testo e foto di Marco Nolasco
Rieccomi con un nuovo confronto Dugu-Brumm che riguarda ancora una F.I.A.T. da competizione dei primi anni del XX° secolo, la 130 Hp che disputò e vinse il G.P. dell’ A.C.F. del 1907.
Inizio con il Dugu, che lo presentò nel 1962 con il n. 4 di catalogo. Come più volte ribadito, è un autentico capolavoro che va oltre i confini dell’ epoca in cui uscì. Basti pensare alla catena di trasmissione in metallo funzionante, allo stemma F.I.A.T. sul radiatore, agli strumenti di bordo, ai materiali impiegati, non solo zamak e plastica, ma anche tessuto per le protezioni dell’equipaggio e rame per le tubazioni. Certo il costo di 1700 lire nel 1962 era considerevole, ma non era certo una “macchinina” per bambini come gli altri modellini.




Ed ora il Brumm, che non è la versione “normale”, quella con il n. R-016, ma quella prodotta in serie limitata nel 1986, numero S-002, che riproduce la vettura di Vincenzo Lancia, numero di gara F-1, che condusse la gara fino al penultimo giro, quando fu costretto al ritiro per un guasto alla frizione lasciando via libera alla gemella “F-2” di Felice Nazzaro.
Chissà perché è verniciato in nero quando è noto che nel 1907 alle vetture da corsa italiane fu assegnato il rosso. Il nero era il colore dell’ Italia da corsa fino all’ anno precedente. Forse in Brumm volevano diversificare questa referenza dalla R-016 rossa, la “F-2” di Nazzaro.




Passo al confronto. Come scritto sopra il Brumm riproduce la “F-1” di Lancia in configurazione gara, ma di colore nero errato. Il Dugu invece riproduce la “F-2” di Nazzaro, com’era nel 1962 al Museo Carlo Biscaretti di Ruffia di Torino, senza le gomme di scorta sul serbatoio posteriore e con i due sedili sullo stesso piano invece che con quello del pilota rialzato.
Il Dugu rispetta la scala 1/43, il Brumm è leggermente più lungo perché, come è noto, tutte le loro Grand Prix della prima decade del XX° secolo hanno lo stesso telaio per motivi economici, quindi il rispetto della scala va a farsi benedire, con effetti a volte quasi esilaranti come lo stiramento della parte anteriore della Renault “Parigi-Madrid” del 1903.
Dalle foto dovrebbe risaltare il livello decisamente superiore del Dugu, nonostante sia più vecchio di oltre vent’anni.






Chiudo con qualche foto e un disegno dell vere, da cui si può dedurre che il font dei numeri di entrambi modelli sia corretto, ma quello sul radiatore appare nero su sfondo chiaro e non bianco su sfondo scuro, a tal proposito anche la vettura vera aveva quel numero bianco, ma il recente restauro ha rimesso i colori a posto. Non però il contorno del radiatore, che sia nelle foto che nel disegno d’epoca a colori appare in tinta con la carrozzeria, cioè rosso. Così l’ha realizzato anche Revival nel suo modello in scala 1/20 e così è in alcuni montaggi recenti che si vedono in rete del Pocher 1/8, che quando uscì rispettava invece la configurazione “Museo” degli anni ’60. Dovrei avere da qualche parte un altro Dugu in pessime condizioni. Se lo ritroverò cercherò di elaborarlo in versione Dieppe 1907.




Nota: sui modelli della F.I.A.T. 130HP si veda anche un’appendice, a cura dello stesso Marco Nolasco: https://pitlaneitalia.com/2024/03/29/a-proposito-della-f-i-a-t-130hp-in-143/

Il modello Dugu era, ed è tuttora, veramente incredibilie per la quantità dei dettagli in scala 1/43, mi chiedo quanto costerebbe produrlo oggi.
Per quanto riguarda la disinvoltura della Brumm nell’usare sempre lo stesso telaio per auto diverse penso che il massimo sia stato utilizzarlo sia per auto con trasmissione a catena sia cardanica come nelle Renault o A.L.F.A. dove i fori per i pignoni sono stati chiusi con degli improbabili ‘tappini’. Ma non mi lamento più di tanto, in fondo oggi nessuno più produce auto di quell’epoca, almeno nella stessa fascia di prezzo.
Giuseppe (gambadelegn)
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