testo e foto di David Tarallo
Spesso nel vecchio blog e poi su PLIT ci siamo occupati dei Solido 1:43, primo perché in molti casi la loro qualità non ha risentito del tempo che passa, secondo perché essi costituiscono un ricordo ricco di emozioni per almeno due generazioni di modellisti e collezionisti. In un articolo del 2016 (https://pitlaneitalia.com/2016/10/08/i-colori-della-ferrari-daytona-il-modello-solido-e-le-decals-bam/) parlavamo delle varie colorazioni speciali realizzate da Solido per le decals BAM e in quell’occasione facevamo ampio riferimento alla Ferrari Daytona Gruppo 4, un modello-cardine nella storia della casa francese a partire dagli anni settanta, e insieme alla Porsche Carrera RS forse il modello Solido più amato dagli appassionati di Le Mans, oggetto di innumerevoli elaborazioni. Poi arrivarono la Porsche 934 e anche la 935 ma questa è storia di anni successivi.

La Daytona era un’idea di Solido relativamente vecchia. Come tutti (o quasi) sapranno, già nella serie 100 nell’ottobre del 1969 era uscita una versione stradale, provvista di porte e cofano apribili. Solido tornò sul soggetto Daytona abbordando la versione competizione Gruppo 4, che a Le Mans e in altre gare rivaleggiava con la Porsche 911S e la Carrera RSR 2.8. Il modello uscì alla fine del 1973 e come versione non si scelse una vettura di Le Mans, ma la Pozzi biancorossa sponsorizzata Thomson, vincitrice del Tour Auto 1972 con Andruet e “Biche”. Contraddistinto dal numero di catalogo 16, il modello era commercializzato nella scatolina rossa e gialla classica dell’epoca, che ricordava quelle dei tardi serie 100.

La decorazione era da applicare in parte, un foglio di decals veniva incluso nella confezione e il lavoro era tutt’altro che agevole, richiedendo parecchia precisione nonché numerose “raccordature” di colore rosso per ovviare alle mancanze della decalcomania stessa. I collezionisti, seppur brontolando un po’, apprezzarono. Quasi contemporaneamente, Solido stampò nel feuillet A le decals per ottenere la vettura Pozzi sponsorizzata Carrefour che aveva corso a Le Mans nel 1972 con Andruet e Ballot-Léna. Nello stesso foglietto si trovavano anche altre decorazioni capaci di suscitare l’interesse del pubblico, dalla Ferrari 512M Escuderia Montjuich del Tour Auto 1971 alla Ferrari 312PB vincitrice della Targa Florio 1972 con Merzario e Munari fino alle Lancia Stratos Alitalia del Monte Carlo ’75 e ’76. All’epoca non era roba scontata, tutt’altro.

Le livree delle Daytona che gli appassionati vedevano a Le Mans erano destinate a restare nella memoria collettiva: classiche quelle delle NART, ma ce n’erano tante altre coloratissime e originali. L’ultima uscita di una Daytona Gruppo 4 alla 24 Ore fu nel 1975. Per Solido era ora di proporre qualcosa di più attuale rispetto alla Thompson, e fu così che venne fuori una seconda versione, stavolta finalmente di Le Mans. Peccato che fra tutte le vetture che potevano scegliere i capoccioni della documentazione andarono a pescare una delle poche da evitare, la numero 54 del 1974 di Heinz e Cudini, caratterizzata dal grosso spoiler anteriore, che il modello ovviamente non aveva, a meno di non modificare radicalmente lo stampo, cosa assolutamente antieconomica per un produttore di diecast. Una buona fonte mi disse tempo fa – e non c’è ragione di dubitarne – che i commerciali di Solido nella scelta delle versioni erano pessimi, pescando a casaccio senza rendersi minimamente conto della congruità di certe combinazioni scelte (si potrebbero fare altri esempi, come la Porsche 930 svizzera propinata fra le tre opzioni nel kit della 934, e magari ne riparleremo).


A integrazione del modello montato, inserito nella serie Gam-2, Solido propose anche il kit, che permetteva di realizzare la n°36 di Le Mans ’72 (Ecurie Francorchamps, Bell/Pilette/Bond), la n°56 del ’73 (Shark Team, Gueurie/Grandet) e la stessa vettura, ma del ’74 (n°71, Grandet/”Bardini”). Le decals, pur non essendo ancora Cartograph, erano abbastanza ben stampate e il kit ebbe un buon successo.
Verso la fine degli anni settanta-primissimi ottanta, la BAM ebbe la brillante idea di far produrre a Cartograph una serie di decals destinate a vari modelli Solido che andavano per la maggiore: Fiat 131 Abarth, BMW M1, Porsche 934, 935 e così via. Anche la Daytona, che poteva essere ampiamente sfruttata non foss’altro che per le sue numerose partecipazioni a Le Mans, venne inclusa nei programmi. Uscirono quindi delle eccezionali serie di decals, perfettamente realizzate e stampate, che ancora oggi vengono impiegate per trasformazioni ed elaborazioni.

