“Da giovane studente bizzarro e dissoluto non andai mai d’accordo col piombo e col bismuto”. Ricordate la celebre Chimica in versi di Alberto Cavaliere? Andavo però abbastanza d’accordo col greco e col latino, tanto che la mia scuola mi spediva, puntualmente ogni anno insieme ad un mio compagno di classe ancora più secchione di me, al Certamen classicum Florentinum, una specie di Coppa UEFA dei licei toscani, dove in una domenica mattina di maggio dovevi tradurre in latino un brano di poesia o prosa greca, e anche commentarlo. Non è che fosse una passeggiata di salute, ma lo sforzo veniva buono anche per evitare le interrogazioni nel periodo di allenamento e di essere abbastanza certi di un “8” a fine anno scolastico in entrambe le materie. D’accordo. Una passione, per la letteratura classica, destinata a influenzare il corso della mia vita. Ma figuratevi a cosa pensavo quella mattina di maggio del 1989 arrivando alle Scuole Pie Fiorentine dei Padri Scolopi, che in quell’anno ospitavano la tenzone. Se avremmo avuto un brano di Eschilo, un inno omerico, un paragrafo di Erodoto o magari Luciano? No. Pensavo alla Porsche 962C Gruppo C SAT-Kremer montata dal Porsche Modell Club su base Starter. Vi è caduto un mondo addosso, eh? E invece le due cose non erano incompatibili, anzi. E in ogni caso i modelli mi erano oltremodo utili per sopportare il peso di cotante responsabilità in secolari licei che pretendevano da me quello che potevo dare ma di cui iniziavo a non capire più il senso. Il senso in una vita intera, s’intende. Poi magari l’avrei ritrovato ma allora non era così evidente. Torniamo alla Porsche. Iscrittomi al PMC un paio di settimane prima, alla vigilia del Certamen avevo ricevuto tutta la documentazione dell’attività del PMC. La storia forse la conoscete: in quel periodo, Renardy aveva montato per loro la 962C di Weidler del 1987, quella bianca con la parte posteriore celeste e blu (la vedete nell’immagine di apertura). Un sogno. E un sogno costoso, peraltro: 275 marchi tedeschi. Anche se eravamo ancora lontani dalla disastrosa svalutazione della lira dell’autunno del 1992, erano comunque una discreta cifra. Abbastanza a corto di finanze, riuscii ad accaparrarmi uno degli ultimi esemplari solo nel luglio del 1989 e vi assicuro che l’emozione che provai nel ricevere quel piccolo pacchetto che veniva da Ulrich Upietz nessuno degli analfabeti funzionali che si accapigliano sugli Spark oggi l’ha mai provata. Come faccio a saperlo? Ne sono sicuro e basta. Questi pensieri mi sono venuti in mente l’altro giorno ricevendo da Grand Prix Models un’altra 962C di Starter, stavolta Blaupunkt, montata dal loro “Studio”, come l’avrebbe fatta un Colin Fraser o un John Simons nell’Inghilterra anni ottanta.


La 962C SAT-Kremer originale fu venduta un bel po’ di anni fa e posso dirvi che qualche difetto ce l’aveva: fu ad esempio utilizzata una carrozzeria standard, mentre la vettura vera montava posteriormente i cerchi da 19”, che esigevano i passaruota con la “gobba”. All’epoca non ci si faceva caso. L’importante è quanto un modello ti faceva sognare, quante serate passavi a fantasticarci prima che ti arrivasse e dopo averlo ricevuto. E’ questa poesia che in generale mi pare si sia persa, anche se c’è ancora chi sa viverla. Renardy mi montò poi altre bellissime 962C SAT, in versione 1987 e anche 1986, con differenti schemi di livrea su base Romue.



Tramite il Porsche Modell Club riuscii ad entrare in contatto con diversi collezionisti tedeschi, altrimenti impossibili da rintracciare. Non tutto ciò che arrivava dai privati era il massimo della qualità, neanche per l’epoca, ma probabilmente ci si faceva meno attenzione. L’importante era avere qualcosa di particolare, difficile da trovare altrove. Il senso della collezione era anche la lunga caccia, per settimane, mesi e alla fine ti sentivi soddisfatto. In un gruppo di Spark-dipendenti ho letto qualche giorno fa un post di un tizio che ha messo un paio di foto di due modelli acquisiti di recente, due di quelle edizioni nazionali di cui molti vanno pazzi. Risposta di un altro Spark-dipendente: “Congratulations”. Congratulations?? E per cosa? Per essere andato sul sito di CK-Modelcars o di Cartima e aver inserito nel browser i dati della carta di credito?
Come già molte volte ho affermato, Spark è un po’ il McDonald’s dell’automodellismo.
Un fenomeno con parecchi aspetti incomprensibili o quantomeno poco lineari, forse destinato a spegnersi nel tempo, sostituito da altre realtà, com’è sempre stato nel tempo.
Il mondo è sempre più connesso, puoi comprare uno Spark in Sudafrica alle tre di notte e fartelo recapitare in due giorni.
Mi viene in mente un bellissimo sketch di Corrado Guzzanti di fine anni ’90: “con internet possiamo parlare con un abboriggeno dall’altra parte del mondo in tempo reale. Ma la domanda vera è: abboriggeno, ma io e te, checc*zzo se dovemo di?!?!”
Ecco, ciò per dire: c’è necessità di tutta questa interconnessione?
Io oggi ho trovato “live” una Ferrari 250 TdF M.R.F. Factory Built, nel negozietto di periferia tipo anni ’80 (e molti ne sopravvivono, questo ha addirittura appena aperto), ma la soddisfazione di questo ritrovamento nessuno Spark può branch lontanamente provocarmela
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Si, però… non svicolare David, come andò quel Certamen?
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Non vincemmo nulla, né io né il mio compagno di classe, così fummo contenti entrambi. Oggettivamente eravamo inferiori rispetto a certi mostri che sarebbero già stati in grado di sostenere un esame di letteratura greca o latina all’università. Ma furono delle esperienze bellissime, e in una delle due occasioni conobbi anche una magnifica ragazza.
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Si, però… non svicolare David, come andò quel Certamen?
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I was just like that David “hunting”. I went to Modelex in 1996 and saw more things than I ever dreamt of…my pocket was empty but I was happy. This was the start of the quest for kits, long deleted or even some built models.
The early days of the internet let me find out of production kits, like Horbra & PMC that I craved. They weren’t available easily, it took hours of searching but the feeling when I had a result…wow
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