Modelli del passato: Solido Porsche 914/6 Le Mans 1970

“Parlate sempre di Solido!”. Abbiate pazienza, in questo periodo va così.

Nel gennaio del 1975 Solido tirò fuori uno di quei non molti Serie 10 riciclati dalla gloriosa Serie 100 che in parte sopravviveva ancora. Col numero di catalogo 36 uscì una versione competizione della Porsche 914, copia conforme della 179. Il particolare che fece storcere il naso ai collezionisti, fu che alla carrozzeria della 914 standard si adattò una decorazione – la vettura Sonauto che aveva vinto la categoria GT alla 24 Ore di Le Mans 1970 – che in realtà apparteneva a una 914/6 corsa, ossia con i passaruota allargati.

La Porsche 914 Le Mans 1970 di Solido. Uscita nel gennaio 1971 col numero di catalogo 36, fu ben presto dotata delle ruote della Matra Bagheera, catalogo 21. Il modello veniva fornito con un foglio di decal complementari, come accadeva quasi sempre con le auto da competizione fin dalla tarda Serie 100

Ovviamente Solido se ne era altamente fregata, e non scordiamo che la mentalità della casa, che dal 1973 apparteneva al gruppo Le jouet français ma sempre con alcuni membri della famiglia de Vazeilles ai posti di comando, era quella di fabbricare “macchinine” destinate al gioco. Se poi questi prodotti piacevano anche ai collezionisti, meglio, ma non era la cerchia degli specialisti adulti il target principale di Solido. Questo concetto, abbastanza scontato all’epoca, oggi non è sempre chiaro a chi si occupa della storia di questo marchio. E’ comunque un fatto che della bontà dei prodotti Solido anche in chiave collezionistica furono i merchi artigianali a beneficiarne, con le serie speciali e le produzioni di decals e transkit che fecero la storia dell’automodellismo negli anni ’70 e ’80.

Tornando alla 914 “Rallye” (chissà poi perché la chiamarono così, visto che la versione era da pista) numero 36, i primi lotti commercializzati con le stesse ruote in metallo della 179 e sono i modelli meno comuni. Successivamente furono montate le ruote della Matra Bagheera numero 21, uscita alla fine del 1973. Anche se non erano l’ideale, queste nuove ruote rendevano leggermente meglio, più larghe e più sportive rispetto a quelle della 179. Anche così, però, la Porsche 914 Le Mans faceva ben magra figura e i più esigenti dovettero farsene una ragione, a meno di…

Ecco cosa poteva venir fuori montando i cerchi della Carrera RS numero 24 sul Solido numero 36. Un ottimo effetto, che almeno in parte compensava quegli striminziti passaruota di serie

…a meno di non cannibalizzare la Carrera RS numero 24, commercializzata dalla primavera del 1974! La Carrera disponeva di bei cerchi Fuchs della nuova generazione Solido, ossia con la ruota stampata insieme alla gomma e la pastiglia centrale in plastica cromata.

Un modo elegante di conciliare l’estetica con la permanente esigenza della “giocabilità” in un periodo in cui le ruote veloci avevano malamente contaminato l’intera produzione di Corgi, Dinky, Norev, Politoys, Mebetoys e chi più ne ha più ne metta. I cerchi Fuchs, dunque: non dovettero essere proprio pochissimi i collezionisti che tentarono un’operazione tutto sommato semplice. La Porsche 914 Solido con i cerchi della 911 Carrera RS guadagnava enormemente, tanto da non sembrare quasi più la stessa 914 strettina e mingherlina. Anzi, con i gommoni della 911 l’assenza delle estensioni dei parafanghi non dico che non colpisca più (perché quello che non c’è non si può inventare), ma l’aspetto generale è molto più convincente.

Le ruote sono state opportunamente scartavetrate per dare loro una parvenza meno plasticosa. Notare che il fondino della numero 36 era esattamente quello della 179, senza modifiche o aggiunte di numerazione

Perché Solido non fece mai un’operazione di questo tipo? Probabilmente per mere ragioni tecniche. L’esigenza di dotare la 914 competizione di ruote un po’ meno improbabili rispetto a quelle del modello stradale lo sentirono pure loro – e difatti, non appena possibile, presero i pezzi della Bagheera – ma non si spinsero mai fino a impiegare i Fuchs della 911 perché questo avrebbe implicato una serie di problemi pratici.

