La BRM V8 F.1 per i sessant’anni di Majorette

Nel 2024 Majorette celebra i sessant’anni. Nel 1964, infatti, furono commercializzati i primi modelli di quello che sarebbe diventato un marchio storico nell’ambito del giocattolo. La BRM P57 di Formula 1 con gli inconfondibili scarichi a canna d’organo fu la prima referenza, seguita dalla Porsche 804. Si trattava di modelli diecast in scala piccola (circa 1:60). Il produttore dei Majorette era Rail-Route Jouets, un’azienda di materiale fermodellistico fondata nel 1961 a Lione da Emile Véron, uno dei tre fratelli che avevano dato vita a Norev.

Nel 1964 vennero diffusi col nome Majorette i primi automodelli e alla fine del 1967 il nome Rail-Route Jouet venne abbandonato definitivamente a favore del marchio Majorette.

Dal 2010 Majorette è entrata nel gruppo Simba Dickie; la maggior parte della produzione è delocalizzata in Thailandia, tranne alcuni coffret che sono fabbricati negli stabilimenti Smoby Toys ad Arinthod (Francia).

Fino al 1967 Majorette fu un brand di Rail-Route Jouets. La BRM V8 Formula 1 fu il primo automodello prodotto, nel 1964

Diverse edizioni speciali celebrano quest’anno i sessant’anni di Majorette. Tra le più simpatiche vi è la riproduzione del primissimo modello, appunto la BRM, che viene commercializzata in uno speciale blister con la scatola che ricorda l’anniversario. Il modello è disponibile in sei colorazioni diverse, ciascuna col proprio numero di gara: verde, rosso scuro, arancione, cromato, celeste e bianco.

Il modello, in zamac, è ben realizzato, con i suoi particolari in plastica (ruote, scarichi, rollbar, pilotino, parabrezza) e gli pneumatici in gomma. In questi giorni i Majorette celebrativi si possono trovare abbastanza facilmente in diversi supermercati francesi, fra cui Leclerc e Cora. Il prezzo è di € 7 circa. Sono modelli destinati a non acquisire particolare valore in futuro ma si tratta comunque di un’iniziativa simpatica, destinata ad attrarre più i collezionisti adulti che non i bambini, ai quali – almeno credo – i sessant’anni di Majorette interessino il giusto.

8 pensieri riguardo “La BRM V8 F.1 per i sessant’anni di Majorette

  1. L’ articolo, interessante e stimolante come sempre, potrebbe costituire lo spunto per parlare più diffusamente ( alcuni articoli in effetti sono stati già pubblicati ) della scala 1/64, che mi riporta ai Matchbox acquistati in ” tenera età ” in alternativa ai modelli 1/43. In occasione di una nuova collezione uscita recentemente in edicola proprio in scala 1/64, mi sono fatto un giro sul Web, scoprendo un mondo che onestamente non conoscevo, sapendo solo che la scala in oggetto è apprezzata molto in Giappone e negli Stati Uniti. Ci sono i ” giocattoli “, in scala 1/64, ma anche dei piccoli capolavori, ovviamente a cifre da scala più grande, modelli con parti apribili, fotoincisioni e dettagli microscopici. Ecco, sarebbe bello, in futuro, poter dedicare dello spazio e degli approfondimenti alla scala ” ludica ” ( ma poi manco tanto ) del mondo automodellistico.

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    1. Grazie Giovanni. In effetti dietro a questi modelli c’è un mondo – e anche una storia ormai lunghissima. Ci sono modelli di tutti i tipi, dai resincast iperdettagliati ai diecast con la loro ben determinata “filosofia”, basti pensare alle varie serie della Tomica; ci sono gli eterni Matchbox e gli Hot Wheels, ci sono i Siku di germanica ispirazione e ci sono ovviamente i francesi Norev e Majorette. Accanto, decenni di tradizione e innumerevoli percorsi collezionistici.

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  2. Un mio caro amico sostiene che l’1/64 possa essere la scala del futuro. Io non lo so ma di certo la stessa 1/64 è molto interessante ed in notevole espansione… anche perché non tutti hanno dei garage a disposizione per poter collezionare in 1/18!

    Spero anch’io di leggere prossimamente qualche altro articolo, al riguardo, anche se attualmente sono più “preso” dal Subbuteo che dai modellini… mah!

    Crisette che ogni tanto mi capitano…

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    1. Elio, gran bella cosa il Subbuteo, se iniziassi a parlarne non mi fermerei più. Non credo che la 1:64 sarà la scala del futuro, ma penso comunque che sia destinata a “reggere” meglio di altre perché si poggia su una vera tradizione e su una bella base di collezionisti anche giovani. Se l’1:18 è una scala che personalmente detesto, reputandola cafona e ignorante (lo so, sono classista ma questo è il mio sito, sorry) nell’1:64 vedo molte “culture” modellistiche e automobilistiche trovare la loro logica realizzazione.

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  3. Per fortuna sono refrattario a tutto ciò che non è 1/43, almeno convenzionale!

    Ho comunque una curiosità. E’ vero che dietro ai modelli in scala piccola c’ è una storia lunghissima, come dice David, ma non ricordo nulla 1/64. I Siku erano 1/60, i Penny e gli Speedy 1/66, almeno dichiarati, i Matchbox 1-75 (e gli Husky) erano in tutte le scale possibili, anche 1/43 (le moto), I mini Dinky 1/65, i Duplo Dinky 1/76. Perché ci si è orientati in tempi più recenti proprio su questo rapporto?

    D’ accordo che più è piccola la scala e meno si notano le differenze, però 1/60 o 1/66 avrebbero forse avuto delle motivazioni storiche più profonde. O no?

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    1. La scala 1:64 corrisponde alla scala S nei treni e come è sempre successo i modelli di auto si sono adattati alla scala fermodellistica. Ormai è prassi parlare genericamente di 1:64 quando ci si riferisce ai modelli piccoli, escludendo ovviamente gli 1:87 che corrispondono alla H0 dei treni.

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      1. D’altro canto, la 1:76 ha a sua volta radici specifiche. Venendo alla 1:64, spesso i fabbricanti hanno cambiato le scale con tanta frequenza (si veda la Tomica) per preservare una omogeneità di grandezza ed evitare modelli troppo piccoli e altri troppo grandi, sicuramente anche per non cambiare il formato delle scatole.

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