Nel 1979 Klaus Ludwig stravinse il DTM con la Porsche 935 K3 dei fratelli Kremer e Georg Loos diventava sempre più verde di rabbia. Aggiunse del carico la straordinaria e rocambolesca (ma non per questo poco meritata) a Le Mans, ancora con la 935 K3, che in quel momento rappresentava lo stato dell’arte del Gruppo 5. Loos, che contava sull’assistenza Porsche pagando montagne di quattrini, le provò tutte per batterli, ma i fratelli Kremer erano semplicemente più bravi, più furbi e più fortunati. Quell’anno le K3 furono decorate in vario modo ma resta nella memoria di molti la bellissima combinazione celeste con strisce gialle e arancioni dello sponsor Mambo, apparsa in alcune gare del DRM.
Qualche giorno fa avete letto – e bontà vostra apprezzato – un articolo che raccontava le peripezie di una 935 Loos abbastanza particolare1. Arriva ora il momento dell’odiata rivale del team Kremer, che viene dalla stessa collezione, quella di Ulrich Upietz, fondatore nel 1978 del Porsche Modell Club.
Mi capitava abbastanza spesso, ai tempi del PMC, di sentire Upietz per telefono. Intorno al 1989 iniziai a suggerirgli di fare qualche 908/2 di Le Mans, visto che la Starter aveva da poco tirato fuori lo stampo delle Flounder. La cosa, probabilmente, si sarebbe fatta se il PMC non avesse di lì a poco imboccato la strada del declino. Proprio nell’estate nel 1989 ci parlammo prima che partisse per l’Adriatico con la famiglia. Ci mettemmo d’accordo per l’acquisto di alcuni modelli della sua collezione. “Attento, però”, mi disse; “alcuni non sono completi, a volte manca qualche piccolo dettaglio come i fari posteriori sulle 935 perché su quelli che ho montato io non sempre ho avuto modo di dipingerli o di mettere le decals. E’ anche per questo che sugli album del Club li ho spesso fotografati in modo che il posteriore non si veda”. Vabbè, nulla di grave. Già allora pullulava di fogli di decals con i fari delle 911 e derivate. Tempo dopo mi arrivò, tra le altre, una 935 Adolphe Lafont di Record con i fari posteriori completamente bianchi. Fosse stato quello il problema: nel viaggio il tetto si era crepato del tutto in diagonale, tra un montante anteriore e il lunotto posteriore. Risultato: un modello da buttare.
Molti, ma molti, ma molti anni dopo, a grande richiesta il ritorno del faro cieco. Tra l’altro su un modello Record illustre (“illustrìno”, vai), visto che anche questo appare in un fascicolo fotografico del PMC. E stavolta, al posto dei fari, il trionfo del celeste. Ci risi sopra, pensando a quella chiacchierata al telefono di un periodo ormai lontano.
Qualche giorno fa la tentazione di far giustizia sulla maledizione del faro, o magari un po’ di senile horror vacui, mi hanno indotto a porre rimedio alla mancanza, non senza prima però fotografare il modello com’era in origine. E se un giorno o l’altro dovesse venirmi la nostalgia del faro celeste, non avrò che da pelar via le decals. Ho fatto bene a non verniciarlo.