Brumm celebra i quarant’anni della Ferrari 126 C4

Sono passati ormai quarant’anni dalla presentazione, a inizio 1984, della Ferrari 126 C4 e dalla prima stagione di Michele Alboreto col Cavallino. L’anno successivo Brumm sorprese un po’ tutti facendo uscire la riproduzione in 1:43 delle 126 C4 di Alboreto e di René Arnoux, allontanandosi sostanzialmente da quello che era il periodo di riferimento del marchio, vale a dire i decenni considerati allora “classici” dell’automobilismo, fino agli anni ’50 – massimo inizi ’60.

La Ferrari 126 C4 della Brumm è tutt’oggi in produzione. Dopo essere stata aggiornata una prima volta nel 2010, viene ora proposta con una nuova revisione. Il 6 cilindri turbo Ferrari è stato completamente riprogettato così come il gruppo cambio-sospensioni, realizzato con svariati nuovi particolari e con le molle in metallo. Rifatti anche l’abitacolo e svariati componenti di scocca e telaio.

Brumm ha riprodotto ora la vettura con cui Michele Alboreto ottenne la sua prima in Formula 1 con la Ferrari, il GP del Belgio 1984. Disponibile anche la versione di René Arnoux; entrambe le vetture sono commercializzate con o senza pilota. La scatola del modello di Alboreto riporta inoltre una fascetta con i colori del suo casco, ispirato a quello di Ronnie Peterson.

Ad affiancare i modelli di catalogo, un’edizione in soli 200 esemplari (art. S24/01) che riproduce la 126 C4 in occasione della presentazione stampa che si teneva all’inizio di ogni stagione a Fiorano, dove poi venivano effettuate le prove prove in pista. Curioso il tentativo della Federazione Internazionale di “razionalizzare” l’assegnazione dei numeri di gara, che avrebbe dovuto avere un ordine logico: 1 e 2 alla scuderia campione del mondo, 3 e 4 alla squadra vincitrice del campionato costruttori che la Ferrari aveva conquistato nel 1983. Ricordo che quando uscì la notizia, Autosprint cercò di farla digerire agli appassionati andando a ripescare quelle (rare) volte in cui la Ferrari aveva vinto in Formula 1 con i davvero poco esaltanti numeri 3 e 4. L’idea non convinse più di tanto e prima dell’inizio del campionato si tornò alle numerazioni tradizionali, con la Ferrari che riacquisì il 27 e il 28, ormai entrati nell’immaginario dei tifosi dai tempi di Villeneuve.

Disponibile poi, in soli 100 esemplari, il cofanetto (RTS08) che riproduce la bisarca della Scuderia Ferrari al GP di Montecarlo 1984, completo delle auto di Alboreto e Arnoux, dei figurini dei piloti in piedi con i caschi, di due treni di gomme slick e degli alettoni che venivano rimossi nei viaggi. Le vetture hanno in dotazione i ruotini stretti che venivano impiegati per il trasporto, ma vi si possono agevolmente montare le gomme da gara incluse nel cofanetto. 

12 pensieri riguardo “Brumm celebra i quarant’anni della Ferrari 126 C4

    1. Marlboro non è una bestemmia, si può dire, eh. Come quelli che scrivono (e avrebbero anche stancato) “decals tabaccaie”. Decals farmaciste. Decals bariste. Decals garagiste. Decals decalsiste. Ma la banalità e la qualunquaggine spopolano. Tornando seri. Sì, sembra che ci siano, le decals Marlboro. E sottolineo Marlboro.

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      1. Hai perfettamente ragione, ma non conoscendo gli standard, p.es., di WordPress, e la grande quantità di persone che usano definizioni “eufemistiche”, credevo che EFFETTIVAMENTE ci fossero state controversie e/o sanzioni per l’uso della parola Marlboro. Da Facebook sono stato ammonito per un motivo non spiegato e la mia compagna, per aver risposto a una battuta bruttissima con, più o meno, “Che ti venisse…” si è vista accusata di istigazione all’odio!

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        1. Ci mancherebbe. La stupida censura fino a ora è arrivata a proibire in certi paesi le foto dei loghi ma citare un marchio regolarmente in commercio per fini descrittivi quando non giornalistici è perfettamente lecito. Quelli che in riviste soprattutto automodellistiche si ostinano a fare delle ridicole perifrasi mostrano bene che vada una stucchevole posa che ormai fa ridere i polli.

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  1. In realtà non sono certo che le pubblicità “proibite” siano appunto proibite. Tempo fa ho letto uno stralcio della normativa europea riguardo il divieto di pubblicità del tabacco, non ricordo le parole esatte, ma il senso era, se ho capito bene, che è vietata la pubblicità che, in qualsiasi forma, ne promuova il consumo. Mettere le decals Marlboro su di un modellino ha lo scopo di renderlo più fedele all’ originale, non di aumentare il consumo di sigarette. Mi rendo conto che potrebbe essere un problema da legulei e che qualcuno potrebbe tagliare la testa al toro e non metterle, ma penso che ci potrebbero essere altri aspetti, magari legati ai diritti sul marchio, vedi per esempio quelli legati alla 24 ore di Le Mans.

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    1. Alla fine, bene o male, si ricade nella casistica che ha visto proprio la Brumm prevalere in una lunghissima causa intentata dalla Ferrari, di cui PLIT si è occupata a suo tempo in modo molto preciso, soprattutto grazie alle analisi dell’avvocato Nicola Lettieri. Per Le Mans, il discorso è leggermente diverso: i modelli Spark, tanto per fare un esempio, si pongono come “prodotti ufficiali” ACO e quindi sono soggetti al pagamento dei diritti in quanto tali. In realtà la questione sfuma immediatamente considerando tutti gli altri produttori artigianali e non che ignorano da sempre queste norme-fardello, continuando a diffondere modelli con le placche e i loghi ufficiali di Le Mans, senza sognarsi minimamente di distribuire prodotti ufficiali. Penso che quando si inizia a parlare di riproduzioni e non di semplici imitazioni come potrebbero tranquillamente esserlo dei cappellini o delle t-shirt, il discorso si ingarbuglia non poco, a vantaggio – per fortuna – dei produttori stessi di modelli.

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  2. Al di là di tutto, giornalisticamente la citazione di nomi di produttori e di qualsiasi altra cosa che potrebbe fare rizzare le antenne ai veri talebani del pensiero unico e del politicamente corretto è perfettamente lecita, e ci sarà da allarmarsi quando si inizierà a mettere in discussione questo sacrosanto diritto di cronaca e storia.

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    1. Ormai il politicamente corretto impera ed è una cosa che mi angoscia sempre più. I latini, che avevano una frase giusta per ogni evenienza, avrebbero detto “mala tempora currunt sed peiora parantur”. Io, se va avanti così, mi rifugerò a vivere in una baita d’alta montagna… scherzo ma neanche poi tanto!

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