testo e foto di Marco Nolasco
Se qualcuno, dopo aver letto l’articolo sulla mia elaborazione della Bentley Brumm, ha incominciato a nutrire dubbi sul mio stato mentale, dopo aver letto quello che sto per propinarvi si ricrederà e i dubbi diventeranno certezze!
Anche in questo caso c’è un antefatto, ma di carattere personale. Tempo fa un amico anche di PLIT chiese aiuto su di un forum, per identificare la versione della Talbot Lago T26 C della Brumm, n. R 74 del 1981, quella azzurra con il numero di gara 5, al fine di elaborare e migliorare un poco il modellino.
Cominciai quindi a spulciare il cofanetto “Talbot-Lago de course” di Pierre Abeillon, che riporta la storia agonistica di tutte le Talbot-Lago da corsa e la cronologia delle evoluzioni di ogni esemplare per cercare di capire a quale gara si riferisse quel numero 5 (non voglio pensare e neanche scrivere che si fosse trattato di una “piccola” confusione con la T26 GS prima a Le Mans 1950…), ma non trovai nulla. O meglio, qualche gara con il numero 5 c’ era, ma erano tutti eventi minori, di scarso interesse in genere senza documentazione fotografica.
Iniziammo allora un confronto serrato su come si sarebbe potuto elaborare quel modello in una versione fedele e giungemmo alla conclusione, confrontando i dettagli del modellino con quelli delle monoposto fotografate sui due volumi del cofanetto, che probabilmente riproduceva il telaio 110001, il primo costruito, nello stato in cui si trovava nel 1981, che, tra l’altro, appartiene al Museo Malartre, quello delle RAMI.
Ognuno dei 12 esemplari di quella bella monoposto differiva dagli altri per qualche dettaglio, inoltre hanno avuto quasi tutti una lunga storia agonistica con conseguente elevato numero di modifiche, comunque, studia oggi, studia domani individuai la versione più “comoda” da riprodurre in quella che giunse terza al G. P. di Albi con Giraud-Cabantous nel 1952. Quell’anno il Mondiale era riservato alle formula 2 (nota storica: dal 1950 al 1980, se non erro, si chiamava “Campionato Mondiale Piloti”, senza alcun riferimento alla Formula 1, tanto è vero che si corse a Indianapolis con le F. Indy e parteciparono spesso, non solo nel biennio 1952-53, le formula 2, solo nel 1981 divenne “Campionato Mondiale Piloti di F.1”, con conseguente esclusione di tutte le altre monoposto), quindi il G.P. di Albi fu una delle più importanti competizioni dell’anno per le Formula 1.
Di seguito il modellino originale, insieme al giallo R 113 del 1984, di più certa identificazione, anche se alquanto impreciso, e la versione prescelta.


Analizziamo ora il modello:
-lati positivi: scala tutto sommato rispettata, almeno su passo e carreggiate che sono le principali dimensioni su cui di solito mi baso, prese d’aria e feritoie corrette per la versione scelta, buona qualità dei materiali. Quest’ultimo fattore allora non mi sarei nemmeno sognato di prenderlo in considerazione, davo per scontato che i modellini sarebbero durati per sempre, o almeno più di me, ma al giorno d’ oggi tutto ciò è un po’ meno scontato.
-lati negativi: diversi dettagli non corretti per la versione, ma non è stato impossibile, come si vedrà, rimediare alla maggior parte di essi. Impossibile però rimediare al difetto principale, questo modellino ha linee completamente errate, basta confrontare le prime due foto allegate per rendersene conto,
Quindi, se avessi usato il buon senso, lo avrei rimesso dove l’avevo preso, però mi intrigava la sfida con me stesso per cercare di rendere il brutto anatroccolo, se non un cigno, almeno un passabile paperotto.


