testo e foto di Claudio Govoni. [Redazione David Tarallo]
I modelli distribuiti in edicola sono da anni una realtà consolidata nel mondo del modellismo e del collezionismo e dovrebbero essere stati metabolizzati dagli appassionati.
Quasi ogni nuova raccolta che si affaccia nei chioschi delle nostre città, però, si rivela occasione di dibattito e di riflessione.
Sembra non sia mai sopita la diatriba tra chi li apprezza genuinamente e chi li considera un po’ il modellismo dei poveri, andando tuttavia a comprare ugualmente qualche uscita, magari con la predisposizione d’animo e l’ansia di essere riconosciuto che lo accompagnava quando, dodicenne, si recava alla sperduta edicola di periferia o a quella della stazione ad acquistare i giornaletti con le signore che facevano calare le diottrie.
Anche la nuova Porsche 935/78 “Moby Dick”, uscita in questi giorni per i tipi di Centauria, non si sottrae all’inevitabile confronto con le produzioni più blasonate.
Con l’interessante valore aggiunto di essere un modello riprodotto in molte scale da tanti produttori, sia di die cast che di speciali, nel corso di diverse decadi, praticamente dalla presentazione del modello reale, consentendo così di poter avere numerosi termini di paragone, più o meno raffinati.
Personalmente, limitandomi alla sola scala 1/43, ho avuto per le mani sei versioni di questo modello (di più se conto anche la 1/87 e la 1/24) e posso quindi fare qualche confronto.
Ai fini di questo pezzo, paragonerò la nostra edicolosa con il resincast dello Spark – l’ultima 935/78 aggiunta alla mia collezione – e con uno speciale factory built di MR Collection.
Partiamo dal dato oggettivo: il prezzo.
Il modello di Porsche Collection, che credo di non sbagliare attribuendolo a IXO, costa 5 euro al chiosco, con qualche speculatore che la sta già tentando di rivendere a prezzi oscillanti tra i 9 e i 15 euro.
Il resicast Spark, preso subito all’uscita, lo pagai se non erro 59 euro.
Lo speciale montato MR è un caso particolare. Il prezzo da me pagato (meno di 50 euro) non fa testo, perché lo trovai in uno di quei negozi che vendono ogni genere di usato e che praticano anche forti sconti sulla merce in giacenza da più di un certo numero di settimane. Sotto la basetta è ancora riportato l’adesivo col prezzo originale in lire, pari a 260.000 lire probabilmente di metà anni ‘90.
Cifra di tutto rispetto, ma va considerato che all’epoca i marchi della resina nostrana producevano e assemblavano tutto in Italia.
Se ipotizziamo che il modello risalga al 1995 e facciamo i calcoli “inflation adjusted” oggi costerebbe circa 200 euro, quindi mediamente circa il 50% di, ad esempio, un Looksmart.
E’ evidente che, almeno sul capitolo prezzo, proprio non c’è gara, dal momento che 5 euro sono praticamente i soldi che spenderei al negozio per la sola techina anti polvere (che è di buona qualità).
Ma veniamo ora a quel che si tiene in mano, che poi, prescindendo dal prezzo, è quello che fa battere veramente il cuore dell’appassionato.
La linea dei modelli Spark e Ixo-edicola appare molto azzeccata, confrontandola con le foto reali. Desta invece più perplessità quella dello MR. Il parabrezza leggermente meno inclinato, il muso meno filante e, in generale, una differente interpretazione delle proporzioni donano al modello un aspetto decisamente poco slanciato e tozzo rispetto alla vettura reale.
Per quel che riguarda la verniciatura, invece, quella più fine di miglior qualità è sicuramente la MR, seguita dalla Spark.
il modello economico si difende, ma in alcuni punti presenta delle sporcature visibili anche a occhio nudo, che rovinano lievemente l’effetto complessivo.
Su tutti e tre i modelli la decorazione è ottenuta in decal. Buona la posa per MR e Spark, qualche incertezza sull’edicoloso. Probabilmente, essendo una produzione in grande serie, sarà possibile reperire modelli migliori e altri peggiori.
Venendo ai dettagli quello che colpisce è la quantità di elementi riportati o comunque riprodotti correttamente sul modello più economico.
