Marchi del passato: la P Model

testo e foto di Marco Nolasco

Nel n. 5 del 1972 di Quattroruotine il corrispondente dal Portogallo J.L. Uhlfelder, che, essendo di origine tedesca, aggiorna i lettori della rivista anche sulle novità automodellistiche della Germania, annuncia l’uscita imminente di quello che dovrebbe essere il primo speciale tedesco, un kit in metallo della Mercedes 170V del 1935 (la W136), al costo di 35 DM, su iniziativa di un appassionato tedesco.
Nel numero successivo Uhlfelder presenta “…una foto della Mercedes 170, di cui vi ho già parlato la volta scorsa. Ricordo che è un modello 1:43 pressofuso (sic) di limitata produzione e venduto da montare…”. La didascalia della foto ribadisce che si tratta di un modello in zamac, ma ovviamente è invece un bel pezzo di piombo… Nel primo numero del 1973 Ugo Fadini, nella sua rubrica sugli speciali, annuncia questa Mercedes tra le novità e ne attribuisce la paternità a Bernd Schultz. Giudica il modello di qualità (e prezzo) superiore ai John Day. Tra l’altro Bernd Schultz diventerà corrispondente da Francoforte di Quattroruotine dal n. 3 del 1973, ma non mi è chiaro il ruolo che Fadini gli attribuisce in questa iniziativa. Nel n. 5/1973 di Quattroruotine, nella rubrica “Panoramica” dedicata alle novità, compare il nuovo marchio P Model, in relazione al quale si legge: “Il successo ottenuto un anno fa dalla Mercedes 170, che ha avuto l’unico difetto di essere stata prodotta in pochissimi esemplari (400), ha incoraggiato il fabbricante tedesco (e anche questo non mi torna…) Ottenheimer a lanciarsi in una nuova impresa.

Ecco infatti apparire il secondo esemplare della serie, rappresentato dalla Adler Trumpf Junior 1937; questo nuovo “speciale” verrà costruito, a quanto si dice, in soli 500 esemplari, di cui il 10% riservato all’ Italia… è venduto tramite un collezionista italiano e il suo prezzo, già montato, è di lire 11.000 più 500 lire di spese. Dagli inserti pubblicitari sulla rivista, di cui allego una foto (gallery in basso, ndr), si deduce che il collezionista in questione era Marco Bossi. Questa Adler verrà recensita da Ugo Fadini nel n. 6/1973…”

Le caratteristiche, scrive Fadini, non si discostano da quelle della Mercedes 170V che l’ha preceduta, però la fusione è molto migliore e lo spessore del metallo è diminuito. Si tratta, come noto, di modelli realizzati da John Day”. Nel n. 4/1974 il già citato corrispondente da Francoforte Berndt Schultz annuncia il terzo modello della serie, una Maybach, prevista per settembre 1974, ma attribuisce l’iniziativa allo svizzero (e qui ci siamo) Peter Ottenheimer e non fa cenno alcuno ad un proprio ruolo nell’iniziativa1. E infatti Quattroruotine, nel n. 6/1974, annuncia l’uscita della Maybach Zeppelin 1931 di P Model, venduta a 15.000 lire in kit e a 20.000 montata. Per quanto ne so è l’ultimo modello della marca e fu realizzato da Auto Replicas. Sopra, una foto anche di questa Maybach.

All’epoca inseguivo tutte le novità, quindi comprai la Mercedes in kit, a 6.000 lire, e l’Adler già montata a 13.000. Qualche commento su entrambe:


-Mercedes 170 V. La vera esce nel 1936 e viene prodotta fino al 1955. Non subisce grandi variazioni, ma nasce senza cofano del baule, che compare solo nel 1950. Il P Model ha invece il cofano quindi riproduce la versione del 1950, anche se è dichiarata 1935. Io però ho anche un Vitesse sempre in versione 1950 con, quindi ho modificato il kit eliminando il cofano posteriore per diversificarlo, cioè ho stuccato la scanalatura e limato maniglie e cerniere.

Come scrive Fadini gli spessori sono notevoli e ho cercato di ridurli, almeno nella zona dei montanti dei finestrini. Sia questa Mercedes che la Adler montano ruote interamente metalliche, come i primi John Day.


-Adler Trumpf Junior 1E 1937. Fadini dice che la fusione è migliore e gli spessori sono ridotti. il secondo punto è sicuramente vero, ma la fusione, almeno nel mio esemplare factory built, mi lascia un po’ perplesso. Come forse si vede dalle foto la superficie è piuttosto irregolare  e la verniciatura apparentemente senza fondo non aiuta a nascondere la polvere sotto il tappeto.

Il modellino è anche troppo grande, circa 1/41 al passo e anche di più sulla lunghezza. Di seguito le due versioni della vera Mercedes e della vera Adler. La Mercedes è stata verniciata in un grigio chiaro simile ad uno disponibile all’epoca per uscire dalla monotonia del nero, comunque il colore di gran lunga più diffuso per queste vetture nel mondo reale.

  1. Nota di David Tarallo: nel numero 19 (marzo 1979) di MA Collection, Michel Sordet pubblica una retrospettiva sui modelli Mercedes in scala, ma non c’è traccia del P Model. ↩︎

2 pensieri riguardo “Marchi del passato: la P Model

  1. Non ho la monografia sulla Mercedes, però Ma Collection cita la P Model e i suoi tre modelli, conferma che Mercedes e Adler sono opera di John Day e la Maybach di Barry Lester e considera il marchio svizzero, patrocinato da Peter Otteheimer di Zurigo.

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