Per una versione più importante, come per esempio le vincenti dei G.P. di Francia e Belgio del 1949, avrei ricercato un modello di migliore qualità, ma un terzo posto ad Albi è un risultato buono, ma non eclatante, per il quale può andare bene anche un Brumm scadente come questo.
Ecco ora i vaneggiamenti che mi hanno portato a scegliere proprio questa versione.
Prima, però, è forse il caso di spendere due parole sul tubo che compare sul cofano motore di quasi tutte le T26 C, altrimenti detto “bazooka”, che caratterizza questa vettura e la cui posizione contribuisce non poco a individuare i vari telai e il loro stadio evolutivo.
Il bazooka aveva lo scopo di impedire il ritorno di fiamma nei tre carburatori Zenith Stromberg EX32 delle vetture del 1948 e 49. Era un semplice tubo in lega leggera con una rete all’estremità appena accennata anche sul Brumm, montato sopra i carburatori stessi.
Nel 1950 si passò agli Zenith Stromberg 50NHDD orizzontali, di conseguenza il bazooka si spostò sul lato destro.
Bisogna inoltre considerare che spesso vetture nate con l’ EX32 passarono al 50NHDD, con conseguente spostamento del bazooka durante la loro storia agonistica.
Furono occasionalmente impiegati altri tipi di carburatori, come sulla gialla R 113 di Brumm, quella che Claes condusse all’ 11° posto al Gran Premio di Germania del 1951, che non richiedavano la presenza del bazooka, correttamente assente sul modellino. Però questa vettura, telaio 110052, presenta numerose altre differenze di dettaglio rispetto all’altra che il Brumm non riporta.
Ma sto divagando, per la scelta della versione di Albi ho considerato la quantità e la disposizione delle feritoie, la presenza della presa d’aria laterale sul fianco destro e il tipo di scarico, doppio.
E proprio dall’esame di tutti questi dettagli ho dedotto che il modellino riproduce lo stato attuale (o meglio, del 1981…) della vettura telaio 110001, che però in origine aveva il bazooka in alto. Dal cronologico delle modifiche, riportato sul solito cofanetto, si evince che nel marzo del 1952 furono cambiati i carburatori con i 50NHDD e quindi il bazooka si spostò di lato come sul modellino. Anche le varie feritoie e prese d’ aria sono corrette e quindi avanti con la n. 22 che Giraud-Cabantous portò al terzo posto al Gran Premio di Albi del 1 giugno 1952, con la sola accortezza di sostituire lo scarico singolo del modellino con uno doppio.
In realtà che lo scarico fosse doppio è una deduzione indiretta forse arbitraria. La vettura nasce nel 1948 con scarico doppio, ho una foto di Albi 1951 dove si vede che è ancora doppio, ma non ho foto del lato degli scarichi, il sinistro, del 1952. Il cronologico non riporta modifiche al riguardo tra Albi 1951 e Albi 1952 ergo anche nel 1952 era doppio. Tutto bene, non fa una grinza, vero? E invece no! Una grinza la fa eccome! Non ho trovato traccia sul volume, del passaggio allo scarico singolo, ma attualmente (e probabilmente anche nel 1981, vista la scelta della Brumm) lo scarico è singolo. Quando sarà stato cambiato? Boh! In ogni caso ho deciso di affidarmi alla foto del 1951, quindi ne monterò uno doppio!
Come succede quasi sempre, quando si passa alla fase esecutiva le cose da fare aumentano a dismisura. Ecco un elenco degli interventi programmati:
-cambio ruote, quelle originali sono improponibili
-sverniciatura del modello
-eliminazione delle maniglie laterali del parabrezza
-modifica della carenatura dei retrovisori
-aggiunta di due carenature sulla carrozzeria in basso davanti al retrotreno
-aggiunta di un tappo sul cofano davanti al cockpit
-modifica delle chiusure di sicurezza del cofano, fuse con la scocca, dalla forma a I alla forma a V rovesciata (in realtà non realizzerò questa modifica, limare quelle esistenti senza danneggiare la carrozzeria si rivelerà fuori portata per me)
-piccole migliorie all’abitacolo
-realizzazione di un foro sulla mascherina che per fortuna è di plastica
-la modifica più impegnativa, il rifacimento completo dell’ avantreno, con l’eliminazione dell’asse passante, la modifica del braccio superiore che da cilindrico diventerà trapezoidale, l’aggiunta del braccio inferiore, in origine assente, della barra dello sterzo e delle prese di raffreddamento dei freni.
-riverniciatura
-rimontaggio, con un nuovo scarico, e posa delle decals
Forse è il caso di allegare due foto con il bazooka laterale e in alto per chiarire:


