Tokoloshe: catalogo (s)ragionato di una produzione insolita

Testo e foto di David Tarallo

parte 2/3

Nella prima parte di questa retrospettiva sulla produzione Tokoloshe (leggibile qui: https://pitlaneitalia.com/2023/02/18/tokoloshe-catalogo-sragionato-di-una-produzione-insolita/ ) abbiamo passato in rassegna i modelli fino al numero di catalogo TOK-10 e già, come era prevedibile, ci sono stati commenti che dimostrano come la maggior parte dei collezionisti faccia confusione fra una gamma e l’altra della produzione di Umberto Codolo, tanti sono stati i passaggi, le varianti e le serie speciali. In questi tre articoli ci occuperemo esclusivamente dei modelli presentati ufficialmente come Tokoloshe, quindi col numero di catalogo TOK e scatola Tokoloshe.

Siamo arrivati al 2002-2003 e altri produttori intuiscono un possibile sbocco in una produzione di speciali low cost. Per alcuni di loro è una scelta obbligati, altri ci provano per curiosità. Escono i Pinko (Gamma), che sono dei cloni più o meno dichiarati di vecchi kit ed escono gli RS-Models di Valerio Barnini, ben più originali, spesso del tutto inediti, come le Dallara Sport 1300 e 1600 o l’Abarth 1300 OTC Lufthansa. Negli anni successivi anche Denis Carrara, brillante allievo di Codolo e Barnini, avrebbe introdotto una gamma low cost, denominata Car-Pin. Ma torniamo al marchio Tokoloshe.

TOK-11 Ferrari 365 GT/BB Les Must de Cartier Le Mans 1977 #75: una scelta azzeccata per quello che è stato uno dei best seller della serie. La base era quella di AMR per un modello molto curato e ricco di dettagli. In casi come questo, un Tokoloshe non aveva nulla da invidiare a prodotti ben più costosi. Questo modello si è poi rivisto come Remember (kit o montato) e nella gamma MG Model. Questa è l’unica versione della 365 GT/BB competizione uscita anche come Tokoloshe. Codolo ha poi prodotto tutte le altre vetture (dalle prime del 1975 fino a quelle del 1978) col marchio Remember. Ricordiamo che Umberto realizzò, col nome Bil Tong, anche una bella serie di 365 GT/BB competizione in 1:24. Per chi non lo sapesse, si chiama Bil Tong un tipo di carne seccata tipica della cucina afrikaner, diffuso in Sudafrica ma anche in Namibia e Zimbabwe. Il marchio Bil Tong è servito intorno al 2016 anche per produrre modelli slot in 1:32 e statici 1:18. In entrambi i casi la 365 GT/BB competizione ha fatto parte dei soggetti riprodotti.

TOK-12 Ferrari 250 GTO 4115GT Avus 1963 #34 Cordes: La GTO telaio 4115GT venne acquistata nuova nel dicembre del 1962 dal tedesco Hermann Cordes, che disputò diverse gare in circuito e in salita nel 1963. Negli anni successivi la vettura restò in Germania, proprietà prima di Manfred Ramminger, poi di Werner Lindermann. La versione Tokoloshe fu scelta per la sua originalità: era particolarmente attraente per i colori della bandiera tedesca dipinti sul cofano posteriore. Da notare che per queste GTO, Codolo aveva fatto produrre una copertura dei fari stampata insieme alla cornice fotoincisa, “affogata” nell’acetato. L’elemento veniva così ritagliato, piegato e adattato alla carrozzeria, facendo risparmiare tempo e fatica. Questa tecnica è usata tuttora ed è disponibile anche l’accessorio Remember SP12, che comprende le calotte e le cornici per due coppie di fari.

TOK-13 Ferrari 250 GTO 4491GT 500km Spa 65 #33: Quarta GTO della serie Tokoloshe, la famosa 4491GT col tetto ribassato. Fu acquistata nel 1963 da David Piper, che nel 1964 ribassò il padiglione del tetto, ottenendo una silhouette inconfondibile. Nel 1965 la vettura passò a Peter Sutcliffe, conservando il padiglione ribassato ma ricevendo un “bernoccolo” sul tetto per permettere a Sutcliffe di restare seduto nell’abitacolo senza battere la testa contro il soffitto! Questa versione era stata riprodotta ad esempio da AMR ma era uscita come Remember col cofano apribile, ma nessuno si era accorto che i cerchi erano rossi. Il Tokoloshe uscì quindi con questo particolare che suscitò subito interesse. Il modello era verniciato in verde scuro “solido”: fu anni dopo che si scoprì che in realtà il colore era metallizzato. Quando il modello tornò nella gamma Remember gli fu data la corretta finitura.

