di Riccardo Fontana
Recentemente, Spark ha annunciato la prossima uscita della prima esponente di quella che potrebbe diventare un nutrito, e piuttosto interessante, filone di modelli, l’Alfa Romeo Giulia Sprint GTA del 1965, che è un monumento assoluto all’automobilismo e che era francamente impossibile che sopravvivesse alle attenzioni del gruppo orientale.
Il modello, 1:43, sarà contraddistinto dal marchio Schuco, neo-proprietario di Spark, che sarà sempre maggiormente focalizzato sulle vetture stradali, o comunque alle varianti non strettamente corsaiole di auto che corsaiole lo sarebbero, e alla grande, come appunto nel caso della GTA 1600.
Come di consueto l’imprinting è con l’anticipazione resa sui canali online del gruppo, dove si può “ammirare” ciò che qui vi proponiamo (e perdonatecelo ma il dovere di cronaca ce lo impone).
Il modello, come detto, viene annunciato come una Alfa Romeo Giulia Sprint GTA del 1965, cioè la prima GTA 1600, ma osservandolo con meno di un minimo sindacale di conoscenza, una volta di più possiamo dire che non ci siamo affatto.
È bene rimarcare, per la massima onestà intellettuale, che ci troviamo di fronte ad un’anticipazione, che come già visto in molti casi può anche cambiare molto, ma in tutta sincerità non capiamo cosa abbiano esattamente preso a modello le maestranze Spark per ottenere un simile risultato, distante anni luce da una GTA 1600 prima maniera.
Tralasceremo ogni considerazione sul giro vetri della zona del parabrezza, piccolo ed alquanto irrealistico, e sulla coda che, almeno come impatto visivo, parrebbe leggermente corta, in quanto legati all’interpretazione di una linea certamente non facile e che, occorre dirlo, non è detto sia stata resa tramite CAD (anche se è assai facile, e in questo caso torna prepotentemente alla ribalta il concetto di correttezza visiva più importante di quella numerica tanto caro ad André-Marie Ruf) per concentrarci maggiormente su dettagli ancora più “macro” e disturbanti.
In primis le ruote: sul modello fotografato, qualunque cosa vi sia montato non siamo di fronte ai Campagnolo “millefori” in magnesio delle GTA 1600, e non siamo neanche di fronte a dei normali cerchi in lamiera da Giulia GT, o anche solo berlina, stradale.
Per quanto non siano fedelissimi neanche in questo caso, sembrano più essere i cerchi in lamiera della Giulietta, sopravvissuti fino alla TZ cosiddetta “uno”, ma mai visti su queste auto.
Farei notare, a tal proposito, che cerchi (e gomme Dunlop Racing) pressoché perfetti si permetteva il gruppo M4-Best ormai quasi 15 anni fa, su dei modesti edicolosi da nemmeno 10€, proponendovi un’immagine della GTA di “Riccardone” Benelli della fu-Alfa Collection in scala 1:43.
In second’ordine (si fa per dire…) la decorazione: parliamoci chiaro a questo punto, il mondo delle GTA e derivate (non tocchiamo il tasto GTam che è meglio) è un “troiaio” incredibile, in cui imbattersi in esemplari falsi o restaurati male è facilissimo, ma parliamo pur sempre di auto arcinote, su cui non solo esistono tonnellate di prove e test dell’epoca facilmente reperibili investendo dai 5 ai 15€ su eBay, ma anche intere pubblicazioni in cui vengono proposte immagini quasi “pornografiche”, da intendersi nel senso greco del termine (ossia “mania/morbosità del nascosto”) di ogni più nascosto ed insignificante dettaglio.
Quindi, alla luce di ciò: dove, esattamente, i signori Spark/Schuco hanno mai visto una GTA 1600 con le bande bianche, i quadrifogli e il Biscione sul cofano?