Ho incominciato dall’avantreno, che mi sembrava la parte più ostica.
Nella prima foto compare l’avantreno della vera. Il braccio trapezoidale in alto sul modello è cilindrico, quello in basso lamellare che piega in verticale in prossimità delle ruote diventando nero nel modello non esiste e la barra in zona centrale nera è quella dello sterzo.
Ho iniziato con il braccio inferiore, che ovviamente non farò lamellare.
La seconda foto ritrae il nuovo braccio inferiore e le modifiche di pianale e scocca. Nella altre foto vi sono prove di montaggio del braccio inferiore.










Non è stato facile trovare delle ruote adatte. Alla fine ho scelto delle ruote Tron con cerchi da 10 mm all’ anteriore e da 11,5 al posteriore, con pneumatici identici. Di conseguenza quelli dietro sono rimasti un po’ “stirati” e la spalla si è ridotta un pelo. Si vedono nella prima foto.
Nelle due foto successive un aggiornamento dei lavori all’avantreno. Ho limato e appiattito leggermente i piolini cilindrici che fissano i tamburi alla scocca e li ho “rifasciati” con un piccolo trapezio di lamierino di rame ripiegato ai lati per simulare i bracci trapezoidali superiori delle sospensioni. Il millimetro scarso del piolino rimasto circolare all’estremità si impegnerà nel foro della scocca come in origine.L’assale passante è ovviamente provvisorio, serve per tenere insieme il tutto, ma verrà eliminato.
Nella quarta foto il foro sulla mascherina.




La scocca è stata sverniciata e ho aggiunto due carenature sui fianchi prima del retrotreno che non so cosa siano. Non dovrebbero coprire bracci di sospensioni, che non credo che ci fossero, però sono presenti mi pare in tutte le vetture. La presenza di queste carenature mi ha costretto ad allargare la carreggiata posteriore perché non interferissero con le gomme. Adesso è fuori scala di un paio di millimetri, però a parer mio le ruote maggiormente distanziate dalla carrozzeria stanno meglio.
Ho aggiunto anche le prese d’ aria dei tamburi anteriori.




Nella prima foto l’abitacolo, in cui mi sono limitato a cambiare il volante e ad aggiungere la leva del cambio.
Nelle altre la scocca con il fondo e la tinta. Si vedono le nuove carenature rettangolari dei retrovisori, corrette.





Qualche foto del modellino terminato, ma ancora smontato. In realtà mancano ancora gli scarichi:




E finalmente la Talbot è giunta al traguardo!
Il confronto con gialla originale dovrebbe dare un’idea del lavoro svolto:





Il G.P. di Albi del 1952 fu vinto da Louis Rosier con un Ferrari 375. Sia questa vettura che la Talbot terza classificata erano iscritte dalla Ecurie Rosier. Eccole affiancate. La Ferrari n. 8 è un Ixo (credo) per la collezione Ferrari di Formula 1 di Fabbri del 2013 ed è in condizioni originali.
Nella quinta e nella sesta foto i due Brumm.
Nell’ultima foto, infine, si accompagna ad un’altra Talbot-Lago che ho realizzato recentemente, la T26 GS di Levegh che “rischiò” di vincere a Le Mans nel 1952. E’ un kit John Day.









Queste elaborazioni di modelli “poveri” mi intrigano sempre molto… bravo Marco!
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Ho omesso di firmarmi…
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Grazie Elio!
Tu ne sai qualcosa (vero?) della genesi di questo progetto…
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