Posto che le ruote in un modello dovevano girare, sulla 914 i Fuchs avrebbero potevano andare tutto sommato abbastanza bene davanti, ma dietro restavano parecchio bloccati. Di modificare gli stampi non se ne parlava e quindi la 914 continuò la sua vita, fino al 1978, con le ruote della Matra.

Anche se nelle foto non si nota, sulle ruote sono stati dati a pennello dei minuscoli tocchi di rosso, presenti sulla vettura reale. Con i cerchi Fuchs mutuati dalla Carrera Solido numero 24 l’assetto assume una grinta tutta diversa

L’esemplare di queste foto è un’elaborazione dell’epoca, cui sono state fatte anche alcune altre piccole modifiche. Non è escluso che qualche negozio, magari dell’area parigina, proponesse delle piccole serie di Porsche 914 Le Mans 1970 dotate dei cerchi Carrera RS. In altri casi modelli di fedeltà ancora maggiore rispetto alla 914 si sarebbero meritati ruote che magari Solido aveva in catalogo ma che per un motivo o per l’altro non furono mai impiegati.

Del resto, lo si è detto: il collezionista ha il proprio modo di ragionare, e un marchio generalista, impegnato a fabbricare e smerciare un numero quanto più alto possibile di pezzi, non ha né la voglia né il tempo per avventurarsi in troppi virtuosismi.

Aggiornamento del 24 luglio 2024: al seguente link potete leggere di un altro esemplare molto simile a quello fotografato in questo articolo: https://pitlaneitalia.com/2024/07/24/porsche-914-6-le-mans-1970-elaborazione-su-base-solido/

4 pensieri riguardo “Modelli del passato: Solido Porsche 914/6 Le Mans 1970

  1. Buonasera

    Riuscite a immaginare un mondo (non solo quello musicale…) senza i Beatles?

    Qualcuno, partendo da questa idea, ha realizzato un film…

    Ecco la Solido è proprio come i Beatles, è impossibile concepire il mondo attuale dell’autocollezionismo e dell’automodellismo in scala 1/43, prescindendo dal marchio francese, tale è stato e continua ad essere il suo apporto.

    Per questo ne continuiamo a discutere.

    Credo che nessun altro marchio (per quanto dinamico e qualitativamente superiore) sia riuscito a incidere tanto.

    Poi si può anche criticare… liberissimi, ma sempre pensando al contesto storico ed alla stessa natura dei modelli, una via di mezzo tra un giocattolo (economico se vogliamo) ed un oggetto da collezione.

    Ultimamente proprio qui su Plit si è tornato a discutere di Spark, ecco, anche Spark ha rivoluzionato, a suo modo, il mercato e l’approccio al collezionismo, però, al contrario di quanto fatto da Solido, è una rivoluzione che non lascerà un’eredità, non sta creando una schiera di futuri appassionati, sta solo chiudendo un ciclo

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  2. Grazie a tutti per i commenti. Parlare dei Solido ci appassiona, ed è per questo che lo facciamo spesso, qui su PLIT. E, sia detto a latere, in generale tutti gli articoli su questo marchio ricevono sempre un sacco di visualizzazioni, segno che l’argomento è ben lungi dallo stancare. Del resto le possibilità di affrontare un tema come quello di Solido sono tali e tante che si riesce sempre a dire qualcosa di nuovo o almeno di potenzialmente interessante per molti lettori.

    Spark non esisterebbe senza Solido. Volendo riassumere al massimo un concetto-base per il nostro settore, è anche per questo che parlare di Solido significa necessariamente riallacciarci al moderno per dare anche a ciò che avviene intorno a noi un’interpretazione argomentata. Tornando a Spark, ormai anche il marchio di Ripert il suo quarto di secolo ce l’ha, e quindi è verosimile che ormai molti collezionisti di Spark non siano più legati – anagraficamente e culturalmente – al portato dei marchi anni ’70 e ’80. Se infatti i primi collezionisti Spark erano dei nostalgici del kit montato, e conseguentemente anche del Solido trasformato, oggi abbiamo i collezionisti “nativi”, che quando Spark ha cominciato andavano poco più che all’asilo o magari non erano neanche di questo mondo. La storia va avanti, la ruota gira e le generazioni sorgono e tramontano coi loro miti, i loro sogni e le loro idee. Ma, umilmente, lo scopo di un sito come il nostro è anche quello di continuare a mettere in evidenza certi legami che col tempo sarebbero destinati a smorzarsi nella memoria di tutti.

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