Dobbiamo dire che la gamma 1:43 di Solido, rilanciata proprio quest’anno in occasione del 90° compleanno del marchio, ci piace molto. Vi proponiamo stavolta l’Alpina B10 Biturbo (E34), uscita da poco in rosso e in blu metallizzato.
Innanzitutto un po’ di storia: sulla BMW Serie 5 modello E34, l’Alpina lavorò parecchio. La prima versione elaborata fu la B10 3.5/1, basata sulla 535i. Presentata nell’aprile del 1988, la vettura aveva il 6 cilindri in linea da 3430cc che sviluppava 254cv. Prodotta in 572 esemplari fino al dicembre 1992, la 3.5/1 è la B10 più comune, o per meglio dire meno rara. Nell’agosto del 1989 l’Alpina tornò sul motore 3430cc della 535i con una versione biturbo, forte di 360cv per una velocità massima di 290 km/h e un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 5″6. La B10 BiTurbo restò in listino fino al marzo 1994, con 507 esemplari venduti. Per completezza dobbiamo citare altre tre E34 Alpina, molto rare: due basate sulla 540i con i V8 da 3982 e 4619cc e quella a trazione integrale, basata sulla 525ix, denominata B10 3.0 Allrad, con motore 6 cilindri da 2997cc, che fu pure l’ultima Alpina B34 a uscire di produzione, nel maggio 1996.
Onore a Solido per un’altra scelta fresca e originale: la gamma attuale 1:43 assomiglia sempre più a quella di OttOmobile in 1:18 (che ha fatto la Hartge H5 col V12…), in un alternarsi sempre avvincente di vetture sportive e/o particolari. Aspettiamo con impazienza la Peugeot 306 S16 o la 106 Rallye phase-2.



Le linee e le forme del modello sono riuscite, con una buona verniciatura e la decorazione applicata in tampografia. Per il prezzo richiesto (20-25 euro a seconda dei negozi o supermercati) si tratta di un prodotto che può fare la sua figura anche senza particolari migliorie supplementari. Anzi, noi consigliamo di lasciarlo così com’è, visto che quello che deve esserci c’è e se andassimo a toccare questo o quell’altro dettaglio rischieremmo di ritrovarci fra le mani un ibrido senza né babbo né mamma. Il modello ha un suo tutt’altro che disprezzabile equilibrio.



Ovviamente certi dettagli risentono dell’esigenza di ridurre il costo finale: citiamo ad esempio l’insieme dei vetri, non eccezionali né per trasparenza né per pulizia, né tantomeno per finezza. Buona definizione per i cerchi, anche se trovare un esemplare con la corretta centratura del marchio Alpina in tutte e quattro le ruote è un po’ un’impresa. Il livello di montaggio è più che accettabile, anche se i compromessi necessari possiamo notarli osservano molto da vicino la sistemazione calandra-fari (vedi la prima foto sotto): tracce di colla, imprecisioni di allineamento o altri piccoli difetti possono saltare all’occhio. Del resto questo non è uno Spark (non che gli Spark siano esenti da magagne, anzi) e quindi per 20 euro – e non per settanta o ottanta – ci si può anche stare.



Gli interni sono il trionfo del nero e anche se non ci fossero probabilmente non ce ne accorgeremmo. In ogni caso il dettaglio è sufficiente senza essere lussuoso. Altri particolari sono consoni al prezzo del modello, come le superfici degli specchietti verniciate in alluminio e non riflettenti o i tergi in plastica che secondo noi non sono neanche malaccio quando hanno forme più importanti rispetto alle vetture anni settanta-ottanta.
In conclusione, un modello da comprare senza troppe remore, robusto e simpatico. Sperando che non faccia la fine di certi Norev.