Ma partiamo dalle ruote, che, per mio feticismo, sono una delle parti che preferisco in ogni modellino.
Per quel che riguarda i cerchi, MR vince a mani basse, utilizzando cechi torniti con ventoloni fotoincisi in due parti (lamelle e coni) e un dado molto dettagliato).
Discreti i cechi dello Spark. Un po’ piatti, ma apprezzabili se visti nel complesso quelli del modello edicoloso, che non sacrifica troppo il dettaglio fornendoci anche una discreta riproduzione del dado centrale.
Sul MR assente il logo Dunlop del pneumatico, che invece compare sugli altri due modelli.
Spostandosi un poco all’insù, sull’arco del passaruota, fa bella mostra di sé l’indicatore di direzione, riprodotto con un lucente arancione sullo Spark e con un punto di vernice sull’Ixo-edicola, mentre sul modello italiano non é affatto riportato.
Rimanendo sempre nella zona del muso possiamo notare la differente interpretazione della grande presa d’aria centrale.
A Le Mans era coperta da una griglia che seguiva la curvatura della carrozzeria, dettaglio colto correttamente solo dal modello economico. Gli altri due ne sono privi, riproducendo, probabilmente, la vettura in esposizione al museo Porsche nelle sue condizioni attuali. E’ curioso tuttavia notare come il modello Spark presenti questo errore solo nella versione 1/43, mentre le versioni in scala 1/87 e 1/18 sono dotate di tale griglia.
L’edicoloso perde però punti nella zona delle due piccole prese d’aria per il raffreddamento dei freni, il cui sviluppo è poco curato rispetto agli altri modelli del confronto.
Guardando la zona fari, lo Spark è l’unico a presentare oltre alle parabole dei proiettori principali i due piccoli indicatori di direzione.
Vicino ai fari era anche presente, sulla vettura reale, una sponsorizzazione Cibié.
Tale sticker è presente sia nel modello Spark che nel modello MR, ma nello speciale di Varese è posizionato male, essendo stato messo sulla copertura trasparente della zona fari.
In realtà era in posizione molto poco visibile, applicato all’interno della nicchia.
Preferisco quindi la soluzione dell’economico di ometterlo.
Sempre nella zona del cofano anteriore si nota come nel modello MR siano riprodotti i fermacofano con una certa finezza, utilizzando fermi in fotoincisione fatti da due elementi distinti.
Il modello Spark utilizza anch’esso fermi fotoincisi, ma maggiormente semplificati, mentre il modello dell’edicola non presenta traccia dei fermacofano.
Va inoltre rilevato come il modello MR sia l’unico a presentare il sottile splitter anteriore riprodotto con una fotoincisione.
Nella parte alta si nota la presenza della feritoia per la presa d’aria del cockpit nei modelli Spark e edicola, mentre sul modello MR è presente una piccola griglia nera che non trova riscontro sulla vettura reale.
Colpisce il fatto che sul modello da edicola sono presenti gli staccabatteria, non come punti in rilievo della carrozzeria verniciati (come si è visto su altri modelli della stessa fascia ed anche su diecast teoricamente più pregiati), ma proprio come elementi riportati, seppur in plastica.
I medesimi particolari sono presenti anche sul modello Spark, ma in fotoincisione, mentre risultano parzialmente assenti dall’MR.
Il tergicristallo è realizzato in plastica sul modello più economico, ma con una certa finezza e di dimensioni corrette. E’ invece in fotoincisione sugli altri due modelli, ma sullo MR risulta sottodimensionato.
La vista frontale permette di apprezzare parzialmente anche gli interni, che non risultano tuttavia particolarmente visibili.
L’impressione generale è che quelli dello spark siano i meglio riprodotti.
Lo Spark, inoltre, è l’unico a presentare la grossa luce di segnalazione rossa sulla sinistra del cruscotto.
Il disegno del sedile del pilota risulta sufficientemente fedele in tutti e tre i modelli, mentre le cinture sono realizzate in vinile con fibbie fotoincise sullo MR, mentre con semplici decal nel caso degli altri due.
Il roll cage è, su tutti e tre, realizzato in color alluminio.