Quella rappresentata nell’anteprima è la livrea della GTA Junior 1300 presentata nel 1968, per la quale il modello andrebbe quasi bene non fosse per le ruote, che nella Junior erano le normali ruote di lamiera della GT stradale senza le coppe.
Ultimo (mezzo) neo, lo specchietto laterale, che di serie era assente, ma che potrebbe essere stato obbligatorio su alcuni mercati esteri, e pertanto la scelta di riprodurlo non è condannabile al 100%, per quanto spiazzi una politica in cui si “tiri” all’inverosimile sui costi dove sarebbe sconsigliabile farlo, salvo poi produrre e montare dettagli che non sarebbero neanche richiesti per riprodurre una versione corretta dell’automobile prescelta.
Tutto ciò tradotto: non è possibile fotografare la prima vettura che passa e buttarsi a copiarla a pesce se poi si ha la pretesa di vendere ad 80€ dei modelli.
Non è possibile farsi “bagnare il naso” da degli edicolosi diecast vecchi di oltre un decennio, per quanto gli “Spark-Likers” (Dio del giornalismo perdonami) tendano a fagocitare acriticamente anche il veleno.

Discorsi vecchi, ciò che rimane è che questa politica, unitamente all’aumento sempre maggiore dei costi finali, porterà probabilmente ad una resurrezione del modello speciale, che riacquisterà competitività.
Una volta in più ci chiediamo il motivo per il quale vengano proposte simili anticipazioni: scoraggiare i preorders forse?
Non lo sappiamo, ma una buona dose di smarrimento è d’uopo.
“Tutto ciò tradotto: non è possibile fotografare la prima vettura che passa e buttarsi a copiarla a pesce se poi si ha la pretesa di vendere ad 80€ dei modelli”
Basta una veloce ricerca fotografica su Google per “smontare” parte dei loro modelli.
Non occorre una laurea o una specializzazione, ma solo buonsenso
"Mi piace""Mi piace"
È proprio così Alfonso: è straordinaria la capacità che hanno di non sbagliare nulla in capolavori di complicazione come le odierne Hypercar o LMP-2, e di fare dei vagoni merci di erroracci puerili in soggetti dove non c’è niente da sbagliare come una Giulia GTA o una 500.
Solo loro possono riuscirci, e non è una bella cosa.
"Mi piace""Mi piace"
Guardandola ancora meglio, mi permetto di aggiungere qualche altra nota, in ordine puramente sparso:
1) lo scudetto Alfa Romeo sul muso, oscenamente incassato nella carrozzeria, quando forse non solo era a filo ma, forse, addirittura leggermente sporgente;
2) non si capisce, ma qui posso tranquillamente fare il beneficio del dubbio fino all’uscita del modello, se le due feritoie centrali sul muso, primo macro-dettaglio che distingue al volo una GT normale da una GTA 1600 o 1300 che sia, siano state fatte. Può tranquillamente essere che si, ma non si capisce per la bassa qualità della foto;
3) la coda continua a darmi l’impressione di essere troppo corta, vedendo il modello così di tre quarti, almeno io, ci rivedo la Giulia GT della Mercury come proporzioni, e quella era esageratamente corta di terga;
4) la griglia anteriore, sulle GTA 1600, era tranquillamente nera: quella che l’aveva grigia era, pensate un po’, la GTA 1300 del ’68, che sono sempre più convinto abbiano preso a modello senza capirci un’acca;
"Mi piace""Mi piace"
A proposito delle “anteprime”.
Non essendo modelli definitivi sono, ovviamente, suscettibili di modifiche ed abbiamo visto, in passato, che i modelli sono stati modificati prima di andare in produzione, ma perché -come domandi tu Riccardo- postare foto di modelli così approssimativi?
Non parliamo di finitura, come sarebbe anche logico aspettarsi da un pre-serie, ma proprio di dettagli e, spesso, colori.
Non è -ho pensato io- che aspettano che qualcun altro faccia i compiti al posto loro?
