Solido 1:43, i motivi di una fascinazione

di Riccardo Fontana

Il ritorno sulle scene dell’1:43 di Solido merita qualche riflessione, sia per l’importanza simbolica che questo avvenimento si porta appresso nel cuore degli appassionati più in là con gli anni che, soprattutto, per le implicazioni che il fatto in sé porta su tutto il microcosmo della scala ridotta.

Solido è attualmente un marchio facente capo al Gruppo Ottomobile, che dopo aver inizialmente proposto delle sorte di “Ottomobile die-cast semplificati” nella (per loro) canonica scala 1:18, ha deciso di “esplorare” anche la canonica 1:43, da sempre terra d’elezione dell’automodellismo.

Come sta andando è presto detto: molto bene, e ciò apre gli orizzonti a tutta una serie di scenari futuri che, in prospettiva, potrebbero essere molto “gustosi” ed estremamente importanti per la definizione della morfologia del mercato.

Ma cosa sono, in buona sostanza, questi nuovi Solido in scala 1:43?

De toute façon, sono dei mini-Ottomobile in zamak, semplici ma piuttosto belli, a larghissima diffusione e contraddistinti da un prezzo di vendita particolarmente contenuto: si trovano in gran quantità nei supermercati francesi (e qui mi ricordo quando ero piccolo e compravo i miei “vecchi” Solido al Super U od al Géant nei miei trascorsi francesi o corsi, perché a discapito dei miei trent’anni ho fatto in tempo anche a fare quello) a prezzi che si aggirano sui 20€, quindi estremamente competitivi in senso assoluto, tanto più se parliamo di riproduzioni certamente di maggiore qualità rispetto a quanto si può riscontrare per un edicoloso medio.

I soggetti scelti possono in un primo momento spiazzare, ma analizzando bene la cosa assumono molto senso e ci si rende conto di come la cosa, almeno in questa fase iniziale, sia molto lungimirante e centrata: si è scelto di concentrarsi su vetture stradali sportive moderne e youngtimer, e stanno vedendo così la luce soggetti come la Giulia GTAm, Mustang, Golf G60, 306 S16 e 106 Rallye assieme a mille altre (il catalogo sta crescendo a velocità vertiginosa) e complice anche il fatto che la quasi totalità di questi modelli ricalca quanto già proposto da Ottomobile in un passato più o meno recente, è ovvia la semplificazione in termini di progettazione e studio del modello, che può essere affrontata a costi, tutto sommato, relativamente contenuti.

Dicevamo che il successo che sta arridendo ai rinnovati Solido sia molto buono, e ciò deriva da tutta una miscela di fattori che è difficile da carpire appieno, ma che di fatto si può riassumere in due parole: pubblico generalista.

In che senso? Si accennava testé alla (grande) disponibilità di Solido nei supermercati a poco prezzo, ed al loro particolare focus sulle popolari sportive medie degli anni novanta, e qui scatta il trigger dell’appassionato generalista, che poi è quel signore di circa 40-50 anni che apprezza le auto ma non ha nessun interesse tangibile per il modellismo in sé anche se – forse – fa in tempo a conoscere Solido per il suo passato, per aver giocato con qualcuno dei suoi modelli da bambino.

Quindi va più o meno così: sabato mattina, spesa all’Intermarché, carrellino, baguette aperta da un lato che sbatacchia contro il ferro del carrello, bambino che si mangia proprio il pezzo che sbatacchia contro il carrello per ingannare la noia della spesa (non scandalizzatevi, succede, e lo so perché ero io quel bambino, ed ero in ottima compagnia), pacco di Volvic o di Evian, due vaschette di prosciutto, Orangina… La spesa settimanale, insomma.

Prima di andare alla cassa, si passa davanti al reparto giocattoli, che solitamente è posto accanto al reparto elettronica/telefonia nei supermercati francesi, e lì vedi la 106 Rallye Solido, anzi ne vedi un muro, e con lei la 306 S16, eccetera eccetera.