Questo, sul modello da edicola, è un elemento di distinzione, perchè molte volte, su modelli analoghi, ho visto rollcage realizzati in plastica nera non colorata anche quando avrebbero dovuto essere di altri colori, quando non del tutto assenti.
Venendo all’area delle portiere, si nota come il modello Spark e quello MR abbiano le maniglie delle porte riportate e realizzate con fotoincisioni, mentre quelle dell’edicoloso sono stampate in rilievo e verniciate di nero. L’effetto tuttavia non è sgradevole e convice a sufficienza.
Il modello spark ha anche le luci dei numeri di gara riportate, mentre quello da edicola ricorre, come per la maniglia, a un rilievo dipinto d’argento.
Delusione invece per lo MR, che le riproduce con una decal piatta, tra l’altro facendo due errori grossolani: inverte destra con sinistra (la portiera lato guida dovrebbe avere due luci e quella opposta una luce sola, mentre sul modello italiano è il contrario) e una delle luci è pure posizionata sotto la maniglia della portiera, cosa che sarebbe ovviamente impossibile se fossero tridimensionali.
Il finestrino laterale risulta deliziosamente riprodotto, con la sua parzializzazione, nel modello spark, mentre l’edicoloso simula la porzione apribile con un filetto tampografato.
Nulla sul modello MR.
Una particolarità che si nota nel modello da edicola è la cornice posteriore del finestrino leggermente aggettante rispetto alla carrozzeria.
Potrebbe essere interpretato come un errore, ma in effetti l’auto reale presentava la possibilità di aprire a compasso la parte posteriore della finestratura per fare sfogare l’aria calda dall’abitacolo.
Sicuramente, se l’intento è questo, l’effetto finale risulta però un po’ massiccio.
Vediamo poi come sul tetto, su tutti e tre i modelli, faccia bella mostra di sé un’antennina riportata.
Se esteticamente la più bella è sicuramente quella del modello MR, con la piccola mollettina alla base, la più fedele è quella dell’edicoloso, realizzata in plastica e non in metallo come sugli altri due modelli, ma piuttosto fine.
Lo Spark presenta un semplice filo metallico, privo del rigonfiamento alla base che caratterizzava il vero particolare.
Sul tetto sono anche presenti due decal di uno sponsor, realizzati con tre caratteri e in tre dimensioni differenti sui tre modelli.
Le dimensioni non appaiono conformi alla realtà su nessuno, ma almeno sul modello Spark e sull’economico lo sponsor è corretto, mentre lo MR sostituisce la scritta Teletron con Bilstein.
Venendo infine alla parte posteriore del modello si nota subito come lo Spark sia l’unico ad aver colto un dettaglio importante della vettura vera, ovvero il lunotto giallo.
Il sottocoda è dipinto correttamente di bianco sia sullo spark che sul modello da edicola, ma solo lo Spark presenta la fanaleria completamente e correttamente riprodotto.
I tubi di scarico sono dipinti in gun metal nel modello di macao e in plastica nera nel modello economico.
Totalmente fantasioso invece il sottocoda del modello italiano, dipinto in nero opaco, con un gigantesco scarico dalle fattezze inventate e la ventola fotoincisa in bella mostra, che vorrebbe forse essere un tocco di classe, ma risulta invece marcatamente errata.
Mi verrebbe da giustificare la cosa con la difficoltà nel reperire documentazione all’epoca in cui fu realizzato questo modello, ma lo starter, di cui posseggo il kit e che è pure più anziano, riproduce meglio questo particolare.
Peraltro, sarebbe stato sufficiente copiare dal modello Tamiya, in giro più o meno dal 1978.
Lo MR si fa un po’ perdonare, però, nella zona superiore del cofano, essendo l’unico che ha una griglia in fotoincisione passante con qualcosa sotto: sono infatti riprodotti, seppur sommariamente, gli scambiatori di calore del motore, visibili attraverso le fessure.
Lo Spark ha anch’esso una griglia fotoincisa passante, ma sotto è semplicemente dipinta in nero opaco, mentre il modello dell’edicola presente un particolare riprodotto in plastica nera.
La bandinella che chiude la coda è riportata su tutti e tre i modelli.
