di Riccardo Fontana
Lo ammetto, ho un problema: sopporto di pessimo grado il popolino, e sopporto ancor meno atteggiamenti e becerità che gli sono propri (e, d’altronde, se questi non ci fossero verrebbero meno gli elementi distintivi del suddetto popolino).
Quando ceno da mia madre sono assai spesso costretto a subire una mia personalissima “Cura Ludovico”, che consiste non tanto nella visione “forzata” di Quattro Hotel/Quattro Ristoranti (che sarebbero già di loro fulgidissimi e dannosi esempi di popolo bue) ma soprattutto Avanti un altro! del duo Bonolis e Laurenti.
Non sempre ho la voglia e la prontezza di spirito di discutere per cambiare canale, ma Bonolis e la sua dubbia banda forse riescono a starmi ancora più sulle palle di Burioni che va da Fazio a raccontare l’avvento prossimo venturo di nuove e mirabolanti pandemie nate da una mutazione della febbre del moscerino del cuoio, ed a mettermi di cattivo umore ancora più facilmente: esattamente, qualcuno, mi spiega perché tutto ciò dovrebbe far ridere?
Si selezionano i più cretini del reame – perché si, qui si parla di casi umani conclamati – e lì si espone alla gogna in prima serata, con il presunto furbo col piglio da giostraio arcigno che conduce il gioco, la spalla ridicola (Laurenti), e una platea di spettatori (di un livello solo di pochissimo superiore ai fenomeni da baraccone che si esibiscono) che ridono a crepapelle per delle piccinerie involontarie figlie di tare esistenziali, più che di copioni.
Tutto ciò funziona, ma perché funziona? Funziona perché da sempre ci si sente sollevati a ridere di qualcuno che è peggiore di noi, e quindi il popolino bue italiota si sente bene a vedere questa novella rappresentazione di Qualcuno volò sul nido del cuculo, perché lo aiuta a cancellare quel senso profondo di inferiorità che, nemmeno troppo sotto sotto, lo permea.
Viviamo in un mondo pregno di politically correct imbecille ed inutile, e ci troviamo in prima serata la pensionata di Crotone – totalmente analfabeta e con un tasso di oligofrenia da fare invidia al Pucci durante il processo ai compagni di merende – che bofonchia due cazzate davanti al giostraio, che tratta sempre chiunque gli capiti a tiro con questo insopportabile piglio a metà tra il ragazzo di borgata ed il finto superiore, e francamente non capisco dove stia la novità di questo format, che in fondo è sempre e solo la parabola del buffone sfruttato dal mangiafuoco di turno per i suoi scopi.
Se vogliamo, è quello che succede al pubblico medio di Bonolis tutte le volte che ci sono le elezioni, dove loro sono gli “speciali” ed i politici di turno i Bonolis, solo che quando i buffoni sono loro poi non ridono più, vanno sui social e condividono perché sono indignati, magari con qualche frasettina sgrammaticata, giusto per rimarcare il fatto che le medie loro le hanno fatte, si, ma a calci nel culo e solo perché dovevano.
Finito Bonolis guardano Quattro Hotel, dove c’è quello che si veste bene (Barbieri) che va a vedere se c’è un frammento di forfora dietro una tenda, con tanto di RIS di Parma ad aiutarlo nei rilievi.
Oppure Quattro Ristoranti, dove ci sono quei cinque sfigati che se la menano con l’impiattamento e la piega del tovagliolo.
E sapete qual è il miracolo di tutto ciò? È che poi, il popolino – il cui massimo ristorante in vita sua è stata la trattoria di periferia dove vive e le ferie le ha sempre fatte al paesello da mammà con la 500 carica da scoppiare – va in pizzeria e si mette a rompere i coglioni alla gente che lavora come quelli che vede in televisione, oppure va in hotel una notte in vita sua, e pretende di farsi cambiare la camera perché la plastica del phon è leggermente ingiallita.
Mi viene in mente La strana famiglia di Giorgio Gaber, che già ai suoi tempi aveva capito tutto: ignoranza, assuefazione, mancanza di senso critico e spirito di emulazione sono un cocktail letale.
Un’arma però c’è, ed è costituita dal telecomando: dopotutto, non sempre non ho voglia di litigare, ed il quieto vivere finisce quando un forte si rompe i coglioni.

Ha ha ha…grande Riccardo. Io da dieci anni non guardo più programmi CULT, o TG -” approfondimenti politici” vari – telequiz – pacchi – per non parlare di Sanremo (la mia ultima credo sia stata quella con Giorgia di “Come saprei”, suppongo secolo scorso !!!). Guardo solo film e (se ce la faccio, in streaming) eventi sportivi. Ma…: c’è un ma. Ti invito a guardare ( … prova, almeno !!) la trasmissione “Casa a prima vista” – canale Real TV: molto divertente, specialmente per i personaggi dei venditori (in particolare IDA di Salerno, che ha un accento come dico io “schkandinàvo” che mi fa morire, per non parlare delle sue straordinarie ironie. E’ un suggerimento per la mamma (magari ce l’avessi ancora, la mia..!!) Saluti Riccardo PS. Oggi noi porschisti abbiamo perso : pazienza. Come diceva il grande Gustav Thoeni “oggi è andata male, domani andrà meglio”.
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