Volanti & Tornanti: le corse di Edoardo Lualdi Gabardi

Mi è sempre piaciuto molto lo stile di Danilo Castellarin, fresco, appassionante ma anche preciso – quando si deve – nelle ricostruzioni storiche. E’ uscita l’anno scorso per i tipi dell’Automoto Club Storico Italiano una biografia di Edoardo Lualdi Gabardi, uno dei protagonisti assoluti delle corse anni ’60, in particolar modo dello cronoscalate. I lettori perdoneranno il poco elegante riferimento autobiografico ma al tema tengo in modo particolare perché Lualdi fu uno dei primissimi personaggi che mi riuscì di intervistare quando giovanissimo iniziavo una carriera che in un modo o nell’altro mi avrebbe consentito di partecipare alle vicende dall’automobilismo sportivo spesso in prima persona e in ogni caso evitando il più possibile di sbirciarle dal buco della serratura. Tra l’altro in quello stesso anno – sarà stato il 1995 o il 1996 – intervistai per Four Small Wheels diretto da Brian Harvey anche Peter Schetty, che di Lualdi parlò al momento di raccontarmi della Ferrari 212E. Vedi i casi della vita. “La 212E la prese poi Lualdi”, mi disse nel suo ancora eccellente italiano, finendo la frase quasi ridendo, come per dire: “erano in tanti a volerla ma il Vecchio la dette a lui”.

Un’immagine di un Lualdi corridore della prima ora, dal mio archivio. Con la Lancia Aurelia B21 alla Mille Miglia del 1953, disputata insieme a Leonardo Pellegatta. Qui Lualdi e Pellegatta sono ritratti sui tornanti del passo della Futa, provenienti da Firenze e diretti verso Bologna

Quello di Castellarin è un libro vivace, non sistematico: si narrano le vicende sportive di Lualdi, complete anche in virtù delle molte giornate che l’autore ha potuto trascorrere col protagonista, raccogliendo ogni tipo di ricordo, di storia, di aneddoto. Lualdi fu un privilegiato: da quando, nel 1953, riuscì ad acquistare una Ferrari 166 Spyder dal concessionario milanese di Franco Cornacchia, inaugurò una lista quasi incredibile di vetture del Cavallino, con le quali vinse – a volte stravinse – per quasi quindici anni in giro per l’Italia. E’ appena il caso di ricordare la 250 GT, la 250 GT TDF, la 250 GT SWB, le due 250 GTO (modello ’62 e ’64), la 196 SP Dino, la 250 LM, la 206 S Dino e – in ultimo – la 212E campionessa europea della montagna nel 1969 con Schetty. Prima, dopo e in mezzo, tante altre vetture, come Lancia, Maserati, OSCA, Abarth, Osella. Insomma, una carriera coi fiocchi, al livello dei professionisti. Nel libro, Castellarin non manca di inserire lunghe ma tutt’altro che peregrine digressioni su altri piloti che Lualdi lo sfidarono lealmente e lo conobbero bene, da “Noris” a “Riccardone”, da Patria a Biscaldi. La narrazione della vita agonistica di Lualdi procede quasi per flash, in un ipotetico film in cui appaiono per scomparire e poi ritornare volti noti, auto, gare, ambienti, città periferiche e posti importanti.

Ne esce fuori un affresco molto vivido dell’epoca d’oro delle salite, reso ancora più avvincente da un intermezzo composto di decine d’immagini in bianco e nero e a colori, molte delle quali mi paiono del tutto inedite. Interessante l’antologia di spezzoni di articoli dell’epoca (Auto Italiana, Autosprint, ma anche quotidiani come la Gazzetta del Mezzogiorno) che rivela un modo forse ormai inusuale, magari per certi versi ingenuo o obsoleto, di raccontare lo sport dell’automobile.

Consiglio vivamente questo volume a tutti gli appassionati di gare, un prezioso contributo alla storia dell’automobilismo italiano, che negli ultimi anni è stata valorizzata da tante eccellenti ricerche.

Danilo Castellarin, Volanti & Tornanti. Le corse di Edoardo Lualdi Gabardi. Presentazione di Piero Ferrari, Libreria Automotoclub Storico Italiano, Torino 2023, pagg. 232, copertina cartonata, € 26,00 [ISBN 978-88-98344-92-5]

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