Sono anni che mi dicono che Milano è cambiata, che è più bella, più interessante, piena di arte, cultura e cotillon. Non ci credo. E comunque non ne ho mai avuto la sensazione. Forse è tutta fuffa. Non è una città che amo, tutt’altro. Ma quando il mio collega e amico Massimo Campi ne parla attraverso le immagini (col potere delle immagini, direbbe Paul Zanker), anche Milano acquista un interesse. Anzi, lo riacquista, perché per certi versi Milano ha un fascino indiscutibile, che passa dalle vicende editoriali degli anni trenta alle atmosfere tardo-notturne descritte da Dino Buzzati, che essendo giornalista, oltre che scrittore, sapeva cogliere l’eccezionale nell’ordinario, cosa che forse a Milano puoi fare meglio che altrove. Sia come sia, Milano: scatti e spigolature è un libro con cui si possono passare alcune ore di puro divertimento. Massimo Campi ha compiuto un percorso iconografico alquanto personale, sulle tracce di simboli celeberrimi della città (il Castello Sforzesco, il tram, la Scala, la Bovisa…) ma anche di angoli che con ritrosia si aprono probabilmente a chi laggiù c’è nato e cresciuto. Tante volte mi sono chiesto se a Milano oggi c’è ancora traccia dell’ovattata malinconica crepuscolare atmosfera di Lombardia cantata da Herbert Pagani. Eppure ancora qualcosa di quelle nebbiose suggestioni trapela ancora dalle pagine del volume che sto sfogliando. Come se la city life non fosse che un pietoso belletto di sogno. Le foto di Massimo Campi, convertite in bianco e nero raccontano di una città comunque enigmatica pur nella sua razionale chiarezza. E’ una chiarezza ingannevole, lo è stata sempre, almeno per chi arriva da fuori. Valorizzano le foto i testi di Simonetta Caligara, in un evocativo viaggio di ricordi, citazioni letterarie e popolaresche, intrise di storia e di erudizione urbana. Una pubblicazione consigliata a chi ama perdersi per le vie una città.
Milano: scatti e spigolature, testi di Simonetta Caligara, foto di Massimo Campi, € 18,90, ISBN 9791221418354



