AutoModelli, una fonte d’ispirazione

testo e foto di Marco Nolasco

A seguito del servizio sulla rivista Automodelli1 ecco alcuni lavori ispirati da quella rivista.

Automodelli, a mio parere, completava quasi perfettamente Quattroruotine. La prima si rivolgeva alla mia anima di elaboratore/montatore in erba, la seconda soddisfaceva la mia seconda faccia di “macchininofilo”, quella del collezionista.

Non che Quattroruotine trascurasse i kit e prima ancora le elaborazioni, ma non aveva mai pubblicato niente di paragonabile alle guide di Barteletti, che per contro trascurava la produzione di modelli finiti.

Si iniziò con il botto; nel numero zero comparve una dettagliatissima guida di cinque pagine per montare al meglio il trans kit di Tron per l’Audi Quattro su base Gama.

Io in realtà la seguii solo a grandi linee, infatti elaborai un Conrad senza utilizzare il transkit, che comprendeva anche una bella carrozzeria in resina di Record, da adattare al modello tedesco. Nell’articolo si osservava che, limitandosi a montare la carrozzeria sul Gama, sarebbe rimasto l’interno della stradale, quindi accompagnava il modellista nella elaborazione dell’abitacolo per renderlo fedele alla versione da gara. Io mi feci accompagnare molto volentieri, ma lasciai la scocca originale. Inoltre scelsi un’altra versione, la vincente all’Acropoli 1982 invece della vincente al Sanremo 1981, sempre con Michèle Mouton e Fabrizia Pons.

Come si vede dalle foto il lunotto e i vetri laterali, rifatti in plexiglass, dopo quarant’anni non si sentono molto bene…

Nel n.9 di giugno 1983 comparve, nella stessa rubrica dell’Audi “Montiamoli insieme”, una altrettanto dettagliata guida per elaborare la grande novità industriale di quell’ anno, la Lancia Rally di Vitesse, nella versione del debutto al Tour de Corse 1982, nona con Markku Alen e Ilkka Kivimaki.

Naturalmente mi cimentai anche in questa elaborazione, omaggio anticipato, con la precedente Audi, a “Race for Glory”.

Questa volta seguii pedissequamente la rivista, eccetto l’antenna che non era quella di Automodelli, ma ricavata da un crine flessibile, il che evita guai in caso di scontro fortuito.

In questo caso lasciai i vetri originali, limandoli accuratamente per poterli  montare a filo di carrozzeria. Il parabrezza, nota la rivista, è troppo piatto.

Tra l’Audi e la Lancia, nel n.2 di novembre 1982, sempre nella stessa rubrica, Automodelli dedica le solite cinque pagine ad una formula 1 e precisamente al terzo modello di Vincenzo Bosica, la Ferrari 126 C2 che giunse seconda nel discusso Gran Premio di San Marino del 1982 con Gilles Villeneuve.

Il modello era stato oggetto di un’offerta speciale della rivista ai lettori e agli abbonati al costo ridotto di rispettivamente 40.000 e 38.000 lire contro i 48.000 di listino. Inoltre i 100 kit di questa serie speciale erano personalizzati sul fondino dal logo “Automodelli” in rilievo, che si consigliava di evidenziare, a fondino verniciato, smerigliandolo e riportandolo a metallo.

Io avevo un “normale” kit comprato dai fratelli Tron e anche in questo caso seguii pedissequamente i consigli dell’articolo e procedetti al montaggio dei 115 particolari che lo componevano.

