche altri!

Ho provato a inserire qualche commento ma non ci sono riuscito per cui ho trasformato le mie considerazioni in un altro articolo che ho scritto appena rientrato a casa, finalmente a contatto con le mie “creature”. Lo trasmetto a  David Tarallo, sperando possa trovare posto in questa rubrica, confidando nella sua pazienza e “umanità”!

Lo scrivo perché anch’io, come ha già detto qualche altro appassionato, ritengo che non si possa concludere l’argomento senza citare i Kato e il Fujimi (che mi risulta abbia fatto solo una Diablo ma aspetto che qualcuno mi dica che c’è qualche altro modello da cercare!).

…E poi ci sono quelli in plastica non apribili… ma altrettanto dettagliati, anche se non altrettanto “sottovalutati” (visti i prezzi che ci sono in giro): parlo degli Enterbay (o Garage Models).

Tutti modelli che fanno parte della mia collezione ma di cui vorrei saperne di più. Intanto ricapitolo con voi le mie (poche) conoscenze.

Kato, già citata da Guilherme nel commento all’articolo di Marco, produceva ottimi trenini quando, nel 1999, decise di cimentarsi nel settore delle auto, commercializzando due bellissime riproduzioni:

Kato NISSAN FAIRLADY Z (detta anche 300 ZX)

Kato Toyota Supra RZ MKIV

Precise nei dettagli e molto precise negli incastri. Le fessure di cofano e portiere sono praticamente inesistenti tanto che per aprirli io adopero del nastro adesivo con cui posso “prenderli” senza rovinare i margini.

La Nissan è stata realizzata in rosso, in bianco e crema, la Toyota in grigio, rosso, blu metallizzato e nero. Ne ho viste con guida a destra e a sinistra: direi che le 300 ZX hanno la guida a sinistra e le Fairlady la guida a destra. Non ho documenti o cataloghi che lo confermino ma dalle ricerche che ho fatto è altamente probabile questa differenza.

Fujimi Diablo

Di questa marca purtroppo so molto poco. Le mie ricerche la descrivono come la ricordavo: solo come produttrice di kit è associata a TSM per una serie di modelli Ferrari in metallo in varie scale.

La Diablo dovrebbe essere qualcosa di sperimentale o il risultato dell’inglobamento di qualche casa più piccola che l’aveva in produzione.

In verità, si tratta di un modello interessante ma non a livello della qualità di tutti gli altri modelli descritti in questo e nei precedenti articoli. Gli spessori sono sempre molto esigui, così come le fessure delle parti mobili ma la precisione del montaggio e delle cerniere difetta. Il modello è estremamente fragile e il colore non nasconde per nulla il materiale con cui è costruito.

Per quanto ne so, questa Diablo è stata fatta in giallo e in rosso.

Da avere in collezione… solo perché è l’unica Diablo tutta apribile.

In questa disamina voglio ricordare, ma solo di sfuggita, anche i kit in plastica, che in scala 1/43 sono una vera rarità: qualche Monogram, Airfix, Heller e più recentemente i Dreamcar che hanno realizzato un paio di Ford ed un paio di Lamborghini, meritevoli di considerazione.

Dreamcar Lamborghini Reventón. Solo una breve citazione per un kit in fase di “manipolazione”. Tagliare le portiere e i cofani è più agevole sulla plastica! Obiettivo: realizzare un modello di Reventón “tutta-apribile” con il supporto di un die-cast MondoMotors… ovviamente in collezione c’è un’altra scatola con questo modellino “vergine”!

Ma i Kit in plastica non fanno parte di questo specifico argomento, anche se hanno un loro perché e stanno ritornando in commercio (per il momento solo in UK).

Voglio concludere proprio con dei “finti” kit: gli Enterbay.

Questa marca è stata un’altra bella meteora nell’ambito della realizzazione di auto in plastica!

Si tratta di un’azienda di giocattoli di Hong Kong, all’inizio famosa per le sue action figure militari e delle arti marziali: soggetti realistici che potevano essere trasformati in diversi costumi e pose nel film.

Nel 2009 è entrata nel mercato dei modellini di auto in scala 1/43 e ha adottato una strategia davvero singolare per superare la licenza esclusiva Mattel per i modelli Ferrari finiti in 1:43: commercializzare semi-kit già verniciati, da assemblare con giunti a clip.

La finitura è pari a quella di modelli di alta gamma con una plastica di ottima qualità.

