Rinasce il marchio Polistil

di Riccardo Fontana

E così rinasce il marchio Polistil: di quello che si preannuncia come l’evento a tema automodellistico più importante di questo ancor giovane 2025, si potrebbero dire molte cose – e praticamente tutte positive – ma quella che sovrasta ogni altra considerazione è la quasi certezza di trovarsi di fronte ad una mossa commerciale azzeccatissima da parte del Gruppo Carmodel e di Carlo Pretaroli che ne è il capitano, che è stato capace di sfruttare in maniera decisamente costruttiva i tanti contatti in estremo oriente sviluppati in anni di attività per riportare in auge un brand dalle potenzialità tutte da verificare certo, ma sicuramente grandi.

Da cosa nasce questa fiducia nella bontà dell’operazione Polistil?

In primis, occorre focalizzarci su ciò che saranno questi nuovi Polistil, e su come verranno prodotti e, soprattutto, proposti al pubblico: si tratterà di modelli completamente nuovi, realizzati in pressofusione, dotati di aperture, e da proporsi nelle scale 1:18, 1:64 e, successivamente, 1:43.

Non saranno cioè delle mere operazioni-nostalgia come le repliche Dinky Toys, Solido Club, e in ultimo Mercury e Corgi Toys, ma saranno il sapiente frutto della reimpostazione commerciale di un marchio storico, un po’ come avviene oltralpe per gli Otto-Solido moderni di matrice Ottomobile.

Un legame concettuale ed ideale con la produzione che fu dunque, potremmo quasi dire un connubio spirituale col tempo che fu, ma una cosa ben distinta da una pura operazione-amarcord, con un piede e mezzo ben saldo nel futuro, e la cosa è perfettamente suffragata dalla scelta della scala principale, l’ormai onnipresente 1:18, che negli ultimi anni si è espansa a macchia d’olio sia tra gli appassionati che tra i produttori, e che ben poco ha a che vedere con la produzione storica Polistil, nonostante qualcosa con l’ultima produzione marchiata Tonka ci fosse stata anche in questo senso.

La cosa è decisamente interessante per un motivo principale, che cercherò di spiegare in termini assai semplificati quando di semplice in realtà ha ben poco, ed è principalmente legata alla “particolarità” intrinseca dei collezionisti di modelli in scala 1:18: il collezionista in scala 1:18 è sì esigente, ma in una maniera diversa da quella tipica di un collezionista di modelli obsoleti o di modelli speciali, o anche solo di modelli resincast in scala 1:43.

Il collezionista di 1:18 è un individuo poco o nulla adepto al mondo dell’automodellismo “puro”, quanto piuttosto legato al mondo automobilistico reale, con predilezione per soggetti non prettamente mainstream: tanto per fare un paio di esempi in ordine sparso, meglio un’Arna TI (o una Renault 11 Turbo, per la Francia) che un’Alfa Romeo 33 TT12 (o una Matra MS 650, sempre per la Francia).

Il collezionista di 1:18 ha ben poco interesse (eufemisticamente) per chi realizzi i modelli che compra, per come li realizzi, e per dove li realizzi: se le ruote girano (e magari sterzano e sono molleggiate), ci sono delle aperture, e “si sente il peso” tanto meglio.

Non c’è quindi un vero e proprio interesse per chi costruisca i modelli di per loro, e questo nonostante il recente attaccamento ad alcune realtà più o meno recenti – anche di matrice italiana – che dell’1:18 sono un po’ diventate la bandiera, certo però che il peso di un marchio così importante ed emozionale come può essere Polistil, unito a caratteristiche come la produzione die-cast e le aperture, potrebbe certamente richiamare una (molto) maggior folla di collezionisti rispetto magari ad altre produzioni assai valide dal punto di vista costruttivo e di prototipazione, ma dal brand molto meno altisonante per non dire oscuro ai più: chi infatti, tra coloro che, ormai ben oltre la cinquantina per non dire della sessantina, colleziona gli 1:18 di ultima generazione non ha giocato coi Polistil da bambino?

