Con le elaborazioni di modelli Solido e dei loro accoliti (Sport Cars, Verem…) mi sono trastullato per tutto il tempo del liceo. Anche se in seguito il divertimento è continuato, pensare a una trasformazione di un modello Solido mi fa scattare automaticamente la molla di un ricordo che va alla fine degli anni ottanta. In quei sonnolenti pomeriggi delle vacanze di Natale, il sostanziale isolamento del modellista/collezionista raggiungeva vette mai viste durante l’anno. Quei pochi eventi cui si poteva partecipare erano ormai passati (alcune borse qua e là), i negozi chiusi (c’era praticamente solo Luciano Rocchi a Firenze, Rossocorsa ancora non esisteva) e la scarsa comunicazione era appannaggio di gente più matura, non certo di un liceale alle prese con la contingenza di un compito di greco o di un’interrogazione di filosofia che si prospettava agli inizi di gennaio, una volta tornato in classe. Era insomma tutto molto più lento, e non è che fosse sempre un bene. A proposito dei Solido, da Tron mi arrivavano transkit Automany, magari qualche Verem o anche qualche vecchio foglio di decals MRE, tutte cose che assicuravano ore di divertimento. Viaggi all’estero, non se ne parlava neanche. Ci si consolava leggendo per l’ennesima volta il TSSK uscito in autunno, in attesa di quello primaverile, più corposo perché costituiva l’edizione principale. Non conoscendo ancora a sufficienza gli artigiani che vi operavano (Barnini, Giorgetti, Codolo, Future Models, Cioni eccetera), Firenze non poteva certo dirsi un centro nevralgico dell’automodellismo 1:43. A confronto, la vicina Bologna, che pur non era il massimo della vivacità, era già parecchio più evoluta. A Firenze venne organizzata una borsa di scambio da Tron nell’autunno del 1986. Fu un bell’evento – almeno per i miei gusti – in un hotel di Porta al Prato, non lontano dalla stazione SMN (e curiosamente a poche centinaia di metri in linea d’aria da casa mia, tanto che dal terrazzo del quarto piano ne vedevo assai nettamente l’insegna con le lettere bianche). Fu proprio in una delle borse fiorentine, stavolta all’Hotel Alexander in Viale Guidoni, nel quartiere di Novoli, che nel 1988 trovai una Porsche 935 di Verem, versione Georg Loos Le Mans 1979. Con ancora in testa il ben di Dio che avevo visto in altre borse, me ne uscii per la verità abbastanza deluso, con solo questo modello, interessante per le mie tematiche, ma raramente negli anni ottanta lasciai una borsa con un bottino così magro.
Mi pare fosse un sabato pomeriggio e per consolarmi telefonai a Tron ordinando il montaggio di una Porsche 904/8 Kanguruh Targa Florio 1965 su kit Vroom, che arrivò puntualmente qualche settimana dopo (abbiamo anche una foto, che volete di più!)

Il secondo modello, una Porsche 930 Turbo su base Starter, non arrivò mai perché forse il buon Paolo si dimenticò di tutto e la cosa andò in cavalleria. Peccato perché gliel’avevo chiesta viola metallizzata con gli interni blu, sarebbe stata originale. All’epoca – lo ricordo per chi non c’era – Milano43 offriva un bel servizio di montaggio kit, di cui si poteva usufruire anche per corrispondenza. I montatori erano bravi (c’era per esempio Baldoni) e i tempi di attesa piuttosto corti, da uno o due mesi, a volte ancora meno. Ordinavi il kit senza pagare alcun anticipo e poi Paolo ti fatturava tutto a lavoro avvenuto. Tanti in questo modo si sono costruiti negli anni ottanta-novanta collezioni di ottimo livello.



Misi quindi mano alla Porsche di Verem, facendo del mio meglio con la poca documentazione che avevo. L’assenza dei fari sul modello non fu un problema, visto che la vettura reale partiva a Le Mans con delle protezioni scure, che riprodussi con una decal. Gli interni li arricchii con rollbar in metallo, sedile, cinture, pedaliera, estintore, cavi e condotti vari. Non sapendo come eliminare i due brutti tergicristalli stampati sul parabrezza, li coprii semplicemente con un unico elemento fotoinciso che tutto sommato li celava abbastanza bene, almeno nella maggior parte delle angolazioni.

Aggiunsi poi l’antenna, gli specchietti esterni, ganci, retine e accessori vari. Curiosamente (forse per nascondere un pastrocchio che avevo dovuto fare? Non ricordo), tentai anche una specie di “lining” sul cofano anteriore, realizzato però col Lumocolor Staedtler che dava il suo tipico effetto violaceo. In ogni caso, il risultato finale mi parve all’epoca buono e archiviai questa Porsche 935 come un’elaborazione riuscita.

La sera in cui terminai il modello, trasmettevano su Rai1 Biberon, il programma del Bagaglino con Pippo Franco, Oreste Lionello e Leo Gullotta. Prima dello spettacolo passava la pubblicità della Fiat Tipo. Ancora oggi quando ritrovo su YouTube la sigla cantata dall’indimenticabile Gabriella Ferri, mi torna in mente la Porsche rossa di Verem.
Ho la memoria annebbiata: dunque la Verem mancava dei fari anteriori, come mi pare fosse la Solido serie 1500. Però gli stampi ripresi per la serie 1500 avevano spesso quelle odiose protuberanze all’interno dei passaruota che impedivano di montare ruote degne senza sbattimenti.
Avevo letto Verem, ma avevo metabolizzato Top43, e la mia Vaillant aveva i fari anteriori. Non avevo la mano per fare gli affinamenti che fai tu, ma avevo simulato con l’acetato i vetri scorrevoli laterali.
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Questo modello di Verem era venduto in kit, in una confezione con dei blister tenuti insieme con un cartone rettangolare nero. Uscirono diverse versioni, alcune inedite, altre meno, ma comunque mai viste nelle precedenti produzioni Solido & compagnia. Le ruote del modello sono quelle che trovai nella confezione. Aggiunsi anche le scritte Goodyear delle gomme, assenti nel foglietto di decals.
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