Il titolo dell’articolo era “Una Ferrari per tutti”, ma il montaggio si rivelò per me  veramente ostico. Senza quel servizio difficilmente sarei arrivato alla fine e comunque rimase un difetto che rovinò in parte la mia soddisfazione per esserci riuscito perché, come si vede dalle foto, il cockpit rimane leggermente sollevato. Eppure lo avevo montato e rimontato a secco più volte e combaciava decentemente, ma o lo spessore della vernice o qualche eccedenza di colla da qualche parte causò il difetto. Vabbè, comunque è stato il kit più complesso che abbia mai montato, non so se ci riproverei…

  1. https://pitlaneitalia.com/2024/04/25/automodelli-storia-minore-di-una-chiusura/ ↩︎

13 pensieri riguardo “AutoModelli, una fonte d’ispirazione

  1. Con le “zampe di gallina” che ho sempre avuto, modellisticamente e calligraficamente parlando, le proposte di AutoModelli non erano certo indirizzate a me (vendendo qualche obsoleto, la C2 Bosica sarebbe stata da comperare, ma del senno di poi…). Non ero poi più così appassionato di auto e mi avvicinai alla rivista per un po’ di residua curiosità. Stavo venendo meno a un Gentleman’s Agreement con i miei circa il numero di esami da superare al Poli, pena rinunciare al rinvio per motivi di studio. Alla fine mi arruolai e, negli ultimi mesi, fu la svolta: ebbi come commilitoni due rallisti (un pilota e un navigatore, niente a che fare l’uno con l’altro, e non corrispondenza di periodi tale da farli conoscere) e mi riattaccarono la passione (per la destrezza non ci fu niente da fare…) per i motori, la stampa specializzata e i modellini. Appena congedatomi scoprii che un negozio di giocattoli vicino a casa di mia nonna pullulava di Conrad/Gama e Vitesse a prezzo scontato (9.900 anziché 14.500), e lì mi tuffai, a costo di buttare in pattumiera i fallimenti. L’Audi fatta con il TK di Tron (TK “2D”, solo decal, ruote e poco altro) e la 037 con la base Solido (in retrospettiva, molto ma molto più riuscita della Vitesse, ruote a parte)

    Un prolisso Marco Redaelli

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  2. Non sei prolisso. Le vicende del nostro vissuto collezionistico è sempre interessante. La Lancia Rally Solido è arrivata tardi per me, Avevo già fatto il pieno di Vitesse…

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    1. Le mie Vitesse furono quasi da scatola, tranne i giri vetri con il paint marker Tamiya, un po’ di makeup al motore e in qualche caso fari e ruote di Tron (fari un pelo oversize che sovrastassero le “pastiglie-fari” originali, limate e dipinte di bianco). Nastro tiralinee rosso con decal Sabelt ed estremità tagliate a “>” con una punta di paint marker argento a simulare le fibbie. Gli acetati bianchi dei Solido Serie 1500 ritagliati per fare i paraspruzzi.
      Infine, Delirio Ossessivo-Compulsivo: antenna di filo elettrico avvolto attorno alla punta di un compasso (lo spillo si assottiglia in modo poco graduale) e come stelo dell’antenna la naturale continuazione del filo “in cima” alla spirale conica.

      Però riuscivano “pasticciati”, non puliti: piacevano solo a me e ai profani… Ne vendetti qualcuno in occasione di una mostra nel negozio “Fantasia” di Varese: erano gli unici modelli esposti con pretesa di aderenza alla realtà.

      Per fortuna, mia e del Modellismo con la “M” maiuscola, trovai abbastanza presto dei lavori e poi un Lavoro, e il cazzeggio finì…

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  3. Mi piacciono queste elaborazioni, soprattutto quella della Lancia. Solo le ruote la penalizzano un po’, per il resto sembra davvero riuscita molto bene!

    Tra l’altro – chissà perché – la prima versione della 037 non vanta molte riproduzioni, anzi (a parte il kit di Arena Modelli)…

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    1. Tameo/Meri (A nome Tameo una Totip di Zanussi; come Meri una o più Martini). Credo che anche qualcuno del “Clan dei Marsigliesi” (in senso buono!) vi si sia dedicato: butterei lì Record

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  4. A proposito di diecast, mi viene in mente poi che un edicoloso della prima versione della 037 era pure uscito; non lo avevo visionato da vicino ma non sembrava neanche tanto male…

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