Ed ecco che, proprio in questo, sta la magia dell’operazione Polistil: giocare sul fattore emozionale su un pubblico comunque vasto, per dare del valore aggiunto ulteriore a modelli che, per quanto riguarda le produzioni riconducibili a Carmodel, sono comunque ottime e gestite da persone – occidentali – molto capaci ed estremamente scrupolose ed appassionate.

Se questa carta sarà giocata bene, non mi sento di escludere tempi foschi per un certo modo di intendere l’1:18, ma tutto starà, come detto, nella sapienza di gestione di questa grande e bella opportunità.

Da parte mia, mi sento solo di augurare un genuino in bocca al lupo alla rediviva Polistil ed ai suoi nuovi animatori.

7 pensieri riguardo “Rinasce il marchio Polistil

  1. Anch’ io mi sento di augurare il meglio per l’ iniziativa commerciale intrapresa da Carlo Pretaroli, che ho avuto modo di conoscere e che mi ha colpito per la competenza e la passione che mette nella sua attività. Spero soltanto che l’ offerta Polistil non sia incentrata esclusivamente sulla scala 1/18 ma guardi anche all’ 1/43. Inoltre, penso non ci sarebbe nulla di male se una piccola parte della gamma si focalizzasse sulla riproduzione di vecchie Polistil, magari per i nostalgici del Marchio… In ogni caso, mi sembra che la notizia del ritorno di Polistil sia una boccata d’aria in un mercato spesso asfittico e privo di slanci creativi.

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      1. Personalmente non ci vedo nulla di positivo, nel senso che dal punto di vista emozionale la notizia mi lascia del tutto indifferente. E’ positivo il fatto che venga riesumato un marchio del passato per una produzione che con quel passato non ha assolutamente nulla a che vedere? L’unica cosa che posso riconoscere è che a livello di marketing si tratti di un’operazione brillante, che farà leva sui ricordi e sulle suggestioni di una certa fascia di pubblico. Al netto di questo, la cosa mi mette anche un po’ di tristezza. Auguro a Carmodel tutto il successo in questa iniziativa, ma sono convinto che ne avrà, perché l’operazione è stata ben studiata e ha tutte le basi economiche per riuscire.

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        1. >Auguro a Carmodel tutto il successo in questa iniziativa, ma sono convinto che ne avrà,

          >perché l’operazione è stata ben studiata e ha tutte le basi economiche per riuscire.

          Mi riferivo proprio a questo, avrei dovuto forse precisarlo. Neanche a me il marchio Polistil dice molto (da ragazzo compravo solo Solido e pochissimo altro), però la nascita di un nuovo marchio (che sia Polistil o Vattelapesca non cambia molto) la vedo come un fatto positivo. Non si vive di soli Spark, limitandosi alla produzione moderna.

          Riccardo dice bene, il panorama è un po’ asfittico; OGNI novità è quindi positiva. Poi andrà verificata l’effettiva bontà del progetto, ma questo è un altro paio di maniche…

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          1. Elio, forse sono io ad essermi espresso male. A me il marchio Polistil dice moltissimo ma è proprio per questo che una ripresa in chiave moderna su prodotti in 1:18 e made in China (due fattori che detesto) mi lascia per lo meno indifferente. L’operazione è prettamente un fatto di marketing, per avere una carta in più rispetto a una concorrenza che peraltro non ha i mezzi economici di una Carmodel e i risultati saranno sicuramente buoni per Carlo e per la sua equipe.

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            1. >su prodotti in 1:18 e made in China (due fattori che detesto)

              David, su questo sfondi una porta aperta, con me…

              L’1/18 in casa mia non ha mai attecchito e quanto al made in China, vabbe’…

              Tra l’altro ho pure dei motivi personali per non amare molto (eufemismo) ciò che riguarda quella parte del mondo…

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