Un Solido da… rallycross

testo e foto di Riccardo Fontana

Assieme alla Dino 246 di Record di cui potete leggere qui (https://pitlaneitalia.com/2024/05/05/modelli-del-passato-ferrari-dino-246-gts-di-record/) dal solito “pusher di modellini” milanese (Tiny Cars) è emersa – nelle modalità più strane – anche la bella Porsche 911 S su base Solido che potete ammirare di seguito nella gallery.

Perché diciamo “nelle modalità più strane”? Il modello, lungi dall’essere presentato nelle consuete cassette assieme agli altri speciali montati, giaceva a testa in giù accanto alla tastiera del PC del negozio, completamente smontato ed in totale disordine, tanto da fare dubitare della sua effettiva completezza.

Onestamente, devo confessare che – inizialmente e da lontano – avevo preso questa bella e curiosa 911 per un normale kit Solido montato, magari per quello della 930 nera, e comunque aveva questa livrea nera-multicolor che ricordava molto la 935 Kores, certamente un bel modello ma assai comune, e non di interesse tale da farmi accaparrare l’ennesimo rottame, ma controllando meglio mi è apparso evidente come non si trattasse affatto di un qualcosa di riconducibile alla canonica sfera dei Solido, quanto di un transkit abbastanza famoso a modo suo ed a suo tempo, e riproducente un soggetto abbastanza insolito: una 911 da Rallycross: visto che la memoria falliva, sull’origine del transkit ci è venuto in soccorso Marco Nolasco che così ci scrive: E’ il tk n. 04 di D.M. Modèles, disponibile sul TSSK della primavera 1980 per 10000 lire. Il n. 01 era l’ Alpine di Saby 1977, il n. 2 la Stratos Memphis 1977 e il n. 03 l’ Alpine di Saby 1978. Tutte a 10000 lire, tutte rallycross, tutte carrozzerie in resina e tutte adattabili su base Solido. “Consigliabili agli automodellisti esperti”, avvertiva Tron. La citazione di quest’ultima frase ha definitivamente riaperto un mondo di ricordi1.

La vettura, particolare perché sprovvista di qualunque forma di alettone posteriore ma col muso “piatto” alla Porsche 935 (d’altronde il Rallycross permetteva di giocare con le carrozzerie, libero com’era da certi vincoli regolamentari propri dei Rally e delle gare in pista) è quella di John Greasley partecipante alla serie europea del 1978, quando il Rallycross era ai suoi massimi, con Franz Wurz ed Andy Bentza con le Stratos, Martin Schanche (mano sul cuore, gli appassionati capiranno…) con la Ford Escort, e Jan De Rooy col Maggiolino a darsi battaglia su e giù per il continente da Groppello Cairoli ad Auxerre.

Il modello, molto semplice ma molto bello, e sicuramente esemplificativo di una certa scuola modellistica del periodo dedita alle elaborazioni che vedeva Solido al centro del proprio asse, è rilevante anche – e forse proprio – perché riproduce un soggetto diverso dalle “solite” Porsche pistaiole o da Rally che per molti di quegli anni hanno rappresentato uno degli assi portanti della produzione di molti artigiani portanti, ed in questo risiede molta della sua curiosità.

Come si faceva un modello inedito all’epoca? Un Solido di serie, un a scocchina Graphyland in resina, un foglio di decals, ed il resto ricavato da sé (questa 911 ha parte dell’abitacolo addirittura ricavato in carta, ed il roll-bar ricavato in tubetti di plastica di provenienza evidentemente fortunosa), e tutto era certamente più bello, sano, ed economico di quanto non sia ora.

È una semplicità che forse, dato il periodo, sarebbe da ritrovare, ma come tutto in questo mondo si tratta di un punto troppo soggettivo per generalizzare, ciò che rimane immutabile ed indiscutibile è il fascino che, a decenni di distanza, creazioni come questa sanno ancora emanare.

Dopo la pubblicazione dell’articolo, Umberto Cattani ci ha gentilmente inviato un’immagine con due Porsche 911 Rallycross della sua collezione: a sinistra il D.M.Modèles, montato quarant’anni fa e ancora in condizioni irreprensibili. A destra un altro transkit su base Solido, in questo caso prodotto dalla belga Playtoy
  1. Questo modello apparve – ed è un’immagine vivida a distanza di tanto tempo – anche in una di quelle pagine intere che Auto Hebdo riservava alle novità modellistiche. ↩︎

Lascia un commento