TOK-14 Ferrari 365 GTB/4 Daytona NART Daytona 75 #0 Minter/Ballot-Léna/Gagliardi: Soggetto riprodotto negli anni ottanta dalla fiorentina Future Models (altro marchio che meriterebbe una retrospettiva storica), “la Daytona di Daytona” era un bel modello equilibrato e corretto. I numeri di gara, blu, sarebbero stati sostituiti molto tempo dopo da decals del giusto colore argento, com’è accaduto con i numeri 1 e 111 della 365 GT/BB di Daytona/Sebring 1975. Curiosità: nella prima foto della gallery qui sotto noterete come manchi il cavallino rampante dallo scudetto NART. In realtà non manca ma è celato sotto una tempera gialla, facilmente rimovibile con un cotton fioc imbevuto d’acqua. Si temevano possibili ripercussioni da parte di Ferrari e forse un po’ ingenuamente si ricorreva a questi stratagemmi, che in caso di problemi non sarebbero comunque serviti a molto.

TOK-15 Ferrari 512BB/B Ferrarelle Le Mans 1984 #27 Micangeli/Marazzi/Lacaud: per dieci anni fu l’ultima Ferrari ad aver preso parte alla 24 Ore di Le Mans, un triste primato di un periodo in cui a Maranello non vedevano che la Formula 1. Molto originale nella sua livrea con le bollicine Ferrarelle, la 512BB della Bellancauto era stata riprodotta da Meri Kits e da Provence Moulage, ma mai in versione montata. Il Tokoloshe colmava così un’importante lacuna, con finiture di ottimo livello e decals decisamente ben riuscite.

TOK-16 Ferrari 250 LM Prove Le Mans 1964 #19: Soggetto originale e molto apprezzato da ferraristi e appassionati di Le Mans, la 250 LM col padiglione profilato che partecipò ai test della 24 Ore prima di essere venduta a Jacques Swaters. I Tokoloshe venivano sempre commercializzati nelle confezioni Progetto K, solo che col tempo vennero utilizzate anche basette nere al posto delle grigie. Notare (foto sotto) come lo spazio in basso a sinistra, originariamente occupato dal logo Progetto K, fosse rimasto vuoto. Sulle basette grigie il logo Tokoloshe talora era presente, talora no. Questo modello riappare di tanto in tanto come Remember factory built, con ruote aggiornate W15. Disponibile anche in kit.

TOK-17 Porsche 908/4 Liqui Moly 1000km Nuerburgring 1980 #31 Stommelen/Barth: Non è bello autocitarsi ma l’idea per questo modello fu del sottoscritto. All’epoca (ma in parte anche oggi) la Porsche 908/3 o 908/4 che dir si voglia di Joest era un soggetto semidimenticato. Neanche Spark ha mai abbordato il soggetto, eppure di versioni da fare ce ne sarebbero. La 908/4 della Record era uno dei miti della mia infanzia, comprata da Rocchi nel 1981 e mai montata, passavo ore e ore ad ammirare quella resina fragile come il vetro immaginandomi il modello finito. Un pre-serie del Tokoloshe venne messo su eBay spuntando un prezzo di tutto rispetto. La produzione confermò che l’interesse c’era ma mai quanto una Ferrari di Le Mans. Il mercato – non da oggi – va così. In ogni caso la 908/4 Tokoloshe è poi uscita come Remember in varie altre versioni Liqui Moly e Ireland Eddie Jordan (1000km Nuerburgring e 6 Ore del Mugello 1981).

TOK-18 Fiat Abarth 1000SP Le Mans 1968 #51 Zanetti/Locatelli: La vettura dell’Ecurie Fiat Abarth France di Le Mans ’68 venne accolta con grande favore dai collezionisti. Ricordo che nell’estate del 2003 su eBay si vendevano come il pane. Le Abarth erano terreno di caccia del Barnini, che però non si era mai curato di andare a pescare versioni particolari come questa. A lui interessava più il tipo che la versione, e spesso questo costituiva un limite a livello commerciale. Del resto, negli anni di attività, al Barnini bastava far uscire un determinato modello anche in una versione generica o anonima, tanto non aveva praticamente concorrenza ed era sicuro di venderne un numero sufficiente per ammortizzare la spesa. Fatto sta che quest’Abarth 1000SP era rimasta inedita e un “buco” così importante nella storia di Le Mans era destinato a smuovere le acque. Il modello venne realizzato disponendo di una buona documentazione che mostrava come alcuni sticker fossero stati posati non perfettamente allineati sulle fiancate: Umberto copiò fedelmente le foto, salvo poi farsi criticare su Four Small Wheels da Brian Harvey, il quale annotò che alcune decals erano state posate storte! Ad un certo punto si valutò di realizzare altre versioni della vettura, come quella del Circuito Stradale Mugello, della Targa Florio o di Montlhéry, ma non se ne fece di niente.

