Testo e foto di Riccardo Fontana. In redazione David Tarallo
La Fiat 131 Abarth Rally è un’auto che ha bisogno di poche presentazioni: è stata l’antitesi “popolare” della bête-à-gagner, la meravigliosa Stratos, vincendo tre campionati del mondo e facendo la storia della specialità. Non era la macchina più potente, neanche tra le auto convenzionali: la magnifica Ford Escort RS 1.8, coi suoi motori presi direttamente dalle March e dalle Lotus di Formula 2, era molto più potente, ed anche più robusta e maneggevole, ma la 131 era più raffinata tecnicamente, tecnologicamente avanzata, e portata in corsa da grandissimi piloti, oltreché “curata” da quel crogiolo di fenomeni che è sempre stata l’organizzazione Fiat-Abarth.

Ixo negli ultimi tempi sta puntando decisamente sulla tematica Rally, proponendo prodotti di qualità più che buona ed esplorando scale come l’1:24, una realtà finora relegata quasi esclusivamente al mondo degli speciali o dei kit in plastica, ma che per chi scrive rappresenta un bellissimo compromesso tra dettagli, ingombri, e gradevolezza del modello. Dopo essere apparsa a giugno 2020 nelle edicole italiane in versione Montecarlo 1980, la 131 Abarth è ora disponibile anche a marchio Ixo, per il momento solo in versione Acropolis 1978, nelle due versioni di Walter Röhrl, vincitore, e Markku Alen, secondo classificato. Il modello presenta alcune differenze rispetto a quello del Montecarlo 1980: innanzitutto, cambia la parte posteriore, in cui le luci passano dall’essere quelle grosse della versione Supermirafiori, a quelle piccole della 131 prima serie. Ixo ha dimostrato di aver operato una scelta intelligentissima nell’ingegnerizzazione di questi modelli: la scocca è uguale, ma tutto il pannello verticale di coda è stampato separatamente, in modo tale che sostituendolo si possono ottenere le due versioni senza implementare due stampi completi differenti. Decisamente un ottimo compromesso tra contenimento dei costi e fedeltà di riproduzione. Il modello appare molto curato, e nonostante la fascia di prezzo piuttosto contenuta (è reperibile, nei giusti canali, a meno di 30€) presenta dettagli rimarchevoli, come la placchetta col codice Abarth dell’esemplare impiegato in corsa (Gxx), G31 nel caso dell’auto di Rohrl in esame, che risulta oltretutto storicamente corretto, e i ganci di traino anteriori e posteriori, molto belli e curati. Certo, ci sono anche dettagli decisamente “economici”, come l’antenna, piuttosto brutta e tozza, e le cinture di sicurezza in decals.



Dettagli difficili da accettare al 100% su dei (bei) modelli in scala media, ma che sono facilmente ovviabili da chiunque, regalando anche divertimento e un certo gusto per l’elaborazione ormai perduto, che fa quasi tornare ai tempi dei vecchi Solido del tempo che fu. I sedili di pilota e navigatore sono giustamente diversi, come diverso è il loro posizionamento, e l’assetto è buono, forse solo leggermente basso data la gara su sterrato “brutto” (si fa notare che l’assetto da asfalto della versione edicolosa del Monte 1980 era perfetto). Ruote: ottime, e giustamente differenziate tra avantreno e retrotreno, pur con un grosso “ma”: è pur vero che in questa gara i 31 ufficiali montavano ruote posteriori più larghe e con una foggia diversa, ma le ruote anteriori hanno un disegno decisamente sbagliato. In pratica, Ixo ha prodotto dei bellissimi cerchi, molto ben definiti e proporzionati, ma perfetti per la “vecchia” 124 Abarth, e non per la 131. Ok le ruote posteriori, come anche il disegno del battistrada, e la relativa spalla de



gli pneumatici. La carrozzeria ha proporzioni molto buone, e restituisce benissimo l’idea dell’auto reale. Personalmente, ho un unico dubbio riguardante lo sviluppo dello spoiler anteriore, ma onestamente non so decidere se di vero errore di interpretazione si tratti, o piuttosto di mia abitudine decennale alle forme della 131 Esci/Italeri, che è abbastanza diversa in quella zona. La decorazione è molto buona, anche se i font utilizzati per le targhe sono palesemente errati, come d’abitudine degli ultimi tempi, anche per prodotti molto più “aristocratici”.



Ultimo neo che mi sento di segnalare: a volte, può capitare che tergicristalli e chiusure del cofano posteriore non vadano a contatto con le superfici di vetro e cofano, ma sono diretti facilmente ovviabili (e spesso riscontrabili anche su Spark in scala 1:43 dal costo più che doppio).



Un modello da comprare? Mi sentirei di rispondere di sì: il fatto che la scala 1:24 a livello di modelli “pronti” sia un terreno quasi del tutto vergine da un fascino particolare a questi modelli, e bisogna dire che la cura che Ixo mette nella ricerca dell’esattezza storica di questi modelli a seconda della gara è assai rimarchevole: è una cosa che si è vista molto di rado tra i produttori di diecast (e, per i Rally, anche tra i colossi del resincast… A buon intenditore…), e vedere impegno nell’esecuzione dei modelli, soprattutto se apparentemente senza troppe pretese, fa sempre estremamente piacere. Ixo ha evidentemente dei capi progetto per il settore Rally molto appassionati e competenti, e i risultati si vedono anche in questa nuova scala 1:24. Se il livello è questo e verrà ricalcato quanto già proposto negli anni in scala 1:43 e, parzialmente, 1:18, si prospettano tempi foschi per i produttori “di massa” di kit in plastica e resina.








Molto belle 🙂
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Ciao Riccardo il tuo “pezzo” lascia una questione irrisolta: conviene ancora ammattire con il montaggio di un kit?
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Risposta: no.
O almeno, dipende da che macchina vuoi fare e da come la vuoi fare.
Vuoi una Celica GT-Four ST 185?
Cerca una Tamiya e costruiscila.
Vuoi una Escort RS 1.8? Ixo a vita.
Vuoi una 124 Abarth o una Fulvia? Idem, che sennò hai solo dei kit in resina introvabili, costosissimi, e di fedeltà effettiva tutta da dimostrare.
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Ultima nota, generica ma penso utile: come in tutto, penso che l’equilibrio e la valutazione caso per caso siano d’uopo.
Ixo in questa scala sta facendo mediamente modelli meravigliosi a livello di linee generali e dettagli “macro” (tipo ruote, assetti, fari e livree), ma ciò non toglie che nel mezzo ci siano anche modelli completamente “ciocchi”. Vedi ad esempio la Celica ST 185, che è un qualcosa al limite estremo dell’inguardabile, o in misura minore la 037.
Altre, come tutti la genesi delle Delta, la 131, l’S4, la Stratos (perdio, finalmente!) 124 e tutte le “vecchiette” in generale, sono quasi dei sogni.
Bisogna sempre valutare, non comprare col paraocchi solo perché è della marca X o del modellista Y. Non sono prosciutti o vini, sono modelli, e come tali vanno trattati.
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E poi sono sempre elaborabili…
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Oltretutto… A breve ci sarà una compa tra Ixo 1:24 e kit corrispondente, tanto per dare un volto pratico a questa domanda
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