24 Ore di Le Mans 2025: the yellow submarine, è una bella storia

Puntualmente, tornato da Le Mans, a prescindere da chi vinca, ti tocca leggere sui social le becere gazzarre di tifosi che se non altro in pista non ci vanno mai. Altrimenti saprebbero che il pubblico dell’endurance non è fatto da talebani coi paraocchi ma da appassionati che applaudono sempre e comunque chi merita. E posso assicurarvi che dopo che la Ferrari 499P numero 83 ha tagliato vittoriosa il traguardo dell’edizione 2025 della 24 Ore di Le Mans, i fan di Toyota, Porsche, Cadillac, Peugeot o Alpine hanno salutato con uno spontaneo applauso il passaggio di Robert Kubica.

Sarà perché è facile per un non tifoso restare un po’ defilato dalla mischia. “Un giornalista”, dicevano i miei vecchi maestri quando iniziai nei primi anni ’90, “non deve essere di parte. Non può e non deve dire per quale squadra tifa”. L’esempio era riferito al calcio, ma si poteva applicare a qualsiasi altro sport. Poi sono venuti di moda i giornalisti tifosi ma quelli continuo a non capirli perché tutto sommato vengo da un’altra epoca anch’io.

Quella del sottomarino giallo – così chiamano la Ferrari 499P “privata” di AF Corse – è stata una bella storia. Ecco perché, da simpatizzante Porsche, riconosco che chi ha scritto la trama della 24 Ore del 2025 ci ha visto bene. E’ un successo che premia una vettura che al momento è la più competitiva del lotto, e anche la più affidabile, lasciamo perdere per un momento come e perché. Ma la superiorità della Ferrari nei confronti della concorrenza si è fatta sempre più evidente, soprattutto con la stagione 2025.

Sono passati 60 anni dal successo dell’ultima Ferrari privata, la 250 LM del NART che vinse nel 1965. Fino al 2023 era stata anche l’ultima vittoria Ferrari in assoluto, prima dell’esordio della 499P. Del resto la storia dell’endurance è caratterizzata da periodi ben determinati, con vetture che si sono prese tutto con l’autorità di chi non ammette repliche. L’Audi R8 o la Porsche 919 sono un paio tra gli esempi più recenti.

Kubica se lo meritava. E’ un premio ad una carriera che a un certo punto sembrava destinata a interrompersi senza appello. Me lo ricordo una volta in aeroporto a Firenze, magrissimo e ai limiti della depressione. Ha guidato tanto, e ha guidato in maniera perfetta. Del resto anche l’anno scorso, a Le Mans, aveva mostrato ciò di cui era capace. E se lo sono meritato anche Ye e Hanson, due ragazzi tra l’altro molto semplici e simpatici con i quali ho avuto la fortuna di passare del tempo in questi giorni. Ye, che compie tra l’altro gli anni oggi, e quindi gli facciamo gli auguri, è arrivato giovanissimo in Francia e proprio a Le Mans ha abitato e studiato. “Da casa mia – mi diceva – vedevo il Tertre Rouge e pensavo che sarebbe stato bello correre un giorno la 24 Ore”.

La vittoria della 499P numero 83 rappresenta la variabile bella, in un mondo fin troppo piatto e scontato. E la prestazione dei tre piloti della AF Corse mette ancora più in risalto il valore sportivo dell’equipaggio secondo classificato, Vanthoor/Estre/Campbell, che hanno spremuto la 963 come un limone con un ritmo infernale e senza il supporto delle altre Porsche.

Il loro secondo posto non è una sconfitta, è una dimostrazione di eccezionale concentrazione e bravura. Terminare davanti alle altre due Ferrari non era per niente scontato. Se si iniziano a leggere i risultati in questa chiave, si smette forse di essere accecati dalla smania di parte per apprezzare tutto sommato un evento sportivo nella sua interezza.

L’impresa della numero 83 resterà. Resterà il caso tutto sommato anomalo, con un numero inatteso che esce dalla roulette. Certo, non possiamo parlare di outsider, come avvenne ad esempio nel 1979, nel 1991 o nel 1995 ma qualcosa di sorprendente e di eccitante resta. Ti aspetti le rosse e arriva la gialla, che fa tanto Ecurie Francorchamps. E non è già una bella storia questa? Negli anni ’80 avremmo firmato per avere un elemento di questo tipo nelle tante gare del Gruppo C con trenta Porsche 956 tutte uguali. Bei tempi, per carità. Ma questi saranno ricordati con la stessa nostalgia.

4 pensieri riguardo “24 Ore di Le Mans 2025: the yellow submarine, è una bella storia

  1. Ciao David, quello che dici degli appassionati dell’Endurance è vero ma io ricordo cosa successe nel 2016, quando la Toyota perse la gara all’ultimo giro. Ero in tribuna e si alzò un’ovazione generale a favore della Porsche, un’esplosione di gioia, commissari compresi. Nessuna pietà. Nei box degli sconfitti ho toccato con mano il dolore, lo smarrimento, le lacrime di tutti. Quella volta la sportività non c’è stata.

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    1. Non ho detto che esultare non vada bene. La gara finisce alla bandiera a scacchi. Quello che non sopporto è il tifo calcistico e la mancanza di obiettività che emerge dai social. La Porsche stessa, dopo la vittoria del 2016, dimostrò grande sportività nei confronti della Toyota.

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  2. Quanto mi fanno piacere le tue parole, David.
    Negli ultimi giorni, ho, temporaneamente, smesso di seguire il profilo di un conoscente comune, per evitare leggere scambi di battute degni dei più beceri ultras pallonari: che vedono tra i protagonisti, triste a scriversi, anche un pilota brianzolo, impegnato nei monomarca Porsche.
    Di questa 24 Ore, ricorderò a lungo lo sguardo di Robert Kubica, negli ultimi km di gara: la serenità dei suoi occhi, mentre la tensione si tagliava con il coltello, mi ha ricordato Christian Bale/Ken Miles in “Le Mans 66.”

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