testo e foto di Riccardo Fontana
Spesso, girando per negozi, ci si gode il lato a mio avviso più bello del modellismo: il ritrovamento del tutto fortuito ed inaspettato di bella roba, che magari nemmeno si cerca da non dormirci la notte, ma che fa forse più piacere di roba che si cerca in una maniera che, a volte, diventa quasi insana.
È quello che mi è successo qualche mese fa in un noto negozio del milanese: c’era una cassetta della frutta colma di speciali montati degli anni che furono, sporchi e… Malamente rovinati dall’incuria estrema degli avventori che, con la stessa grazia di tanti elefanti in un negozio di cristalli, li hanno maneggiati con mani pesanti ed unte di sugna prima del sottoscritto, distruggendoli quasi in toto (suggerimento al proprietario: quando arrivano, mettiamoli fuori dalla portata di certa gente gli speciali, oppure amputiamo loro gli arti superiori, a discrezione).
C’era parecchia bella roba, ma tra tutte spuntava una bella Lancia Stratos Gruppo 4 Racing 43, evidentemente montata molto bene, che aveva già perso la fanaleria supplementare, un faro antinebbia, l’antenna, lo specchietto, e l’antenna.
Lo spoiler sul tetto si era staccato, ma fortunatamente girava ancora per la cassetta, ed è stato possibile recuperarlo (nelle foto del modello “prima”, lo vedete già riattaccato al suo posto).


Pagato il prezzo richiesto, più che onesto in verità, mi avvio verso casa con la mia Stratosina, versione Publimmo Racing, condotta con scarsa fortuna da Fulvio Bacchelli e Bruno Scabini al Montecarlo 1979: chissà chi l’avrà fatta? Sul fondino, a pennello, è riportata la scritta “N°1/03, Fabio”.
Chissà che storia c’è dietro, e come ha fatto questo modello ad arrivare pieno di polvere tra le grinfie di un’orrida banda di “umarel” con le mani di Mike Tyson, come al solito tutto ciò è probabilmente andato irrimediabilmente perduto, ma viene sempre spontaneo interrogarsi a proposito: anche e soprattutto questo è il fascino dei modelli speciali.
Arrivo a casa, riattacco l’alettone, e… E la Stratos va a dormire in vetrina, monca dei suoi pezzi mancanti.


Non sono un grande adepto degli acquisti online, sono un mezzo matto che nel 2022, a discapito dei suoi trent’anni, fa tutto in luoghi fisici e con persone fisiche, e detto fuori dai denti mi rifiuto anche di attivare l’home banking, da tanto ho pena di questo mondo di segaioli che vivono dietro ad un computer senza lo straccio di un rapporto umano, e senza peraltro sentirne la mancanza.
“La Forza”, prima o poi, mi condurrà ai particolari mancanti, e così è stato: finalmente ho potuto recuperare una batteria di fari supplementari marchiata Equipe Tron, e i lavori di restauro della Regina sono potuti riprendere, per ben… Due ore di febbrile lavoro, che hanno portato al risultato che potete vedere.
La configurazione prescelta è stata quella a fari “spiegati”, cioè notturna: non posso immaginare una Stratos Gruppo 4 in un contesto più evocativo di una prova speciale corsa di notte, con l’urlo squassante del Dino V6 elaborato da Claudio Maglioli che precede il fascio dei fari e il passaggio della vettura, quasi sempre di traverso, davanti agli spettatori.
Gli antinebbia sono stati recuperati da degli avanzi di kit Racing 43 che avevo nella mia cassetta magica, e completati con le parabole Tron avanzate dal set utilizzato per la batteria dei fari supplementari.
L’antenna a sua volta viene dalla cassetta dei rimasugli, ed è anch’essa di origine Racing 43.
Hanno completato l’opera i bei cerchi Campagnolo riverniciati correttamente in rosso (una delle poche pecche del montaggio originale: questa versione coi cerchi oro era completamente inverosimile) e la verniciatura in nero opaco degli scarichi, prima lasciati al naturale.
Mancherebbe lo specchietto, purtroppo non ho niente da adattare, però il modello può di fatto dirsi recuperato.
Trovo che sia stato un ottimo modo per divertirsi con veramente poco, anche se resta il fatto che, con un minimo di incuria in meno, non ci sarebbe probabilmente stato bisogno di tali operazioni.
In quegli anni frequentavamo tutti gli stessi corsi di elaborazione 1/43 e ci davano gli stessi esercizi! Questo, però, lo svolsi diversamente e mi accontentai di un Solido elaborato con un trans kit di Tron.
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Questa è roba estremamente successiva, praticamente moderna, anzi togliamo il praticamente.
Però, le Solido elaborate hanno sempre il loro fascino.
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Sì, è vero, ho scritto di getto …dovrei prendere la sana abitudine di fermarmi un momento a pensare, ogni tanto…
Comunque condivido in pieno la tua osservazione su fari e urlo del Dino che squarciava la notte! Me ne hai fatto ricordare una, di notte, a Triora, rally di Sanremo 1976 o 77, un breve rettilineo, la belva che esce di traverso e il terreno che vibra quando ci sfreccia davanti. Mai provato niente del genere prima e nemmeno dopo!
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Io sono nato nel 1992, mio Padre, che era stato allievo di Siropietro Quaroni e per tanti anni commissario al Quattro Regioni, un incallito di Stratos come pochissimi altri, coi racconti di Darniche di notte al Quattro Regioni 1976 e ’77 mi ci faceva addormentare: erano le mie ninne nanne, Stratos, Fulvia, Alpine, Ford Escort, e poi la Porsche 917 di Jo Siffert, la 312 PB… E le moto, ovviamente, quelle fangose.
Quasi trent’anni dopo quelle ninne nanne, potrei quasi dire di avere una Stratos blu preparata da Maglioli “in famiglia”, roba da pazzi…
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Mi permetto un suggerimento per la tua Publimmo. Potresti tagliare su misura una decal dipinta con lo stesso rosso e applicarla. Non dovrebbe essere impossibile recuperare una targa del rally. In questo modo avresti la possibilità di toglierla prima dell’adesione nel caso non fossi convinto del risultato.
Allo stesso modo si potrebbe riprendere la parte centrale del muso, rossa invece che bianca, solo che è più difficile coprire il rosso con il bianco che viceversa.
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