Testo di Riccardo Fontana / foto di David Tarallo
Jean-Pierre Jabouille se n’è andato oggi, due febbraio 2023, all’età di 80 anni.
Ottimo pilota e buon tecnico, Jabouille ebbe una carriera lunghissima, e da buon francese dell’epoca d’oro corse un po’ con tutto, dalle Alpine A110 agli Sport Prototipi, dalle formule minori alla F.2 (con cui divenne campione europeo nel 1976) fino ad approdare alla F.1, prima con Tyrrell e poi con Renault, di cui visse da protagonista tutta la prima fase, dalla nascita del progetto alla consacrazione.
Fu l’uomo che corse al Cévennes 1969 con l’Alpine A220 accorciata, che fece il Tour de France con la Matra 650 e, soprattutto, che regalò al motore turbo la sua prima vittoria in Formula Uno a Digione nel 1979.
Fu davvero, quella di Digione, un’impresa epica, che ebbe come unica sfortuna quella di capitare nello stesso giorno del più spettacolare duello che mai si sia visto su un campo di gara, quello tra Gilles Villeneuve e René Arnoux.
Dopo un’altra vittoria (Austria 1980) e due gambe rotte (Canada, nello stesso anno), Jabouille abbandonò la Régie per approdare alla Ligier, dove lasciò praticamente subito il ruolo di pilota per ricoprire la carica di direttore sportivo.
Da lì entrò in orbita Peugeot Sport, e dopo un terzo posto da pilota a Le Mans nel 1993 con l’invincibile 905 mattatrice della sua era, fu il regista dell’ingresso del Leone nella “massima serie” dell’automobilismo (le virgolette sono dovute al fatto che, per me, la F.1 non è la massima serie dell’automobilismo, ma la vulgata popolare la considera tale, perciò mi adeguo).
Molte cose ho scritto, e molte altre avrei potuto scriverne, certo è che Jean-Pierre Jabouille fu una figura importantissima del Motorsport degli anni ruggenti, ed è stato, per moltissimo tempo, ingiustamente poco considerato.
Ora è nel Gotha degli Eroi, ma non sarà mai dimenticato.