Sullo MR e sullo Spark è correttamente dipinta di bianco, mentre sullo ixo-edicola è argentata.
L’alettone posteriore è simile nella forma per tutti e tre i modelli, ma per lo MR sembra sottodimensionato, rispetto agli altri due.
impressione confermata dal calibro, dal momento che risulta ben 6mm più stretto.
Alla fine del confronto, possiamo dire che nessuna balena bianca è perfetta, ma sicuramente lo Spark è quello più azzeccato e contemporaneamente ricco di dettagli.
Lo MR esce dal confronto piuttosto malconcio, presentandosi come un modello pretenzioso, ma troppo ricco di errori rispetto al prezzo che veniva richiesto all’epoca. Ottima prestazione dell’edicoloso, che, pur non scevro da imperfezioni, in relazione al prezzo risulta un piccolo gioello.
Chi scrive ha posseduto anche il diecast Minichamps e vi assicuro che, pur costando ben di più, era assolutamente allo stesso livello di questo piccolo gadget economico.
Il Minichamps è il fratello più ricco, però, a livello concettuale, i due modelli sono identici, anzi, il sottoscocca del modellino da edicola è più curato
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Credo che nessun “edicoloso” abbia mai suscitato tanto interesse generando a sua volta tanti commenti. Personalmente ritengo anch’io che lo Spark sia il migliore, pur possedendo e non dispezzando le altre varianti Minichamps e avendo acquistato a suo tempo a prezzo di svendita l’MR. Non ho speso i 5 €. dell’edicola ritenendolo un inutile doppione, ma modello in ogni caso valido per chi si affaccia ora al mondo del collezionismo e soprattutto per chi deve fare i conti con il proprio portafogli. In favore di quest’ultimo anche ieri nell’ambiente che frequento si è levato un coro di commenti più che favorevoli.
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Dello Spark, l’unica cosa che proprio non digerisco sono i ventoloni delle ruote, poi per il resto sono molto d’accordo con la disamina di Claudio.
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Grazie per questa precisa comparazione!
Non sono un esperto di automodellismo; il mio interesse principale sono gli aerei e la mia (finora) unica incursione a quattro ruote è una Toyota 88C-V Tamiya 1:24, arricchita con fotoincisioni e parti autocostruite. Ho qualche altra scatola di gruppo C Le Mans nella pila, che costruirò quando ne avrò il tempo.
Sto imparando molte cose leggendo queste pagine, ad esempio che la piccola collezione del mio Babbo, che comprende varie code lunghe e corte Ferrari, oltre a una griglia di partenza completa anni ’60 marca Penny 1:87, è fatta di “obsoleti”.
A me fa gola il modello Tamiya 1:12, ma ho comprato questo modello (sì, è un Ixo, il marchio è riportato sul retro del cartone) per quello che è e non me ne lamento (lo stesso feci con una Mazda 787B Hachette 1:43, visti i prezzi da speculazione raggiunti dal Tamiya 1:24). Per 5€ questa balena bianca fa il suo dovere, forse lo faranno meno le uscite successive alla seconda che dovrebbero andare sui 20€, anche se l’Editore ha previsto vari bonus per chi sottoscrive l’offerta “Premium”.
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Il modello Tamiya in 1:12 è una delle pietre miliari del modellismo. Non è comunque la 935/78 ma la 935 del ’77. La 935/78 di Tamiya è in 1:24.
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Comunque, dall’unica foto che ho trovato scattata durante la gara, direi che il retro della vettura era completamente nero
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Ho una foto dal volume sulla 24 ore del 1978 di Publi-Inter , scattata nel corso della 15ma ora, in cui si vede che la zona laterale dove ci sono i fanali è bianca, magari sporca e in ombra, il che può trarre in inganno, soprattutto a fine gara.
Analisi molto interessante e completa che mi fa venir voglia di stanziare i 5 euro per il modellino da edicola, non avendone altre in collezione.
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Questo confronto, con i suoi esiti, rappresenta il mio modo di intendere il collezionismo di automodelli. Spesso e volentieri, come rilevato anche da Claudio Govoni, alcuni modelli “speciali” (che non rappresentano modelli inediti) risultano essere eccessivamente pretenziosi, cari e non privi di grossolani errori che, considerato il costo, li rendono ai miei occhi non meritevoli di acquisto.
