Testo e foto di Riccardo Fontana. In redazione David Tarallo
L’articolo sulla 131 Abarth in scala 1:24 della Ixo Models ha sollevato un interrogativo interessante, cui vale la pena di soffermarsi con qualche riflessione: vale ancora la pena “sbattersi” a montare un kit in scala 1:24 con l’arrivo sul mercato di modelli come questi? Argomento molto spinoso, la cui risposta più corretta da dare è la risposta universale che qualunque buon ingegnere darebbe ad ogni domanda: dipende. E davvero “dipende”, da molte cose, da ciò che si vuole ottenere, da quanto si è disposti a spendere, dalle proprie capacità modellistiche, dalla “fretta” di avere un oggetto (ri)finito al meglio da ammirare in vetrina. Sia come sia, il mercato lo fa la maggioranza dei suoi fruitori, e la “massa” degli appassionati di auto reali ha poche skills modellistiche (tradotto: non ha nessuna esperienza, e si “vive” il montaggio un kit con lo stesso spirito con cui affronterebbe un puzzle col figlioletto il pomeriggio dopo il pranzo di Natale, coi risultati che ben si possono immaginare).

Detto ciò, il meglio che possiamo fare è un confronto tra modelli della stessa auto, tra una Ford Escort RS 1600 Belkits, nella versione vincitrice al RAC 1972 con Roger Clark, e l’Escort di Timo Mäkinen prima al RAC 1974, proposta da Ixo. L’Auto (la “A” maiuscola è veramente d’uopo) prescelta è di quelle Leggendarie: l’Escort è stata una pietra miliare, robustissima, semplice, di fatto l’RS 1600 non differiva in nulla da una normale Escort 1.0 due porte, compreso il ponte rigido Atlas (lo stesso del Transit) e le balestre, però aveva sotto il cofano quel Cosworth BDA 2000 che stradominava l’Europeo di Formula 2 montato sulla Surtees di Hailwood o sulla March di Ronnie Peterson, e un ottimo cambio 5 marce. Un missile da 260 CV travestito da utilitaria, più potente di lei non c’era neanche la 911S, solo la Stratos lo era. Ad un primo sguardo neanche troppo approfondito, l’apparentamento tra il Belkits e l’Ixo appare già evidente: con le ovvie differenze dovute ai diversi metodi e materiali costruttivi, il modello è praticamente uguale, inutile girarci attorno. La cosa non deve scandalizzare: si pensi ai “rinomati” modelli Exoto delle F1 in scala 1:18, tutti palesi copie ridotte dei corrispondenti kit Tamiya 1:12 (di cui condividevano anche i difetti, vedasi le ruote larghissime della 312…

Le proporzioni e le forme (perfettamente azzeccate su entrambe) sono uguali, i dettagli fondamentali sono uguali (il traversino delle porte, in entrambi i casi stampato col vetro e non con la carrozzeria), il livello e l’esecuzione degli interni sono assolutamente uguali (cinture di sicurezza a parte, decals sulla Ixo, nobilmente in stoffa sul kit belga-cinese), i cerchi sono assolutamente identici, ma solo nel disegno: nel 1974, sulle Escort ufficiali debuttavano i Minilite da 14 pollici in luogo dei 13 pollici adottati in precedenza, e Ixo pur mantenendo lo stesso identico disegno del Belkits ha leggermente ingrandito i cerchi, con un ottimo effetto. Ancora una volta dunque, Ixo dimostra un’ottima cura dei dettagli, e i cerchi (pur non perfetti nel disegno) sono solo uno dei tanti esempi che si possono fare al riguardo: la fanaleria, stupenda, i paraspruzzi in gomma (tutti, e sull’auto originale erano molti), la guida a sinistra (non banale per un’Escort RS, il kit Belkits prevedeva la doppia scelta, molto intelligentemente), il tappo della benzina solo a sinistra ma l’imbocco del serbatoio presente anche sull’altro lato, tutte le caratteristiche insomma – e sono decisamente molte – che rendevano molto particolare l’Escort marrone del RAC 1974 sono state catturate con una precisione che, per un “modesto” modello industriale da meno di trenta euro, lascia interdetti, ma sicuramente stupisce molto in positivo.






Certo, i dettagli “economici” ci sono: la solita antennaccia in plastica “grossa”, e le placche del RAC giustamente in rilievo ma un po’ troppo spesse e “finte”, ma parliamo di davvero poca cosa. Il sottoscocca è decisamente semplificato e brutto rispetto a quello del Belkits: un blocco nero con gli organi meccanici appena abbozzati, figlio della semplificazione imposta dalla produzione industriale, cui però fa da contraltare un assetto perfetto. I ganci fermacofano sull’anteriore sono stampati in blocco con la scocca; nonostante ciò sono molto fini e fedeli e ben verniciati, senza sbavature: più economici di una fotoincisione, ma neanche così tanto più brutti. D’altro lato, quelli sul cofano posteriore, in plastica, sono decisamente brutti e grossolani: in questo caso vale l’idem che per la 131 Alitalia, nulla che un comune appassionato non possa rimediare divertendosi anche nel farlo. Di contro: quanti modellisti amatori sarebbero in grado di ottenere una verniciatura così bella dopo aver approcciato un Belkits? Assai pochi, fidatevi. Di Luca Cavicchi ce ne sono pochi, quasi tutti gli altri tirano a campare con dubbi risultati e tanti pasticci. Per altre considerazioni, si lascia spazio alle foto.


La nascita di “buoni” modelli diecast è sempre una pessima cosa per i kit, lo è stata la nascita di Vitesse e Minichamps per gli artigiani quasi trent’anni fa, e lo è quella di questi Ixo per i kit “da rally” in plastica. Ciononostante, ci sono ancora parecchi auto per i quali i kit, come fedeltà (o per il semplice fatto di esistere) surclassano l’equivalente (o inesistente) diecast, ed è per questo che la risposta alla domanda se ne vale la pena è: dipende.






Appendice
Misure basilari:
Lunghezza: Ixo: mm 164.8 / Belkits: mm 164.6
Altezza: Ixo: mm 53.7 / Belkits: mm 54.0 (la Ixo ha le ruotone, ma ha meno luce tra gomma e parafango, che è giusto viste le foto)
Larghezza: Ixo: mm 67,5 / Belkits: mm 67.8