TOK-19 Ferrari 250 LM Le Mans 1968 #21 Piper/Attwood: certe foto e certi testi sono destinati a restare scolpiti nella mente degli appassionati. Così scriveva Antoine Prunet nel suo libro sulle Ferrari Sport-Prototipo: “Nel corso della loro lunga carriere, varie 250 LM hanno spesso perduto la loro bella carrozzeria. […] La 250 LM di David Piper potrebbe essere un esempio di questa evoluzione… Se tuttavia il suo numero di telaio molto tardivo (08165) non ci ponesse un altro enigma”. Per citare la “signora mia” della Marchini in Black out: “che avrà voluto di’ “? La 250 LM “gonfiata” di Piper era stata riprodotta da Marcello Giorgetti, che aveva presentato il master in ottone alla mostra di Scarperia del settembre 1983. Il modello, in metallo bianco, era poi uscito nei mesi successivi ma senza certi dettagli che sarebbero emersi più avanti grazie alla sempre più ampia documentazione disponibile, come i cerchi alleggeriti, il numero di gara sulla portiera destra scontornato o le luci supplementari posteriori rosse. Sul Tokoloshe si utilizzarono i cerchi in metallo bianco tradizionali, i cui interni delle razze venivano dipinti in nero per simulare le aperture. Molto più recentemente, Remember ha prodotto dei cerchi specifici in resina (tipo W62) adattabili a questa 250 LM ma anche alla 917K di Piper, che aveva le stesse ruote. Della 08165 di Piper sono state riprodotte da Remember anche altre versioni meno conosciute, come quella della 6 Ore di Brands Hatch, pilotata da Rodriguez e Pierpoint.

TOK-20 Porsche 911 Carrera RS Buchet Le Mans 1975 #78 Wollek/Grandet: Il wolleccologo è come il targafloriologo. In molti casi ha il paraocchi. Passa il suo tempo a cianciare di stemmini microscopici spaccando il capello in quattro. Poi quando vedi i suoi modelli ti cascano le braccia perché tutto il resto fa schifo. Fatta questa doverosa parentesi, questa versione è bella e particolare. L’aveva fatta anche JPS ma in kit. Umberto la realizzò nel corso del 2003. All’inizio i modelli uscirono con le parti verdi metallizzate ma poi si capì che l’effetto era dovuto probabilmente alla sgranatura delle foto. Il verde chiaro era un verde normale, senza metallizzazione. Ricordo che ne portai un esemplare a Jean-Marc Teissèdre, che doveva pubblicare la notizia dell’uscita su AutoModélisme, alla 1000km di Spa nel settembre del 2003. Eravamo ancora nella vecchia sala stampa e pioveva a dirotto (strano). Prese il modello lo squadrò con la sua aria sorniona e disse: “bravo”. Molto belli i cerchi, torniti con parte interna fotoincisa. Della Carrera RS Gruppo 3 Remember ha realizzato anche la versione Lois, sempre della 24 Ore di Le Mans 1975. Nel 2020 Denis Carrara ha montato una serie speciale comprendente la Lois (ma non la Buchet) oltre a qualche altra versione mai riprodotta da Remember, con decals di Michel Elkoubi.

Con la Carrera di Le Mans non ci furono più novità per il marchio Tokoloshe. Molte delle referenze continuarono a essere prodotte ma la tendenza era quella di organizzare una produzione estesa e continua di GTO chiuse Remember (continuando di tanto in tanto a fare quelle con cofano apribile) e di riproporre modelli che erano ormai caduti nel dimenticatoio, fra cui le Ferrari 512BB-LM commercializzate negli anni novanta col marchio Tavarco. Tavarco, lo ricordiamo, era una crasi di Marco Tavanti, un giovane modellista che aveva lavorato da Umberto Codolo e che aveva firmato diversi master. Marco si occupava anche del montaggio dei modelli e a un certo punto venne affiancato da Denis Carrara. Purtroppo Tavanti, che era anche un abile perito elettromeccanico, fece scelte professionali diverse, abbandonando del tutto il modellismo.

Nella terza parte di questo speciale dedicato a Tokoloshe passeremo in rassegna i modelli della ripresa, dal TOK-21 al TOK-27.

Link alla terza parte: https://pitlaneitalia.com/2023/02/19/tokoloshe-catalogo-sragionato-di-una-produzione-insolita-3/

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