La BAM mise in catalogo le decorazioni per tutte le Daytona che avevano corso a Le Mans dal 1972 al 1975, producendo anche, in metallo bianco, alcuni pezzi complementari necessari alla corretta rifinitura di alcune versioni: il già citato grosso spoiler anteriori della NART 1974, l’ala da montare sotto la coda per la Thomson, il cruscotto con guida a destra.








Non contenta di mettere a disposizione dei modellisti decals e parti varie, la BAM commissionò a Solido delle serie speciali preverniciate, per chi voleva evitare di buttare nel solvente i modelli già decorati o per chi magari non aveva voglia di dipingere il kit. Solido aveva accettato di buon grado perché ciò permetteva di sfruttare modelli in parte vecchi, come tutto sommato lo era ormai la Daytona, e di “spingere” un po’ soggetti nuovi, specie in un periodo in cui la crisi societaria iniziava a creare preoccupazione. La Daytona BAM-Solido uscì in quattro colorazioni adattabili a ogni decal di Le Mans: rossa, bianca, gialla e blu. I modelli vennero commercializzati sia nelle vecchie scatole della Thomson sia nelle confezioni arancioni Gam-2, normalmente utilizzate per la n.54 di Le Mans ’74 di serie.


Passati i primi anni ottanta, la Daytona Solido cadde un po’ nel dimenticatoio. Trascurata dalle edizioni Record, non venne ripresa né nella gamma Solido 2, né nella Top43 né tantomeno nella Sport Cars che si era concentrata sui prototipi. Ci volle Verem a metà anni ottanta per riportarla in auge. Inizialmente, nella serie con le scatoline piccole e senza base, venne scelta la bellissima versione n°38 di Le Mans ’72, quella rosso rubino. Curiosamente non tutte le ciambelle uscivano col buco e in alcune confezioni si trovava sì una decal NART n°38, ma quella per la vettura del ’73, rosso corsa, come il sottoscritto poté constatare personalmente nel giugno del 1986. Intorno al 1987 uscì nella nuova serie Verem (con base e vetrinetta) la numero 37 del 1973, quella gialla e rossa: il modello era interamente giallo e la parte rossa andava verniciata.
Successivamente, la Daytona Gruppo 4 apparve anche nelle serie Solido più moderne degli anni novanta a duemila, in diverse versioni, fra cui – montata – la n°56 di Le Mans ’73 che, come ricordato sopra, era stata una delle versioni del kit.
La Daytona Gr.4 Solido è oggi tutt’altro che morta. Alcuni modellisti come il francese Bruno Allinand continuano a proporla nelle sue tantissime versioni, e dobbiamo dire che vederne una dozzina raggruppate insieme, splendenti nei loro colori inconfondibili, fa sempre un bell’effetto. Anche con pochi tocchi, il Solido resta attuale e ben fatto, un modello “moderno” che non sfigura accanto a realizzazioni con venti o trent’anni in meno sul groppone.

All’epoca dei BAM, chi elaborava questi modelli si limitava di solito a pochi interventi: verniciatura dei gruppi ottici laterali-anteriori, montanti laterali, cerchi e forse (forse!) qualche piccola aggiunta agli interni. Ma anche elaborandola in modo leggermente più spinto, la Daytona Solido “regge” bene le modifiche.


Questa della Daytona Solido è una storia che in molti già hanno raccontato. Forse in queste righe non c’è nulla d’inedito (a parte qualche ricordo e qualche testimonianza raccolta personalmente) ma crediamo sia utile raccogliere elementi di questo tipo in un unico sito, a beneficio degli appassionati che vogliano approfondire certi aspetti e creare dei legami fra episodi che magari solo dopo molto tempo risultano perfettamente chiari o intellegibili. Per questo genere di storie, dobbiamo dire, i Solido si rivelano particolarmente adatti perché quando pensi di aver scritto tutto su di loro ti viene in mente un aspetto magari meno noto che merita di essere messo in evidenza. Alcuni marchi non muoiono mai.
Aggiornamento del 9 febbraio 2023: a proposito della Daytona Le Mans 1974 n°54 col muso prodotto da BAM, vi invitiamo a leggere questo ulteriore articolo, che presenta un esemplare elaborato da Marco Nolasco nel 1978: https://pitlaneitalia.com/2023/02/09/ferrari-365-gtb-4-daytona-nart-le-mans-1974-n54/
Anche l’ inglese Grand Prix Models dedicò un foglio di della serie Competion Decals, il n. 5, mi pare del 1975-76, alla Daytona, precisamente alla N.A.R.T. 2^ assoluta alla 24 ore di Daytona del 1973. Il foglio n. 8, invece, era per la Porsche Carrera RSR che quella 24 ore la vinse.
Inutile dire che entrambi i fogli erano per modelli Solido e…che li feci entrambi…
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