testo e foto di Riccardo Fontana
Gli automodelli, molto spesso, trascendono da quello che è il mero significato di “prendipolvere” che la maggioranza dei non-addetti ai lavori conferiscono loro, come pure si discostano da quello, pure assai inflazionato, di “fotografie tridimensionali del veicolo reale” che gli attribuiscono certuni pienamente considerabili come addetti ai lavori.
Fondamentalmente, ed assai più semplicemente, i modelli sono fotografie di stati d’animo: catturano dei momenti di vita dell’appassionato rimanendo con lui, ed è per questo che, spesso, non è la pura fedeltà il motivo dominante delle nostre scelte.
E delle nostre passioni.
Ed ecco magicamente spiegato il motivo per il quale alcune – per così dire – disomogeneità nelle collezioni si raccontano e trovano compiutamente tutto il loro senso.
Ecco in buona sostanza spiegato il motivo per il quale, a meno di non essere dei paraocchiati falsi-velleitari, è possibile avere un Solido degli anni ’70 e uno speciale montato ai giorni nostri raffigurante più o meno lo stesso soggetto e goderne comunque appieno, ricavandone tutte quelle vibrazioni psicologiche tipiche di chi ha questa “malattia”.


Mi è capitato, la scorsa settimana, di poter mettere in collezione due modelli che, pur correlati, sono distantissimi per livello e concezione, e cioè una Ferrari 365 GT4 BB gialla della Serie 10 Solido da un lato e, dall’altro, la celebre BB della 24 ore di Daytona 1978, declinata in un ottimo speciale mirabilmente montato da Remember.
Modelli estremamente differenti, dunque: da un lato un classico (per quanto pregiato, ora come allora) die-cast anni ’70, figlio di un periodo ancora luminoso per Solido, e dall’altro un modello di fascia medio-alta dei giorni nostri, riproducente una declinazione differente – ma comunque assolutamente filologica rispetto al Solido – dello stesso soggetto.
Cosa accomuna dunque questi due modelli? Lo spirito essenzialmente: la BB Solido dà la precisa idea di “essere la BB”, ed in effetti a metà degli anni ’70 lo era assolutamente, forse anche più dell’AMR.

La Remember è, in un certo senso, la prosecuzione ideale del concetto Solido: frutto del lavoro minuzioso di un manipolo di validi appassionati, sembra una stratosferica elaborazione in chiave 2023 di un Solido, con lo spirito di allora e con tutti i crismi e la fedeltà, in realtà eccellente, che le tecniche odierne consentono.
È così che si può arrivare a “gustarsi” modelli così apparentemente diversi senza avere la sensazione di corpo estraneo che, forse a troppi, l’accostamento di certi oggetti può portare.
Non so se sia una verità assoluta, certamente per me è così.
Personalmente cerco sempre, per prima cosa, la fedeltà storica di un modello (faccio parziale eccezione con l’1/64)… detto questo, l’accostamento tra le due Ferrari ci sta, eccome se ci sta!
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Firmato: Elio Venegoni… 🙂
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