L’oggetto e il suo valore

L’oggetto in quanto medium di cultura (o più semplicemente di comunicazione) sta sparendo. Leggevo in questi giorni per alcune mie ricerche una recente raccolta di memorie di Pierre Nora, per decenni editore presso Gallimard, in cui i libri vengono passati in rassegna strettamente connessi con i loro autori e con la temperie del pubblico e degli ambienti culturali in cui vennero accolti. Libro in quanto tale, ossia oggetto cartaceo su cui è stato stampato un testo. Giustamente il testo è dal punto di vista concettuale prioritario al proprio supporto (il fatto, tutt’altro che banale, veniva posto in evidenza già nell’età antica) ma senza il suo supporto il testo non esisterebbe, non circolerebbe. Certo, almeno fino all’avvento di Internet, ma è proprio questo il punto. Qualsiasi medium, sia esso un volume, ma anche un disco in vinile oppure un CD, fino a un paio di decenni fa rivestiva un ruolo che finiva per andare oltre a quello di mero supporto. L’oggetto faceva tutt’uno col contenuto, e le conseguenze non erano trascurabili. Un libro, magari nella sua portata innovativa o addirittura rivoluzionaria, circolava, impressionava, talvolta uccideva (metaforicamente o no) perché avevo un corpo, perché era un oggetto tangibile. Nora ricordava un’annata eccezionale per la sua attività di responsabile delle edizioni Gallimard, il 1966: uscirono a distanza di pochi mesi Les mots et les choses di Michel Foucault, Problèmes de linguistique générale di Emile Benveniste, La parole chez les Dogon di Geneviève Calame-Griaule e Masse et puissance di Elias Canetti, tutti volumi destinati a cambiare la metodologia e la riflessione sulla storia. Un esempio fra i tanti, questo, riferito alle cosiddette scienze umane, ma si potrebbero citare molti altri casi di sistemi bibliografici formatisi in modo quasi naturale. La gente, anche i non specialisti, prendevano e andavano a comprare i libri, come si acquistavano i dischi. Ti restava l’oggetto, che aveva in sé una portata innovativa anche in quanto presenza fisica in una piccola raccolta di una persona colta o nella biblioteca di un intellettuale. Oggi questa corporeità si è persa in quella che ormai viene definita società liquida, per citare la concezione sociologica proposta da Bauman.

Probabilmente le generazioni future – ammesso che sopravvivano alla crescente stupidità che rischia di portarle all’autodistruzione inconsapevole – non lamenteranno più l’assenza di oggetti “solidi” e parrà loro del tutto usuale scaricare testi da Internet senza neanche stamparli o musica salvandola sugli hard disk esterni. In passato la persistenza di un oggetto nella memoria era dilatata rispetto a oggi proprio grazie alla consistenza della materia; in questo caso la materia poteva definirsi essa stessa una categoria dello spirito. Ormai in molti paesi che hanno fatto la storia del pensiero negli ultimi secoli lo scioglimento del substrato costituito dall’ “hardware” (ricordate già il Calvino delle Lezioni Americane?) ha provocato la disgregazione degli elementi fondanti il pensiero occidentale: l’antica tradizione letteraria dell’umanesimo classico, la solida formazione civico-politica e l’apporto nuovo legato all’acquisizione del sapere “positivo” della scienza. Con la società liquida è finita probabilmente anche l’era ideologica (in senso neutro, non negativo), sviluppatasi in un rafforzamento del professionalismo acritico degli esperti e dei tecnici – o tecnocrati. Sembra che abbandonando gli oggetti abbiamo abbandonato almeno in parte la capacità di circolazione e di penetrazione dei loro contenuti.

Vorrei concludere questa breve riflessione con una nota sul nostro mondo modellistico. Anche qui l’oggetto si è parzialmente staccato dalla sua funzione, forse per altri motivi rispetto a un libro o a un disco, ma le conseguenze sono comunque evidenti: oggi i nostri modelli, che sgorgano a tonnellate da Internet, non sono più in grado di segnare un’annata. Sono contraddistinti da anonimi numeri di catalogo, e anche se ancora materiali sono diventati intrinsecamente liquidi. Salvo poi diventarlo concretamente quando i produttori non li costruiranno più limitandosi a proporre file 3D da acquistare sugli shop online.

2 pensieri riguardo “L’oggetto e il suo valore

  1. “Cerco Spark S0188”.
    Triste realtà. Un mondo sempre più inclusivo e sempre più arido, chi inventerà la lingerie per i computer avrà vinto la Guerra, perché a quello si arriverà, anche se in realtà temo ci si sia già arrivati.

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