Modelli Auto: il resto mancia

La professione del giornalista è ricca di inghippi. Possiamo sembrare dei privilegiati e in parte lo siamo, ma restiamo spesso esposti a “incidenti” di ogni tipo, specie dal punto di vista finanziario.

Non è mio costume andare a piagnucolare su Internet a proposito di fatti privati e certamente non lo farò nel bazar dei social, ma stavolta ho deciso di raccontare la parte finale del mio rapporto con la nuova gestione di Modelli Auto.

Quando a inizio anni duemila collaboravo con un noto mensile italiano di auto storiche, il buon Antonello Degli Esposti mi diceva spesso: “sta’ attento con quelli, cerca di essere ‘scoperto’ massimo di un numero o due perché a un certo punto ti faranno fuori senza pagarti gli ultimi articoli”. Non mi fecero fuori perché me ne andai io, esasperato dai tempi sempre più lunghi dei pagamenti, e per fortuna riuscii a ottenere tutto il dovuto. Lasciare indietro chi non serve più tagliando sui costi è un malcostume diffusissimo dell’editoria nostrana.

Molti di voi sapranno che ho concluso il mio rapporto con Modelli Auto nello scorso autunno. Le ragioni sono tante e non sto qui a ripeterle. Al netto dei ritardi dei pagamenti dei mesi precedenti, nati da “incomprensioni” ovviamente sempre a vantaggio della casa editrice, sapevo che, lasciata la rivista, sarei finito – senza alcun potere contrattuale – “scoperto” di un numero. Un rischio calcolato, certo, né d’altronde le due parti erano vincolate da alcun accordo in questo senso. Io ero libero di andarmene quando più mi sarebbe piaciuto, loro erano liberi di interrompere la collaborazione senza alcun preavviso. Ma sempre – beninteso – rispettando le fatture in essere, cosa che non è stata fatta. Chi non lavora più con noi è ormai un peso morto e possiamo anche non pagarlo, tanto cosa ci può fare? Nulla, certo. Per quattrocento euro non farò nulla. Ma almeno avrò avuto la soddisfazione di segnalare un comportamento poco corretto (attualmente i termini sono scaduti da quasi un mese e mezzo), reso ancora più simpatico dal silenzio totale alle mie mail e ai miei messaggi WhatsApp. “Oh, cane, abbiamo deciso di non pagarti, facci pure causa” avrebbero potuto anche dirlo no? Non costa molto.

Probabilmente non sprecherò più il mio tempo a cercare di recuperare un credito su cui aveva già da subito dei riveriti dubbi. Ma visto che ho lavorato gratis, utilizzerò tutti gli articoli più interessanti scritti per la testata ripubblicandoli su PLIT, a beneficio di chi non si era sentito di acquistare Modelli Auto. Almeno non avrò lavorato per nulla. Auguro una buona continuazione agli altri collaboratori attaccati ancora alla rivista come patelle allo scoglio, chi per vanità, chi sperando ancora in qualche beneficio economico. Così quando chiuderà diranno pure che la colpa è vostra perché non siete stati all’altezza. Io almeno questa umiliazione me la sarò risparmiata.

Resta anche la soddisfazione di aver sempre consegnato gli articoli con perfetta puntualità ricevendo spesso in cambio strafalcioni e impaginazioni che avrebbero fatto arrossire un ragazzino delle medie. Del resto scrivere per una rivista che commette errori di ortografia nei titoli (vedere numero 150 pagina 7) è più controproducente che altro.

6 pensieri riguardo “Modelli Auto: il resto mancia

  1. Massima solidarietà! Io ho chiuso con quella rivista da molti anni non ritenendola assolutamente all’altezza dei lettori e dei collaboratori.

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    1. Molte e molte ce ne sarebbero da scrivere sugli italici editori, anche molto più “rinomati”, “storici” e “grandi” di quelli di MA, ma eviterò:
      in fin dei conti, chi non mi ha pagato dopo avermi mandato su e giù per l’Italia è fallito, io invece sono ancora qui a decidere se, con gli avanzi, comprarmi un Ténéré 600 dell’85 o una Giulietta TI da restaurare.
      E il futuro per PLIT, di cui mi pregio di far parte, è tutto da scrivere e da inventare.

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  2. Non tutte le mie esperienze lavorative sono finite bene.
    È quasi ovvio che, quando un’esperienza termina anzitempo, vuol dire che qualcosa non è andato per il verso giusto.
    Ed una sensazione amara rimane dentro.
    Quello di iniziare a non pagare (per costringerti alle dimissioni) è un trucco tanto vecchio quanto di infimo spessore morale.

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    1. Assolutamente d’accordo. Il problema, però, nel mio caso non è stato questo, quanto la mancanza di pagamenti una volta che me ne sono andato di mia spontanea volontà, non avendo più fiducia nei programmi della rivista. Il rischio di restare fuori di un numero era calcolato – e a quanto vedo, neanche calcolato troppo male. Normalmente non metto in piazza certi problemi ma stavolta ho reputato giusto segnalare questa – diciamo – “anomalia”. Spero davvero che agli altri collaboratori godano di maggior fortuna. Quanto alla mia rinuncia di continuare con Modelli Auto, ho espresso le ragioni sia su PLIT sia sulla rivista stessa, sul numero 150. Preferisco orientarmi su altri progetti, considerando il percorso con Modelli Auto ormai chiuso.

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