L’arte di farsi gli affari propri è in generale una gran cosa ma possono esistere delle eccezioni. Una di queste è il voler commentare – quando sei giornalista – fatti o cose che ritieni siano utili a comprendere determinate situazioni. Ebbene anche nel mondo un po’ asfittico del modellismo le occasioni di commento non mancano. Oggi ho assistito a un fatto davvero bizzarro, non inedito come vedrete, ma comunque particolare. Un noto negozio del nord Italia (che citerò qui per l’ultima volta, seppur indirettamente perché non ha bisogno di ulteriore pubblicità gratuita) ha rilevato una notevole collezione di modelli obsoleti. Tantissimi pezzi rari, probabilmente usciti due o tre volte dalle loro scatole nel corso di quaranta, cinquanta, sessant’anni. Ebbene, il gestore dell’attività cos’ha deciso? Di vendere modelli e scatole separatamente, oltretutto a prezzi ridicoli, per cui non si vede neanche un motivo davvero economico dietro questa “operazione”. Gli obsoleti, si sa, debbono molto della loro importanza alla condizione in cui si trovano: li privi della scatola, ne dimezzi il valore, in qualche caso gliene togli anche due terzi. Certamente i modelli degli anni cinquanta o sessanta non sono condizionati da alcun vincolo; chi li acquisisce può farne ciò che vuole. Ma a quale scopo fare una simile manovra? Non è già di per sé un segno di poco rispetto nei confronti di una collezione, tirata su da qualcuno con amore e con dedizione nel corso di una vita? Io lo considero uno scempio. Non mi pare giusto fare ciò che non sono riusciti a fare in anni e anni mamme, fidanzate, alluvioni, terremoti, traslochi. Quei modelli sono arrivati interi fino a noi, con le loro scatole intatte e adesso, barbaramente, li si separa per la gioia di chi vuole spendere due lire in meno e avere “solo il modello”. Ma di che diamine di collezionisti stiamo parlando? Che appassionato è uno che non considera l’importanza storica di un modello perfetto con la sua confezione originale? Sarebbe come acquistare un bel quadro dell’Ottocento e buttar via la cornice coeva per metterlo sotto un passe-partout preso all’Ikea. Chi vuole spendere poco va a cercare roba “giocata”, magari decente ma coi segni del tempo e dell’usura. Ne beneficerà, di questa mossa, solo chi, avendo a casa qualche esemplare perfetto, potrà impossessarsi di una scatola originale, facendo aumentare il valore dei propri pezzi. Questa di vendere scatole e modelli separandoli per sempre è una mossa estremamente triste e infelice, che dimostra ancora una volta lo scarsissimo livello medio del mercato nostrano. Ah, all’inizio di questo breve commento mi riferivo al fatto che questa geniale trovata non sia inedita: già intorno al 2008 un noto commerciante parigino aveva fatto la stessa cosa su eBay, tirandosi addosso una pioggia di critiche. Si scusò, anche se velatamente, e non ci riprovò più. Cose che dubito sia in grado di fare il negozio italiano. Se poi aggiungete le penose foto dei modelli di quella prestigiosa collezione buttati senza alcun riguardo nelle cassette della frutta come volgari edicolosi, comprenderete la voglia di manifestare, in modo civile per carità, il proprio scoramento di fronte a situazioni del tutto incompatibili con quella che normalmente viene definita – anche se in senso lato – cultura.
Divide et… vendi

Non ho parole!
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Che tristezza!
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Di fondo ci sono i soldi. Spunti più euri (pochi) vendendo separate scatola e modello. Ma è un affare da barba per clienti barba, mi spiace dirlo. E comunque, degli obso mint buttati per terra nelle cassettine della frutta, con una vetrina a disposizione che potrebbe essere destinata a MB e altro di pregio, piena invece di merdate da due lire, grida vendetta al cielo dei collezionisti seri, che purtroppo sono pochi e non fanno evidentemente peso! Una mentalità da bottegaio avido che, mi spiace dirlo perché parlo di persona amica, non va affatto bene. Del resto c’era già stato un precedente con una ricca collezione di bei kit montati buttati per terra alla mercé di arraffoni di mano pesante e commercianti pronti a strisciare culo a terra per poi rivendere i pezzi pregiati sulla Baia o Katarrwiki a prezzi maggiorati… Se ci leggi, Enrico, SVEGLIA!!!
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Il finale dell’intervento di Carlo conferma i miei sospetti sul negozio. Non conosco il titolare se non superficialmente, ma non mi sarei mai aspettato da lui una simile “politica commerciale”.
Non è giusto rovinare così delle testimonianze storiche che hanno attraversato ormai decenni e che noi abbiamo il dovere di preservare per i decenni a venire.
Faccio mio l’appello di Carlo.
Si faccia quello che si vuole con gli obsoleti in condizioni non originali (anch’ io mi diletto a “pasticciarli”), ma non si tocchino gli MB!