“Oh, ma guarda, la 106 Rallye, che bomba… Come mi piaceva quando ero alle medie… Ah ma è la Solido? Ma c’è ancora? 20€? Però… Molto bella… Quasi quasi la prendo”, oppure, alternativa, “Yves (il bambino, n.d.r.) ti piace? Questa quando papà era giovane era un mito, la vuoi?”.

E così la prendi. Ed ecco spiegata ottima parte del successo di Solido ai giorni nostri.

Io, che sono un nostalgico, ho questa visione per il futuro: immagino una linea di Sport Prototipi attuali, dalla Peugeot 9X8 alla Ferrari 499P, fatte coi crismi canonici delle youngtimer ma proposte in scatolette a vetrina ma con cartoni gialli-rossi-azzurri (tipo Solido Serie 100) con dietro il disegno della vettura reale: facciamole costare anche 30 o 35€ data la complicazione intrinsecamente maggiore rispetto ad una Peugeot 306, ma quante se ne venderebbero?

Il futuro ci dirà, ammesso che mai succederà.

3 pensieri riguardo “Solido 1:43, i motivi di una fascinazione

  1. Io che ho qualche annetto più di te, circa venti, mi ritrovo perfettamente nella tua analisi.
    Quando la noia, per un bambino, di un lungo viaggio veniva mitigata dal giocattolo acquistato durante una delle soste in autostrada.
    È una mossa molto intelligente, non solo nell’immediato, ma anche in prospettiva…
    Purtroppo, negli ultimi decenni, l’automodellismo si è sempre più allontanato dalla base, avvitandosi su sé stesso, e questo ha comportato il mancato ricambio generazionale.
    Qualcuno forse l’ha finalmente capito e sta invertendo la rotta

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  2. L’hanno pensata bene: fino a non troppi anni fa, direi 15, nei supermercati francesi c’erano una marea di Solido a poco meno di venti euro.
    Erano naturalmente i vecchi Solido, c’erano le Mehari, le 2CV6 normale e France 3, le Alpine A110 immortali di chiara matrice Serie 100, le R8, le 4CV, le 12 normali e Gordini, le Kadett GTE, un sacco insomma.
    E comparivano anche i Solido di “nuova” generazione, come le Xsara WRC, 206 WRC, il Pajero di Peterhansel della Dakar, o la 307 WRC, che erano tutti quanti modelli di qualità ottima, spariti prestissimo dagli scaffali purtroppo.
    E poi i Toner GAM dei pompieri, ma li torniamo a più di vent’anni fa, sono spariti molto prima di quelli stradali o corsaioli, e costavano ancora meno, perché me li ricordo sui 10€ o poco più.
    Finalmente, dopo essere stata in mano a dei giocattolai da cucinini delle bambole, Solido è tornata a chi fa modelli di lavoro, ed il risultato si vede: certo, resta non tanto la perplessità ma un punto interrogativo per quanto riguarda la tenuta dello zamak nel tempo, ma su quello solo il tempo ci dirà.
    Di certo, una bella serie di auto da corsa moderne, fossero anche turismo o GT oltre a Sport Prototipi, presentate in scatolette richiamanti nei colori e nelle decorazionile Solido vecchie, ho come il sospetto che spopolerebbe.
    L’appassionato generalista, 80€ per la 9X8 (fenomenale) di Spark non li tossisce manco morto, ma 30 per un’omologa Solido che magari gli solletica le corde di quando aveva 9-10 anni si, e di corsa.
    Tanto più che che in Francia i Solido Serie 100 e Serie 10 li collezionano anche le nonne, ma anche un po’ nel resto dell’Europa a dire il vero.

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  3. Riccardo e Alfonso, anch’io condivido pienamente quanto avete scritto. Il successo che arride adesso a questi Solido in scala 1/43 mi fa molto piacere perché frutto di scelte intelligenti e lungimiranti.
    Solido di vetture sportive e da corsa? Magari! Sarebbe un ritorno al passato ma fatto guardando bene il futuro… è ovvio che la mente torni anche alle elaborazioni ed ai transkits che tanta parte hanno avuto nel rendere lieta la nostra infanzia.
    Se tornassero in auge sarebbe uno splendido segnale per il nostro piccolo grande mondo in scala ridotta!

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