Borsa di Novegro, 27 novembre

di Alessandro Gritti

Mancavo dalla borsa scambio di Novegro da molti anni, troppi in effetti: era il dicembre del 2013 quando varcai per l’ultima ingresso che da sul padiglione della fiera.

Non era stato granché entusiasmante, ci si leggeva un notevole calo d’interesse generale rispetto alle precedenti edizioni, poi alcune circostanze della vita mi ci tennero lontano fino ad oggi, appunto.

All’arrivo la prima sorpresa: tocca parcheggiare la macchina in Canton Ticino, né più né meno come accade all’appuntamento riservato alle auto ed alle moto d’epoca.

Oibò, che strano, mai successo nelle altre visite…

Mi avvio a piedi marciando come un componente della Grande Armée napoleonica, e mentre mi avvicino vengo sfilato da una gran quantità di altre persone dirette alla biglietteria, di età media insospettabilmente giovane. Assai strano devo dire, ma piacevole, e molto ben augurante per il futuro.

Dopo circa quarantasei anni di coda arraffo un biglietto ed entro, e mi si apre un mondo di perdizione: c’è una quantità di gente terrificante, una quantità di banchi terrificante, grondanti della più svariata roba, praticamente sempre di pregio, che ci si possa immaginare.

Una quantità di speciali che io, nella mia pur breve memoria, non ricordo di aver mai incontrato in nessun’altra borsa, e poi obsoleti più o meno canonici, stranezze, kit, edicolosi (quelli non mancano mai, spesso proposti a prezzi maggiori rispetto ai corrispettivi Ixo “canonici” proposti a fianco dal medesimo venditore).

Su tutto, però, dominano i modelli speciali: sono ovunque, di tutti i tipi, c’è una grandissima quantità di montaggi di qualità estrema proposti a meno del prezzo di uno Spark nuovo, una varietà che io, che non l’ho vissuta, ho sentito raccontare solo a proposito delle borse degli anni ’70 e ’80.

Le circostanze impongono di fare delle scelte, perché qui c’è veramente da uscirne male finanziariamente, e le scelte vengono purtroppo fatte, ma lo spettacolo è unico, e testimonia anche un fermento che non si vedeva da anni: c’è il banco di Claudio Villa, con i suoi bei kit, disponibili anche montati, di Formule (anche e soprattutto minori) di tutti i tipi, decisamente dei prodotti semplici ma efficaci, molto competitivi nel prezzo, che decisamente non ci si aspetta di vedere proposti nel 2022, e poi molti altri.

Nascono, o comunque si sviluppano, delle realtà, anche in tempi bastardi come quelli che viviamo: forse non siamo anco

A Novegro può anche capitare di vedere di persona Francesco De Stasio, di cui magari avevi visto solo un’immagine formato francobollo su un Mini Autosprint del 1978, oppure Monsieur Gianni, che conoscevi solo di nomea dai vecchi articoli che leggevi in spiaggia su Passion 43ème.

Questo solo per quanto riguarda una visita “macro”, perché al secondo passaggio si aprono i mondi: si scovano stranissimi modelli autocostruiti in legno sull’onda degli RD-Marmande, oppure cassette di speciali da riprendere a poco prezzo, cose che veramente mettono in crisi i più appassionati.

Che sia l’inizio di una rinascita, forse anche figlia della vitaccia imposta dall’alto che ci è toccata per due anni? È possibile, ma qualunque cosa sia c’è solo da augurarsi che continui.

Sembra davvero di essere balzati indietro di anni, che sia forse l’inizio di un’inversione di tendenza non solo legata al modellismo quanto più generale, legata a molti aspetti della vita che ci tocca subire.

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