di Riccardo Fontana
“Mi dispiace Mick, smettila di fare i donuts. Mi dispiace, semplicemente non possiamo”.
“Va bene, ti voglio bene anch’io“.
Ciò è quanto si sono detti via radio Mick Schumacher ed Ayao Komatsu, il suo ingegnere di pista, a gran premio di Abu Dhabi appena terminato, quando Mick Schumacher stava facendo qualche capriola per salutare (definitivamente?) la sua carriera da pilota titolare in Formula 1.
Che dire… È difficile commentare qualcosa senza scadere nella trivialità, ma cercherò di provarci: il comportamento del team Haas è stato incommentabile (ecco, a tal proposito: che in una scuderia di F.1 non ci si vergogni neanche un po’ di uccidere la poesia in questa maniera è grave, mi sentirei di consigliare un bell’impiego al catasto di Hinwil invece del Motorsport, e non solo all’ingegnere di pista reo del team radio incriminato), ma ancora peggiore è stato il comportamento di Baby Schumacher.
Perché? Ovviamente non per le piroette (ho un’allergia tremens al termine donuts e a tutti i neologismi affini, perciò passatemi un sano e retrogrado “piroette”), quanto per la risposta che ha dato.
“Va bene, ti voglio bene anch’io”.
Esponiamo con calma la situazione: sei appena stato licenziato.
Stai allegramente “in cantina” al team principal del tuo ormai ex-team, vieni umiliato come l’ultimo degli scolaretti sfigati in mondovisione, e obbedisci con una frasettina buonista a metà strada tra un barbapapà e Winnie the Pooh?
Io, che non sono un pilota di F.1, così senza pensarci avrei risposto “Ok, licenziatemi pure se non vi va bene. Ah no, scusa…”.
Signori, è un argomento affrontato già molte volte, ma forse non abbastanza: un pilota dev’essere un gran figlio di puttana, con un pelo sullo stomaco tale da potercisi fare le trecce.
Mick Schumacher è figlio di quello di Adelaide 1994 e Jerez ’97 o è figlio di un pastore metodista? Dov’è l’occhio della tigre? Non hai le palle neanche di sfuggire dall’ultima pesantissima umiliazione della tua (forse) fu-carriera, e vorresti battagliare a 300 km/h contro dei pazzi criminali come Leclerc, Verstappen e tutti gli altri (anche Hamilton, che si vestirà come la controfigura di Michel Serrault nel Vizietto, ma ha comunque le palle che gli fumano quando vuole, vedasi Silverstone 2021)?
Non puoi farlo, ti manca quel qualcosa dentro, o più semplicemente sei tuo malgrado figlio di questa cultura odierna imperante, che vede il politically correct come un valore fondamentale cui sottomettersi, e quindi per educazione ti ritrovi a fare il pulcino ritroso quando tutte le circostanze suggerirebbero di fare l’opposto.
Un pilota è spinto dalla volontà di sopraffazione dell’altro, è rude e maleducato per sua stessa natura, non serve che sia un buon venditore di scarpe o che sia un volto spendibile alle elezioni.
Questa non vuole nemmeno essere una critica a Mick Schumacher, quanto piuttosto una constatazione relativa ai “metodi di allevamento in provetta” delle nuove leve del Motorsport: sono bambini che vengono strappati ad istruzione ed amicizie in età sempre più prescolare per essere allevati (no, programmati) con l’unico scopo di vincere.
Così facendo però, i ragazzini si diseducano alla vita, e finiscono per essere dei lettori umani di comunicati stampa.
Non fanno trasparire emozioni, forse nemmeno ne provano perché non conoscono il significato del termine, quindi si finisce per ritrovarsi con persone che non reagiscono nemmeno alle botte, perché farebbero brutta figura in video.
Guardate Charles Leclerc: ma riuscite ad immaginare Nigel Mansell vittima di tutto ciò che ha subito Leclerc durante questo 2022? E il Piccolo Principe è anche uno dei più umani, perché comunque verso la fine dei segni di legittima insofferenza li ha mostrati, ma Mansell avrebbe probabilmente bruciato il box Ferrari con team principal e strateghi al suo interno.
A metà stagione.
E avrebbe fatto bene, aggiungerei.
Questa cultura permea anche la vita di noi comuni mortali e di noi comuni “meno giovani”, non pensiate di scamparla: avete presente quell’abominio costituito dalla parola “resilienza”, che oggi vi propinano almeno venti volte a TG, e che fino a prima dell’ “emergenza” sanitaria si usava giustamente solo per parlare di test sull’acciaio? Ecco, è il tentativo di fare diventare anche voi (noi) delle marionette in grado di incassare tutto senza mai sussulti di ribellione.
Senza mai sussulti di umanità, perché parliamo di umanità, quella cosa che ci separa da un personal computer o da uno smartphone.
Lo smartphone con cui sto scrivendo queste righe riporta bene ciò che io, che sono il suo padrone gli dico di scrivere, fa bene il suo lavoro ma non possiede una propria volontà.
Vedete come il libero flusso della mente porti a riflessioni profonde anche partendo da argomenti leggeri come singoli, e tutto sommato insignificanti, episodi di Motorsport?