Tranne la griglia della Stratos del Montecarlo del 1976, che hanno deciso che era nera…
"Mi piace""Mi piace"
Mi chiedo: ma hanno fatto apposta? Qui pare ci sia del dolo…bastava fare un giro al Museo di Arese o più semplicemente guardare immagini….
"Mi piace""Mi piace"
Una quindicina d’anni fa, Fabbri fece uscire, nella sua raccolta Ferrari, una TR che non aveva niente a che spartire con la vettura originale.
Ma che era l’esatta copia della vettura restaurata che campeggiava nel fascicolo.
Niente di traumatico, abbiamo visto delle inguardabili Ferrari restaurate, vincere dei prestigiosi concorsi, quindi…
Forse noi modellisti/collezionisti siamo dei fissati, anzi, senza forse.
In Spark stanno facendo lo stesso percorso, si rifanno a vetture restaurate…male.
Carrozzerie con dettagli inventati, colori con tinte e finiture di fantasia, accessori non conformi al modello ed all’epoca.
Dolo? No, semplice superficialità.
Come scritto, basta un giretto su Google, neanche tanto approfondito.
"Mi piace""Mi piace"
Spunto molto interessante Alfonso, e ci avevo pensato anch’io dopo aver visto come e quanto era cambiata la Stratos del Monte ’76.
Signori che, forse, ci state leggendo: se così fosse, sappiate che avete più corna voi del cervo della Jägermeister.
Fine digressione.
"Mi piace""Mi piace"
Anche Minichamps si rifaceva spesso a modelli restaurati senza un minimo di analisi critica.
Penso che la discriminante non sia il costo del modello, ma la passione di chi ne cura il progetto. Gabriele Guidetti, nella collezione da edicola sulla Maserati (la seconda) fece dei piccoli capolavori.
Pe contro, ricordo anni fa una discussione sul forum di ModelliAuto a proposito della famosa Ferrari 250 GTL 14ma alla Targa Florio 1964 di Taormina e Ricci, che in passato fu riprodotta color rosso corsa. Venne poi fuori che era in realtà rosso scuro metallizzato. Successivamente una serie da edicola di diversi anni fa le dedicò una riproduzione che, contrariamente a tutte le aspettative, era del solito rosso corsa. Il responsabile della collana si giustificò assicurando che le specifiche prevedevano il colore corretto rosso scuro metallizzato e, disse, avvertì il realizzatore cinese con codici e campioni della tinta giusta, ma il modello arrivò in Europa con la tinta errata. Non negò che l’ azienda non era in grado di contestare la fornitura e così nelle edicole finì l’ennesimo modello sbagliato.
Evidentemente per i cinesi le Ferrai da corsa “dovevano” essere tutte rosso corsa…
"Mi piace""Mi piace"
Marco, essendo amico della persona in questione, ti posso assicurare, conoscendone la serietà, che le cose andarono in quel modo.
Malgrado decine di mail e avendo spedito anche un campione del colore, il modellino uscì comunque di colore rosso.
È frustrante lavorare con queste persone.
"Mi piace""Mi piace"
A proposito della GTL, ricordo che ci fu una ricerca febbrile per risalire al colore corretto, dato che non c’erano fotografie chiare in tal senso.
Alla fine, grazie alle testimonianze dei presenti, si arrivò a deliberare il colore corretto che, purtroppo, non venne utilizzato dal produttore (immagino avesse già le scocche già verniciate :-D).
La cosa destò un certo moto di indignazione tra gli appassionati e i collezionisti.
Per un modello che costava, è utile ricordarlo, meno di 15 euro.
Per la Alpine che Spark ha riprodotto in un bel blu pastello (mentre le foto dell’epoca la ritraggono nel classico blu metallizzato) non c’è stato altrettanto clamore.
E io l’ho pagata, come tutti gli altri collezionisti, 70 euro.
"Mi piace""Mi piace"