90° minuto, programma calcistico inventato da Maurizio Barendson e poi proseguito da Paolo Valenti, dovette molta della sua fortuna alla schiera dei “pupazzoni”, sapientemente diretti da un burattinaio furbo e affabile che se ne faceva beffe senza che loro se ne rendessero conto. Ogni domenica andavano in onda giornalisti di solito avvezzi ai palcoscenici delle redazioni RAI regionali e che finalmente abbrancavano i loro cinque minuti di gloria in diretta nazionale. Giorgio Bubba da Genova, con le sue giacchine strette strette, Tonino Carino da Ascoli con l’aria perennemente imbarazzata, il “pittore” Ferruccio Gard (che Paolo Ziliani aveva soprannominato Nosferatu), Marcello Giannini da Firenze, che a volte non ricordava più cosa doveva dire, o ancora Luigi Necco, Rolando Nutini, Franco Strippoli, Italo Kuhne dalle pettinature ai limiti dell’astrazione e tanti altri, in un concatenarsi di gaffe, calembour e frasi dalla sintassi impossibile. Eppure se non fosse stato per loro, 90° Minuto non sarebbe stato ciò che è stato: una sorta di spettacolo cult. Personaggi svagati, imbacuccati sotto abiti sgargianti, una specie di famiglia Addams che ogni domenica sbucava dagli schermi pomeridiani di tutta Italia. Da nostalgico del calcio anni settanta-ottanta mi sono tornati in mente i vecchi cari pupazzoni quando stamani, per l’ennesima volta, la pagina Facebook di un noto negozio modellistico di Milano mi ha riproposto una galleria di personaggi bislacchi e allegri, talora buffi talora patetici e mi sono detto che il proprietario è sicuramente dotato di un istinto “televisivo” se per pubblicizzare la sua attività si avvale dell’aiuto – parzialmente inconsapevole e ingenuo – di figure che avrebbero occupato un posto non di secondo piano nella galleria dei pupazzoni valentiniani. Una mossa geniale, e spero non si offenda perché l’intento non è quello di criticare ma solo quello di analizzare. Un solo consiglio: occhio alla sovraesposizione mediatica. A volte può giocare brutti scherzi.
Paolo Valenti e i pupazzoni