Stesso discorso, pur con i dovuti distinguo, vale per i modelli “da edicola”. Premesso che, ringraziando Iddio, il prezzo di vendita molto basso per me non costituisce l’attrattiva principale, per come sono fatto io non accetterei mai in collezione un modello “tirato via”, pieno di difetti di verniciatura, posa decals e con particolari riportati decisamente grossolani.
Quindi, tirando le somme, il giusto compromesso tra prezzo, qualità e resa finale, è per me rappresentato dai modelli Spark, cui mi rivolgo spesso all’atto dell’acquisto di un nuovo modello per la mia collezione.
Tengo volutamente fuori i modelli Minichamps, vecchi ormai di 20 anni o giù di lì. Il più delle volte si tratta di modelli che hanno fatto il loro corso, invecchiati male (alzi la mano chi ha modelli Minichamps della prima decade del 2000 privi di minuscole bollicine nella vernice) e che non possono essere, a mio avviso, paragonati alle riproduzioni più recenti, compresi i modelli da edicola. Proviamo un attimo a contestualizzarli temporalmente e ricordiamo che appena usciti facevano la loro “porca figura” e nessuno si sognava di paragonarli a “giocattoli”. Anzi, passavano di mano a suon di carte da centomila lire, prima, e cento euro, poi. E la Moby Dick #43 della 24h di Le Mans del 1978 era una di queste.
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Considerazioni da fare ce ne sarebbero, ma non voglio essere eccessivamente pedante. Sugli speciali, però, vorrei puntualizzare almeno due cose: primo, certi collezionisti non cercano solo (o necessariamente) la fedeltà storica, ma sono più focalizzati sulle vicende legate ai modelli stessi. E’ questo, oltretutto, un modo per non farsi venire l’orticaria ogni volta che Spark o un artigiano contemporaneo commettono stupidaggini: tu hai il tuo bell’AMR factory built degli anni ottanta, con o senza errori, ma ti piace così perché è lo specchio di un’epoca e sarebbe un sacrilegio anche il solo pensare di metterci le mani. Secondo, tu giustamente citi Spark: per uno come te, Nicola, che si concentra sulle vetture contemporanee, Spark è una mano santa. Oggi nessun artigiano si sognerebbe minimamente di mettere in produzione una Porsche 911 RSR o un’Oreca di LMP2. Troppo complesse le vetture reali perché una piccola realtà amatoriale possa pensare di poter reggere il confronto con le capacità tecniche di una Spark. Il discorso si complica, e parecchio, quando si va a pescare nel passato, anche recente. Lì, devo dirlo sinceramente, non seguo più le logiche di chi accatasta in casa decine, a volte, centinaia di Spark. Spark ha dato l’illusione di potersi procurare modelli speciali a poco prezzo, ma è – appunto – una pia chimera. Questi non sono e non saranno mai modelli speciali. Certamente i montatori fanno errori e se ti va male un errore di un modellista anche rinomato rischia di costarti non gli 80 euro di uno Spark (presto saranno cento, ma diciamo pure ottanta), bensì 20, 300 o 400, quando non ancora di più. Io stesso arrivo di recente dall’ennesima delusione procurata da un famoso montatore. Forse sono io che chiedo troppo, ma lasciamo perdere: fatto sta che se hai un modellista di fiducia che ha abbastanza cultura da fare da sé abbastanza cose per non farti passare le tue giornate chino sulla documentazione (altrimenti diventa un altro lavoro) il risultato finale sarà sempre e comunque superiore a qualsiasi Spark. Forse non necessariamente sotto l’aspetto della finezza ma sicuramente della fedeltà storica e dell’esclusività. Ho sempre considerato importante avere modelli che altri non hanno. Non per vanità, ma perché a mio avviso una collezione deve essere al massimo personale. Deve, cioè, rispecchiare i gusti, la vita, le esperienze e la personalità del suo possessore. E oltretutto ricercare modelli rari mi diverte enormemente di più che andare su CK-Modelcars e comprarmi l’ennesimo resincast. Ovviamente di resincast rari ce ne sono a bizzeffe ma avrete capito il concetto.
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