Testo e foto di Riccardo Fontana
Scriviamo spesso qui su PLIT di come sia apprezzabile, e comunque genuino, l’appassionato che si mette nel suo studiolo con il vecchio Autosprint sulle ginocchia e tenta di riprodurre al meglio delle sue possibilità le auto che ci vede raffigurate.
Ciò è simbolo di un mondo che mai come in questi ultimi anni, con l’invasione di modelli Spark ed anche edicolosi, è andato vicinissimo a scomparire.
Ricordo quando ero bambino, verso i 10-11 anni, quando mi divertivo a sciupare gli Autosprint e i Rombo di mio padre (anche i Motocross ovviamente, ma è un’altra storia), e di tanto in tanto mi imbattevo nei “modelli dei lettori”: che fascino quei modelli completamente autocostruiti, a volte buoni, a volte meno, ma comunque sintomo di voglia di fare e, soprattutto, di una passione non comune.
Mi colpiva talmente tanto ammirare queste opere che, ad un certo punto, mi sono detto “perché non posso provare anch’io?”.



Già perché? Non c’era una valida ragione, e infatti mi ci buttai: con dei fogli di plasticard, e del normale stucco da muratore (un inferno da maneggiare) provai a costruire un abbozzo di Alfa Romeo 182 di Formula 1 in scala simil-1:43, col non troppo bel risultato che potete ammirare, tanto che l’opera venne abbandonata prima di essere completata.
Poco dopo però ritentai, con un’altra F.1 del 1982, la Ligier JS-19 spinta dal motore Matra V12.
Stavolta, oltre al solito plasticard, passai al “putty” Tamiya, e per quanto comunque non ideali, i primi risultati mi incoraggiarono a finire il modello, anche perché trovai ad una borsa di Novegro quattro cerchi torniti in alluminio con le relative gomme, che potevano andare bene, più un volantino.
A completamento dei cerchi disegnai io gli inserti, ricavandoli poi col plasticard.


La parte a vista, anteriore, della monoscocca in alluminio fu ricavata rivestendo la sagoma del modello con un lembo di carta stagnola (del baremetal, ovviamente, ignoravo nella maniera più assoluta l’esistenza, ammesso che già ci fosse).
L’unica concezioni a cose pre-esistenti a parte ruote e volante furono le scritte Gitanes, prese da un foglietto generico di Virages.
È certamente un’ingenuità come modello, e non ho mai avuto il coraggio di esporlo in vetrina (e infatti è ampiamente impolverato, come l’Alfa), però…
Ho sbagliato? Dopotutto, non sarebbe potuto finire anche lui su Autosprint se fosse stato fatto nei primi anni 80?
Tranne pochi isolati casi, quasi tutti i modellisti hanno iniziato pasticciando.
Si chiama esperienza.
Qualcuno, malgrado dei risultati non proprio esaltanti, ha continuato a crederci ed a “combattere”, mentre altri si sono subito arresi.
Poi, come scritto, ci sono le eccezioni, ma io non ci rientro.
Questi due modelli mostrano tantissima voglia e capacità di fare, oltre la media, ovviamente anche la scelta (e la conoscenza) dei materiali gioca un ruolo importante, se non fondamentale, nel risultato finale.
Comunque, chapeau!
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Ciao a tutti. Concordo in toto con quanto detto da Alfonso. Fossi in te, metterei la Ligier nella bacheca, anche perché sarebbe il modello su cui avresti di gran lunga più da dire rispetto a qualsiasi modello della tua collezione. Mi complimento anche per la scelta del soggetto. La JS 19 la trovo semplicemente stupenda. Ciao.
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Vi ringrazio di cuore delle belle parole, fanno bene all’anima.
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