Modelli del passato: Porsche 935 Gruppo 5 Luso Toys

testo e foto di Riccardo Fontana

C’è poco da fare: Tiny Cars è una miniera di stranezze praticamente senza fondo.

L’ultima incursione ha dato come frutto un modello particolare, una Porsche 935 prima maniera della Luso Toys, praticamente perfetta e con la scatola.

È un modello molto raro seppur poco quotato, non bellissimo in realtà, ma comunque gradevole, e costituente un’ottima base di riflessione per ricollegarci – tanto per cambiare – a quel mondo fatto dai modelli di una volta che tanto ci piace scomodare.

La prima Porsche 935 del 1976 è un’auto fondamentale per la storia delle corse, avendo dato il là ad un filone tecnico e sportivo che ha monopolizzato le gare Endurance fino alla comparsa del Gruppo C, in un periodo in cui il Mondiale Marche era riservato alle vetture di categoria Silhouette, e nonostante questo – al netto del bel kit in plastica in scala media prodotto da Tamiya – si tratta di un’auto che tra i produttori di modelli in scala 1:43 ai suoi tempi è passata abbastanza inosservata: Solido preferì riprodurre la 936/77 Sport Prototipo protagonista a Le Mans e non si curò della 935 fino al luglio del 1980, quando iniziò a lavorare sulla celebre 935/77 rossa seconda a Le Mans l’anno precedente per mano di Rolf Stommelen-Dick Barbour e Paul Newman (“presenza” che personalmente credo sia stata il vero motivo per il quale Solido abbia riprodotto questa versione) declinandola poi in molte varianti come Top43, mentre Burago fece uscire un buon modello – per quanto estremamente semplificato – che si rifaceva alla 935/J realizzata dal Team Jöest, ma la prima versione, coi parafanghi larghi ma senza carrozzeria allungata – la versione del debutto al Mugello nel ’76 con Jacky Ickx e Jochen Mass – era inesorabilmente finita fuori dai canali tradizionali.

Già, forse, o forse no, perché in realtà Luso Toys, giovane marchio portoghese allora in espansione, si occupò di lei immortalandola nel modello che potete vedere in queste immagini.

Luso Toys è tutt’ora un pianeta di cui si sa poco rispetto a tante altre realtà produttive di quegli anni: ha il merito di aver riprodotto auto particolari o comunque teoricamente mainstream al massimo (tipo questa o la Stratos Alitalia Gruppo 4, ma anche l’Escort RS Gruppo 4 coi codolini, o la Kadett GT/E di Gruppo 1) ma incomprensibilmente tralasciati da Solido – vero ed unico “faro” dei prodotti industriali dell’epoca – e dagli altri produttori.

La qualità, almeno inizialmente, non era probabilmente all’altezza dei Solido, ma osservando oggi questi modelli, come anche le loro confezioni e la loro presentazione, è facile notare una certa “sindrome da Solido” un po’ in ogni dettaglio: le scatolette di cartone colorate col disegno della vettura nella parte posteriore, le ruote veloci ma abbastanza fedeli con l’inserto cromato al centro (in pieno stile Serie 10 o tarda Serie 100), il foglietto di decals da posare a parte, la stessa dicitura con la data di realizzazione sul fondino, che era il più classico degli stilemi di casa Solido, sono tutti chiari segnali di una volontà di imitazione – sana peraltro – di quello che all’epoca era il riferimento assoluto nel mercato dei modelli “pronti”.

Addirittura, le scatolette presentano il disegno della testa di un pilotino con un casco jet, un altro dei più classici segni di riconoscimento delle confezioni e dei cataloghi Solido di qualche anno prima, per quanto il pilotino Luso sia decisamente più serioso di quello decisamente sorridente di casa Solido.

Inizialmente i Luso Toys erano in plastica: uscirono una serie di belle Lola T292 e la Stratos Gruppo 4, declinata sia in veste Alitalia relativamente alla vittoria di Munari in Portogallo (e dove sennò?) nel 1976 che come Chardonnet blu scura, protagonista e poi seconda per ordini di scuderia con Darniche in Corsica nello stesso anno.

La Stratos non era bellissima, però “avait le mérite d’exister”, come scrivevano su Passion43éme quando facevano gli articoli di tutti i modelli di un’auto, poi la qualità iniziò a crescere: già questa 935, pur comunque “povera” è un buon modello, con le Kadett GT/E, le Escort, la BMW 320 Gruppo 5 e la 131 Abarth si sarebbero toccate ottime vette di dettaglio, tanto che, forse, la 131 è probabilmente migliore dell’omologa Solido.

La livrea di questa 935 – al netto che non ho la più pallida idea di chi possa aver realizzato e prodotto queste decals, ma certamente non è roba by Cartograph – è più che buona, almeno se ci limitiamo a questa versione tralasciando i vari “spin-off” di puro gusto iberico, ma anche italiano, Burago docet, con livree assolutamente di fantasia, per le quali non mi sento di esprimere un giudizio (n.d.r.: i perché e i percome delle altre due livree della 935 di Luso meriterebbero un capitolo a parte e prima o poi lo troverete su PLIT).

Sono modelli questi che risultano interessanti anche per la cultura nazionale che traspare nell’osservarli: esattamente come un Politoys è un qualcosa di tipicamente italiano, un Corgi di inglese ed un Solido o un Dinky di francese, qui pur al netto dei tentativi di imitazione a Solido si capisce subito una diversa estrazione: è un modello figlio di una passione genuina per le corse seppur suffragata da una mentalità forse fin troppo spensierata, un po’ come quegli spettatori che stavano in mezzo alla strada al Rally del Portogallo.

Un gusto che, forse, nel mondo iper-globalizzato e filo-cinese di oggi si è perso, con modelli che sembrano – e sono – tutti più o meno parenti e figli delle stesse mani, pur rimanendo comunque assai belli ed a tratti intriganti.

2 pensieri riguardo “Modelli del passato: Porsche 935 Gruppo 5 Luso Toys

  1. Anche io ho sempre avuto l’ impressione che lo spirito dei Luso Toys fosse simile a quello dei Solido. Non credo, però, che si trattasse di un marchio “giovane” nemmeno allora. Non ci metto la mano sul fuoco, ma penso che il marchio tragga origine dalla Luso-Celuloide, nata nel 1931, che produceva i giocattoli in plastica Osul (bifronte di Luso) e, dagli anni ’60 agli anni ’80, gli automodelli in metallo MetOsul (si scriveva proprio così, con- la O maiuscola).
    Questa 935 non è purtroppo in scala 1/43. Ricordo bene quando la acquistai, al Le Castellet in occasione del Gran Premio di Francia del 1978, e quanto ci rimasi male quando, a casa, la confrontai con le altre 911 della mia collezione.
    In quegli anni il Portogallo era all’ avanguardia nelle nuove iniziative nel campo dell’ 1/43 da collezione, vedi anche e soprattutto la nascita della Vitesse nel 1982.

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