di David Tarallo / foto di David Tarallo e Alberto Gianfrancesco
Partendo da un kit Tameo ormai carico di anni, l’Arrows-BMW A8 F.1 del 1985, Alberto Gianfrancesco ha realizzato un montaggio equilibrato ed estremamente gradevole, senza stravolgere l’equilibrio generale del modello. Presentiamo le fasi principali del lavoro.
Negli anni ottanta, Tameo e Meri Kits, marchi leader degli speciali 1:43 in metallo bianco, si spartivano la griglia dei partecipanti del Mondiale di Formula 1. Già nel corso della stagione, i due produttori nostrani erano in grado di commercializzare le prime versioni, fotografate in molti casi a Monte Carlo o a Imola. L’interesse dei collezionisti era massimo, anche perché all’epoca non esistevano né diecast all’altezza (anzi, fino a un certo punto non esistevano proprio) e i resincast potevano al massimo albergare nei sogni di qualche appassionato di fiction. Non che oggi gli speciali non abbiano più senso di esistere, anzi: era giusto per rendere l’idea del periodo.
I kit usciti in quegli anni, seppur fondamentalmente corretti nelle linee e nei dettagli principali, non possono certo essere paragonati a un moderno kit Tameo (e non è un caso se il buon Luca ne ha rifatti diversi di sana pianta, con tutti i crismi della tecnologia oggi disponibile). Sta di fatto che anche quei kit usciti ormai trenta o trentacinque anni or sono possono ancora dire la loro nelle mani di un montatore dotato di talento e spirito di iniziativa. E’ il caso dell’Arrows-BMW A8 Formula 1 1985 di queste pagine, il cui montaggio si deve ad Alberto Gianfrancesco.
















L’Arrows A8 è un kit Tameo (TMK022) che Alberto ha deciso di assemblare con molti miglioramenti, ma senza operare modifiche strutturali e senza ricavare aperture, una specialità nella quale peraltro non teme confronti. L’intento era quindi quello di valorizzare al massimo una base di per sé validissima, affinandola e dettagliandola quanto basta. Le immagini pubblicate sono a nostro avviso già molto chiare e ci limiteremo a fornire una descrizione generale a loro completamento.















Il kit è composto di poche parti in metallo bianco, materiale in cui sono ricavate anche tutti gli elementi delle sospensioni, i baffi anteriori e l’imponente ala posteriore. Dov’è stato possibile affinare al massimo gli spessori, Alberto ha compiuto un lavoro di asportazione, cercando allo stesso tempo di non indebolire certe strutture portanti. Le paratie laterali e i flap dell’ala posteriore sono stati ricostruiti in ottone, a tutto vantaggio del realismo. Mentre i tre piani dell’ala costituivano un’unica parte nella fusione in metallo bianco, ora c’è “luce” fra i singoli elementi, che restano ben distinti. La parte meccanica è abbastanza nascosta ma Alberto ha perfezionato il dettaglio degli scarichi e di quel poco che si riesce a vedere, aggiungendo varie tubazioni, raccordi, nonché alcuni dettagli supplementari della sospensione posteriore e del gruppo cambio-trasmissione. Gli scarichi sono stati trattati con realismo, simulandone una parziale “cottura” dovuta al calore e i quattro sfoghi d’aria sulla parte posteriore destra della carrozzeria sono stati resi passanti mediante l’inserimento d’una placca in ottone: giusto un paio di esempi di un lavoro forse poco appariscente ma certosino. Il foglio decals originale era praticamente inutilizzabile, con le decorazioni che andavano in frantumi anche aiutandosi con i vari liquidi di protezione disponibili sul mercato. La richiesta di un secondo foglietto è stata inevitabile (per fortuna Tameo ha sempre in vendita le decals di ognuno dei suoi kit). Sfortunatamente, nel nuovo foglietto, la striscia rossa dello sponsor Barclay era stampata in un punto di colore errato, troppo scuro: Alberto ha così deciso di riverniciare direttamente la decal nel tipico rosso-marrone. Un altro intervento sulla decorazione ha riguardato le strisce sopra e sotto i loghi De’Longhi, che Gianfrancesco ha reso sfumate con l’aerografo. Il montaggio di queste Formula 1 Tameo non è di per sé troppo complesso: fondamentale, come sempre, curare le simmetrie e i parallelismi di ruote e sospensioni. L’abitacolo è stato dettagliato con strumentazione e leva del cambio corrette e di cinture di sicurezza, montate come se il pilota fosse appena sceso, lasciandone tra l’altro una che fuoriesce dal cockpit, una soluzione modellistica che piaceva molto negli anni novanta e che che ritengo non abbia perso nulla del suo fascino. Quanto al colore, dopo molte ricerche, il nero dovrebbe essere la soluzione giusta, senza alcuna scritta di marca (nel foglietto di decals ci sono i loghi Willians; Tameo dà questo kit come GP di Monaco). Sono stati poi aggiunti rivetti vari, cavi dei freni e particolare cura è stata dedicata al montaggio del piccolo parabrezza. La versione prescelta è quella di Thierry Boutsen (l’altro pilota del 1985 fu Gerhard Berger). Alberto Gianfrancesco ha fissato la Arrows a una base di legno, ritenuta in questo caso più consona allo spirito e all’epoca del modello rispetto ad altri materiali più moderni e più freddi.








