di David Tarallo / foto di David Tarallo e archivio pitlaneitalia.com
Per la Mille Miglia classica, il passaggio da Firenze e il tratto per Bologna attraverso il Passo della Futa è sempre stato uno dei momenti clou. La strada che a nord di Firenze conduce verso Bologna ha delle caratteristiche che possono farla assimilare al Circuito Stradale del Mugello o anche alla Targa Florio. Del resto, il percorso dal bivio di Novoli al castello di Cafaggiolo fino a Santa Lucia verso la Futa era comune – ma in senso inverso di marcia – allo Stradale del Mugello, il quale scendendo proseguiva poi verso Scarperia e il Passo del Giogo e riguadagnava la Futa dopo il giro da Firenzuola.
Quest’anno la Mille Miglia da Firenze neanche ci passerà. Da Roma arriverà a Siena e poi proseguirà per Pistoia e l’Abetone alla volta di Modena. Del resto, oggi, la Mille Miglia è un evento mediatico nel senso più largo del termine e anche gli itinerari cambiano anche notevolmente anno dopo anno, rispondendo a logiche che non hanno più nulla a che vedere con le esigenze tecniche di una manifestazione sportiva. E a pensarci bene, la Mille Miglia manifestazione sportiva non è. Non mi sorprenderei se un giorno neanche troppo lontano la Mille Miglia dovesse disputare un prologo a Dubai o a Doha, seguendo la moda dei giri ciclistici, dei trofei di calcio internazionali o dei saloni dell’auto.


Ma la suggestione dei passaggi per la Via Bolognese resta nei ricordi dei più anziani – ormai i bambini di allora – e nelle foto originali degli anni della Mille Miglia vera. Alla fine degli anni novanta acquisii diverse migliaia di immagini scattate in varie gare toscane dal fotografo Orlando Orlandini, fondatore insieme al suo collega Alfio Cecchi dell’agenzia fiorentina Italfotogieffe, che aveva sede e laboratorio in Via Pietrapiana, nel centro storico a Firenze. Con Orlandini ho condiviso anni indimenticabili lavorando per la rivista Toscana Qui, diretta da Giorgio Batini e edita da Bonechi. Abbiamo percorso palmo a palmo la regione, io a intervistare e lui a fotografare personaggi, fatti, manifestazioni, eventi e stranezze di varia umanità. Un periodo creativo e ricco di esperienze.


Orlandini, appassionato di calcio, era anche uno dei fotografi a seguito della Fiorentina: dai ritiri estivi e poi per tutto l’arco della stagione, copriva le partite della viola sia in casa sia in trasferta. L’archivio di Italfotogieffe era gigantesco e non si limitava certo al calcio: Orlandini e Cecchi avevano testimoniato decenni di vita cittadina e regionale, dal dopoguerra all’alluvione del ’66, per arrivare agli anni novanta-primi duemila, quando, soprattutto su pressione di Cecchi (Orlando avrebbe voluto continuare) l’agenzia chiuse e tutto il patrimonio di negativi e diapositive venne ceduto ad un’altra importante agenzia fiorentina.


Dicevo delle foto di automobilismo. Orlando non aveva coperto molti eventi: essenzialmente la Mille Miglia e il Mugello Stradale di fine anni sessanta, ma nel corso dei giorni di gara di scatti ne aveva infilati a centinaia, cosa non comune all’epoca neanche tra i fotografi professionisti. Con alcune delle foto ci feci articoli su Toscana Qui, AutoModélisme, Auto d’Epoca e sulla rivista inglese The Automobile, che riscossero notevole interesse. La maggior parte degli scatti è ancora inedita.


Nel 2010, facendo ordine tra alcune scansioni da stampa originale della Mille Miglia del 1953 (fanno tra poco settant’anni puliti), notai che Orlando e Cecchi, dopo il passaggio da Firenze, avevano immortalato le vetture proprio sulla Bolognese. Del resto era normale: dalla Fortezza da Basso, dove era situato il controllo orario dell’A.C. Firenze diretto dal dottor Amos Pampaloni, i concorrenti proseguivano verso nord dal Ponte Rosso, raggiungevano La Lastra e Trespiano, scendevano a Pian di San Bartolo e poi, costeggiando il parco mediceo di Villa Demidoff, transitavano per Pratolino, il borgo allineato sulla statale che superato il paese si tuffava a sinistra srotolandosi in una serie di curve in pendenza alquanto insidiose prima dell’abitato di Vaglia.
Mi è capitato spesso di andare a caccia, portandomi dietro vecchie immagini, dei luoghi in cui le foto erano state scattate quaranta, cinquant’anni prima o anche più indietro nel tempo. Anni fa, con un amico appassionato di storia dell’auto (ma anche di archeologia, soprattutto del territorio scandiccese) decidemmo di ripercorrere qualche chilometro dell’antica Mille Miglia.
Da Firenze al Passo della Futa non ci sono stati cambiamenti di rilievo, ad eccezione del tratto demolito a inizio anni novanta per far posto all’invaso del Bilancino, su cui ora passa il viadotto. Scattai in occasione di quella breve gita diverse foto, con l’intenzione di pubblicare un articolo comparativo sul mensile Paddock, ma poi la cosa passò rapidamente in cavalleria, ostacolata dall’irreversibile crisi d’idee e di gestione in cui versava la rivista. Scomparse poi a brevi intervalli di tempo le colonne fondanti della redazione – i fratelli Lucio e Beppe Canobbio e Bruno Brida – Paddock sopravvive oggi in forma di pdf gratuito online ma è ormai lo sbiadito fantasma di se stesso.
Ripropongo quindi su PLIT una parte di quelle rilevazioni, sperando che possano interessare gli appassionati. In ogni parte del mondo non sono in pochi quelli che si divertono a individuare non solo circuiti perduti (nel 2005, ad esempio, ho potuto documentare fotograficamente l’intero anello Sud del Nürburgring, che resta sconosciuto ai più) ma anche tracciati di cronoscalate o rally ormai sepolti sotto decenni di oblio.
foto in apertura: Mille Miglia 1953, la Nardi & Danese pilotata dal fiorentino Ilfo Minzoni, che abitava nella zona di Via dei Massoni, non lontano dal passaggio della corsa lungo la Bolognese. Nell’immagine, Minzoni (con a fianco Francesco Sarti, originario di San Piero a Sieve – il Mugello torna sempre!) percorre il tornante della Futa citato in questo articolo.