L’ultima Daytona Solido per BAM fu un… Verem

Prima sul vecchio blog, poi su PLIT ci siamo occupati abbastanza spesso della Ferrari 365 GTB4 Daytona Gr.4 di Solido, anche in relazione alle decals commissionate a Cartograf dalla Boutique Auto Moto, famosissime e ancora oggi molto apprezzate1. Erano i primi anni ’80, con le edizioni fatte per BAM da Solido a facilitare il compito di chi non aveva tempo o voglia di partire da un kit o di sverniciare e riverniciare un modello della produzione standard.

Giusto un trafiletto ma comunque una testimonianza dell’epoca: la notizia dell’uscita del transkit BAM apparsa sul numero 107 (luglio 1988) di Argus de la Miniature

Esiste però un’ultimissima edizione della Daytona, nata dalla collaborazione tra la Boutique Auto Moto e Solido. In questo caso, amministrativamente, fu Verem a essere coinvolta. L’idea venne alla celebre boutique parigina a inizio 1988. Si era ormai in un’altra epoca rispetto ai vecchi fogli di decals di Le Mans. Verem era un marchio nato un paio di anni prima, voluto da Emile Véron (Ver-Em) per diversificare e ampliare l’offerta Solido sotto prospettive mai sperimentate in precedenza.

L’immagine della Daytona Interscope nella foto ufficiale della newsletter di BAM, diffusa alla stampa

Tra i primissimi modelli Verem ci furono – appunto – diversi Solido da competizione, proposti con livree alternative e spesso del tutto inedite, cosa che Solido avrebbe dovuto fare dieci anni prima ma lasciamo perdere. Risorsero dalle nebbie del passato Lola T280, Porsche Carrera 6, 911 Carrera RS, Alfa Romeo Giulia TZ, Mirage-Ford o Daytona Gr.4, per la gioia dei nostalgici e di chi aveva sempre sognato un’offerta un po’ più ampia del tradizionale kit Solido2, ad occupare gli spazi che Solido non aveva mai voluto3 saturare del tutto.

Nella sua offerta sempre più vasta e pure un po’ caotica, Verem aveva continuato a sfruttare questo filone negli anni successivi, con soggetti come la BMW 530 o le Porsche 917/10 e 935. Improvvisamente in Solido avevano scoperto che tutto faceva brodo.

A quel punto, in BAM dovettero chiedersi: “e che siamo più scemi, noi?”. La documentazione a Jean-Marc Teissedre e compagni non mancava e venne scovata una particolare versione della Daytona – oggi notissima, all’epoca praticamente sconosciuta ai più – ossia la nera Interscope pilotata alla 24 Ore di Daytona 1975 da John Woodner e Fred Philips, settimi assoluti e primi in GT e in Gruppo 4.

Una livrea bella e suggestiva, quella sì nota agli appassionati soprattutto per le Porsche 934 e 935 che non erano state trascurate dalla BAM stessa, né dalle varie Record, Starter e Provence Moulage.

La Daytona nera per BAM era commercializzata in una scatola standard Verem

L’esistenza di un marchio prêt-à-porter come Verem in questo caso facilitava le cose: la marca era stata creata anche per facilitare l’iniziativa di vari committenti più o meno ufficiali, un po’ quello che oggi fa Spark.

Le decals vennero commissionate come al solito alla Cartograf di Bologna, una scelta quasi obbligata se si voleva andare sul sicuro in termini di serietà e di qualità.

Decals Cartograf e istruzioni in bianco e nero fotocopiate e corredate anche di qualche indicazione supplementare: il tipico transkit della Boutique Auto Moto

Il modello Verem per BAM era la classica Daytona Gr.4, verniciata in nero lucido e piazzata nella scatola vetrina tipica dell’epoca, in cui erano infilate le decals e un foglietto di istruzioni che ricordava molto da vicino lo stile di quelli distribuiti anni prima per le trasformazioni di Porsche 934, 935, BMW M1 e così via.

Il transkit fu commercializzato all’inizio dell’estate e incontrò la curiosità dei collezionisti ma probabilmente non era già più il tempo per operazioni di questo tipo. Il riscontro di vendite fu buono ma non eclatante. Anche se idee simili potevano avere ancora una loro valenza, le richieste dei quantitativi minimi sia da parte di Verem sia da parte di Cartograf non giustificavano più determinati investimenti. E – sia detto per inciso – il tema Daytona non tirava mai come una 24 Ore di Le Mans.

In un’ideale vetrina la Daytona numero 0 di Future Models (qui un raro esemplare factory built perfettamente conservato) potrebbe fare da pendant col transkit BAM-Verem

Curioso tra l’altro pensare che proprio in quel periodo un produttore di kit, la Future Models di Scandicci (Firenze), aveva tirato fuori un’altra Daytona della 24 Ore di Daytona 1975, la numero 0, commercializzata sia in kit sia factory built. Fondata da Sandro Parretti, bravissimo modellista nel senso più ampio del termine, la Future Models meriterebbe presto o tardi una retrospettiva. Ce ne occuperemo.

Tornando alla Daytona Interscope, per quanto ne sappia, quello fu anche l’ultimo transkit BAM. Verem e poi ancora Solido avrebbero continuato a sfruttare uno stampo ormai carico d’anni, facendo edizioni “presentazione” o puntando sulle solite versioni di Le Mans, ancora con le onnipresenti decals Cartograf.

  1. Si veda ad esempio questo link: https://pitlaneitalia.com/2023/02/08/la-ferrari-365-gtb-4-gr-4-di-solido/ ↩︎
  2. Va ovviamente ricordato il periodo 1982-1984 che portò ai vari Solido-2, Top43 e Sport Cars, con logiche e vicende piuttosto diverse. ↩︎
  3. Sembra si trattasse proprio di una scelta precisa e premeditata, per quanto quasi incredibile e per molti versi irrazionale, almeno vista con gli occhi di oggi. ↩︎

2 pensieri riguardo “L’ultima Daytona Solido per BAM fu un… Verem

  1. L’unico modellino che volevo acquistare quest’anno e poi non lo ho fatto per tipica procrastinazione, quindi ‘e volato via e ora lo rimpiango, era proprio una Solido Daytona modificata secondo la #71 del 1973. Ruote cambiate e scarichi bianchi, assetto corretto, le luci di segnalazione, decal integre e ingiallite ma non troppo; mancavano solo le piccole derive sul cofano. Un capolavoro, aveva mille volte più charme di una Looksmart, Spark…..

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