Quella Porsche 930 Gruppo B con la guida a destra

La piccola (o piccolissima) aneddotica può essere estesa a dismisura anche nei paralleli fra storia e modelli, certo a rischio di diventare noiosa. Speriamo comunque che queste noterelle marginali – e un po’ balneari – riescano almeno in parte a interessare voi affezionati frequentatori di PLIT.

I modelli di Bruno Alinand si amano per quello che sono, per le storie che riescono a raccontare. Le sue elaborazioni più famose riguardano le Porsche degli anni precedenti, ma anche le 934 e le 930 sono ben rappresentate

Sapete tutti come le GT sparirono o quasi dall’endurance nei primi anni ’80, all’alba della regolamentazione del Gruppo C. Le Gruppo 4 continuarono ad essere ammesse nel 1982, così come le Gruppo 5 e 6, e questo per rimpinguare gli schieramenti ancora piuttosto asfittici dopo che il Gruppo C era entrato ufficialmente in vigore all’inizio della stagione dopo anni di proclami trionfalistici.

La Federazione Internazionale aveva pensato a un rimpiazzo anche per i vecchi Gruppi 4, ammettendo al Mondiale endurance vetture omologate in Gruppo B, che era diventata la regolamentazione di base nei rally. La Porsche pensò ai clienti sportivi, approntando una versione da pista della 930 Turbo col motore 3,3 litri. Tra parentesi, fu proprio una di queste macchine a permettere alla Porsche di vincere il mondiale 1982, grazie a una decisione quantomeno discutibile ai danni di Jean Rondeau maturata col silente beneplacito di Balestre, ma questa è un’altra storia.

La rete al finestrino era resa obbligatoria dal regolamento IMSA. La vettura si riconosceva anche per i fermi del lunotto posteriore. I cerchi erano dei BBS autoventilanti con la borchia piatta e non a cono

Tra le poche 930 Gruppo B che si videro nel Mondiale in quegli anni ce ne fu una preparata da un team inglese, il Charles Ivey Racing, che aveva la particolarità della guida a destra. La si vide a partire dal 1983, con una carrozzeria bianca e qualche dettaglio in rosso fluorescente. Alcuni ricorderanno sicuramente il kit realizzato da Fabrizio Pitondo.

Rimettendo a posto dei modelli realizzati da Bruno Allinand su base Solido è saltata fuori questa 930, protagonista di quelle strane stagioni del Gruppo B, in cui non è che si vedesse gran che d’altro: alcune BMW M1 ex-Gruppo 4, la coraggiosa Porsche 928S di Boutinaud e arrivederci (le Porsche 911SC gareggiavano grazie al passaporto IMSA).

La 930 IMSA britannica accanto a una più classica 930 Gruppo B, sempre di Le Mans ’84, la vettura iscritta da Claude Haldi, anch’essa elaborazione di Allinand su base Solido. Sullo sfondo, un po’ casualmente, una Cougar e una Spice Gruppo C tipiche degli anni ’80 (DAM e JPS)

Charles Ivey costruì la propria 930 da una serie di pezzi separati, utilizzando quello che gli veniva sotto mano, fra cui appunto un telaio con specifica inglese. Guida a destra, dunque, e tergicristalli rivolti a destra (sul modello che vedete in foto, che ha i vetri della Porsche 934 di Solido, i tergi sono quelli della guida a sinistra, ma tant’è).

Dopo una stagione in Gruppo B impreziosita dalla vittoria di Gruppo B a Le Mans con 4 giri di vantaggio su un’altra 930, quella di Georg Memminger, la squadra britannica decise di cambiare un po’ le carte in tavola preparando la vettura in classe IMSA-GTO, ammessa dal regolamento.

La preparazione concessa, meno restrittiva, permise di montare un paraurti stile 934, più efficiente dal punto di vista aerodinamico rispetto a quello della 930. Il peso minimo veniva ridotto e grazie ad alcuni pezzi speciali Kremer il motore poteva erogare fino a 400 cavalli, una quarantina in più della configurazione Gruppo B. Altra apparizione a Le Mans, stavolta con una carrozzeria in uno smagliante Guards Red. Pilotata dai britannici Paul Smith, David Ovey e dall’americana Margie Smith-Haas, la 930 rossa abbandonò dopo 146 percorsi a causa di una perdita d’olio.

Le classi GT stavano tramontando definitivamente nell’endurance FIA, e anche i piccoli team decidevano via via di investire nel Gruppo C2 piuttosto che proseguire nel completo anonimato con auto che nessuno sembrava più apprezzare. La 930 con la guida a destra venne venduta nel 1985 a John Piper, che la utilizzò alcune stagioni nelle serie britanniche. Un restauro intorno al 2001 la riportò nella livrea di Le Mans 1984.

Ed è certo che ben pochi si sarebbero immaginati, in quella metà degli anni ’80, che la gloriosa 911 sarebbe un giorno tornata grande protagonista delle gare endurance. “La fin d’une époque”, com’era scritto sul cofano anteriore della SC di Raymond Touroul che prese parte alla 24 Ore di Le Mans 1985, era in realtà soltanto un arrivederci.

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