Purtroppo non sono apribili, pur avendo la meccanica e gli interni molto ben realizzati.

Molto belli anche i cerchi (Challenge per la 599), i fari e le luci posteriori, i loghi Ferrari adesivi in metallo, e le ruote sterzanti.

Elencare i modelli Enterbay usciti non mi è facile perché non ho cataloghi; dalle ricerche effettuate ho ricavato questa lista che potrebbe anche essere incompleta:

F430 spider: nera

F430 scuderia: gialla, bianca, blu metallizza, rossa

F430 Coupe: rossa, blu metallizzata

F430 Challenge: rossa

599 Fiorano: rossa, amaranto, bianca

Fanno parte della mia collezione i tre modelli base in una sola versione.

Come d’abitudine, non ho saputo resistere ed ho messo mano alla 599 per esaltarne la qualità dei dettagli, sfruttando gli esigui spessori dell’ottima plastica. Ho “ritagliato” con un bisturi il cofano anteriore per renderlo apribile consentire di ammirare la riproduzione del motore! Non è escluso che (trovando un altro modello) mi cimenti anche nel “ritaglio” di portiere e cofano bagagliaio…

Sperando di non essermi dilungato troppo ed augurandomi di aver citato quante più notizie utili sull’argomento (confidando nel vostro aiuto nei commenti se c’è altro da dire), chiudo con un piccolo filmato che mette a confronto alcune Ferrari: una 599 di serie della Ixo (in metallo), la 599 della presentazione a Ginevra della Enterbay (elaborata), una 599 HSE ottenuta dal modello Ixo e la versione Hy-Kers elaborata da un modello in plastica di MJX technics, a dimostrazione che… il futuro della “mobilità”  è delle auto elettriche!

4 pensieri riguardo “Modelli in plastica 1:43

  1. Ringraziamo Renato Scotti di Uccio per questo contributo di estremo interesse. In questa serie di articoli è rimasta un po’ in disparte una marca di cui ho scritto solo un articolo, peraltro incompleto, un paio di anni fa: https://pitlaneitalia.com/2021/05/02/modelli-del-passato-la-nissan-skyline-gt-r-r32-gr-a-di-rosso-corporation-in-143/ . Si tratta della Rosso Corporation, che rientra a pieno titolo nel censimento dei modelli 1:43 in plastica apribili. Torneremo sull’argomento.

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  2. Avendo ricevuto notizie dell’uscita di alcuni kit Airfix in 1/43, mi sono subito messo alla ricerca, mosso più dalla curiosità che da altro.
    Sono kit in plastica, non molto complessi e, almeno stando alle foto, dettagliati in modo sufficiente, le vetture sono le classiche inglesi, più qualche altro modello “esotico”.
    Ne ho parlato con il mio negoziante di fiducia, rivenditore Airfix, e mi dice che attualmente ci sono problemi con la dogana da e per l’Inghilterra a causa di nuove disposizioni figlie della Brexit.
    Qualcuno ne sa di più?
    Alfonso Marchetta

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  3. Interessantissimo articolo, grazie Renato! Non conoscevo i Dreamcar e neanche gli Enterbay. Conosco invece la tua abilità “chirurgica” nell’ aprire i modellini! E conosco anche la Diablo Fujimi da quando la presentò Quattroruotine nel n. 1 del 1992, ma non l’ ho mai vista dal vero. In quegli anni i modellini di Diablo abbondavano. Solo in quel numero Quattroruotine ne presenta tre, oltre alla Fujimi la portoghese Macadam, sempre 1/43, ma credo in zamak, e una Maisto 1/24.
    Tra i kit in plastica ricordo anche gli AMT 1/43. All’ epoca negli U.S.A. imperava la scala 1/25, ma alcune aziende, come appunto la AMT, verso la fine degli anni ’60 si cimentarono anche nella scala “europea”. Ho una Chevrolet Bel Air del 1957 che mi fu regalata da Paolo Tron già montata e verniciata in quel di Loano nel 1978.

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  4. Allargando il cerchio ai modelli curbside, negli anni ’90 la plastica ebbe un particolare momento di celebrità, almeno dal punto di vista dei produttori. Si pensava – giustamente – a questo materiale come a qualcosa di molto versatile, pratico e più fedele rispetto ai compromessi maggiori che uno stampo in zamac imponeva. Ricordo anche una serie di Borgward Isabella di cui in questo momento – vado a braccio – non mi rammento il marchio (forse tedesco).

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