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Sai che abbiamo in comune tanti pensieri e qualche azione. Ti scrivo queste poche parole: condivido dalla prima all’ultima riga. Meglio essere lapidari che prolissi. Bastano spesso poche parole per un commento, senza scomodare luoghi comuni.
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Odio chi specula oltremodo sulle “debolezze” altrui. Ma vedere svendere una collezione a pezzi oltretutto separando scatole da modelli mi fa ancora più tristezza. Mi meraviglio davvero del negozio in questione giacché molto conosciuto e nel settore da anni. Mah…
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La sovraesposizione mediatica può essere una notevole arma a doppio taglio, ora ne abbiamo un’ulteriore prova, se mai ce ne fosse stato bisogno…
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Un atto che rivela una grande povertà sia culturale sia affettiva.
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Vedere svenduta una collezione mette tristezza a qualunque appassionato, vederla poi ulteriormente smembrata, be’… è incommentabile!
Giustamente, però, il commerciante deve fare i suoi interessi.
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Che piaccia o no a certi personaggi, non siamo ancora regrediti al livello della Cambogia di Pol Pot, quindi il diritto di critica è un’opzione perfettamente esercitabile se condotta in termini rispettosi, cosa che è stata quantomeno fatta in questo caso.
Commenti cancellati? Nessuno censura nessuno, semplicemente i commenti off-topic vengono cancellati: uno degli obiettivi di PLIT è anche darsi un contegno diverso da quello delle-ormai-migliaia di pagine web attualmente attive, e questo vuol dire anche cura nei contenuti e pulizia nelle interazioni improprie.
A questo punto, però, si potrebbe tranquillamente mettere la parola fine: ormai, chi ha voluto capire ha capito ormai da giorni, chi invece tenta di fare diventare questa discussione una sorta di remake di beautiful è irrecuperabile.
Mi sorprende (ma non troppo, tutto considerato) che certi clienti del posto in oggetto sembrino prendere assai più sul personale loro questa discussione di quanto non lo faccia lo staff stesso del negozio, composto da persona assai più pronte ad accettare la critica e il confronto, paradossalmente.
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Intervengo semplicemente come collezionista, senza pretendere di spezzare lance in favore dell’una o dell’altra parte.
Innanzitutto un doveroso “distinguo”: nessuno ha parlato male di Enrico o del suo negozio. Si è criticata, GIUSTAMENTE, la decisione (scellerata, dal punto di vista di qualsiasi collezionista degno di questo nome) di vendere “quei” modelli a “quelle” condizioni e con “quelle” modalità.
Ora, premesso che dopo tanti anni ancora non riesco a comprendere come taluni possano riempirsi le vetrine di modelli incompleti, sbrecciati, privi di scatola, raffazzonati, palesemente danneggiati, non sono riuscito a comprendere, da un punto di vista prettamente “collezionistico” le scelte commerciali di Enrico.
Nessuno ha mai rivolto accuse ad Enrico che era e resta una persona gentile, disponibile e pronta ad accontentare tutti (o almeno ci prova…). Si criticano scelte che possono essere corrette e convenienti per i collezionisti di “bocca buona” ma assolutamente sacrileghe per altri.
Quanto al livello di competenza di certuni individui che affollano la pagina social di Tiny Cars, negare il livello bassissimo della maggioranza di essi è da ingenui oppure vuol dire essere falsi ed in malafede.
Naturalmente, tutte le lodi sperticate al negozio fini a se stesse lasciano il tempo che trovano e sono (per come la vedo io) nè più nè meno che un maldestro tentativo di avere assicurati modelli, sconti e linee di credito da parte del buon Enrico.
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Ciao Nicola. Io paradossalmente amo i “rottamini” che, come diversi modelli storici della mua racvolta, portano i segni di gare giochi e maldestre rielaborazioni. Li riparo, li restauro mantenendo le “cicatrici” visibili: fanno parte della storia drll’oggetto lavorarci sopra e’ facile e rilassante, e mi vanno bene i modelli di partenza da csssrtta della frutta. Qui evidentemente parliamo d’altro
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Concordo al 100% con il contenuto dell’articolo, io faccio parte di quei collezionisti che pretendono l’integrità del pezzo da mettere in collezione, non ho mai fatto eccezioni al riguardo e trovo incomprensibile rovinare una collezione cosi completa e accurata per soddisfare i piaceri di qualche dananroso collezionista in cerca di scatole…ma come si fa?
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Concordo al 100% con il contenuto dell’articolo, io faccio parte di quei collezionisti che pretendono l’integrità del pezzo da mettere in collezione, non ho mai fatto eccezioni al riguardo e trovo incomprensibile rovinare una collezione cosi completa e accurata per soddisfare i piaceri di qualche dananroso collezionista in cerca di scatole…ma come si fa?
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